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Sviluppo digitale: la forza dell’Open Innovation e degli Innovation Champion

Come far decollare l’innovazione in azienda? I programmi di Open Innovation si consolidano nelle grandi aziende e raggiungono quasi la metà delle pmi. Nasce e si diffonde la figura dell’Innovation Champion. Investimenti ICT ancora a segno positivo nel 2024.

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Gaia Fiertler

Ormai l’86% delle grandi aziende ricorre a iniziative di Open Innovation, che possono coinvolgere centri di ricerca, università, startup e pmi innovative in progetti “win-win” di trasformazione digitale. Grazie alla flessibilità e agilità delle piccole realtà innovative, infatti, le grandi innovano più velocemente. Portano all’interno soluzioni digitali e una mentalità aperta che innesca la contaminazione culturale tra innovazione e organizzazione. A loro volta, startup e pmi innovative hanno più probabilità di successo grazie alle risorse e al mercato messi a disposizione dalle aziende capofila.

Nel 2023 si conferma il trend positivo di iniziative di Open Innovation, in costante aumento negli ultimi anni. Oltre la metà delle grandi imprese ha un budget dedicato. Di questo, il 32% è autonomo e specifico, mentre il 68% lo include in un budget più ampio dedicato all’innovazione.

Nelle pmi la diffusione di questi programmi è più lenta e contenuta e raggiunge quasi la metà delle aziende. Solo l’11% collabora già con startup, ma diventano il 40% con quelle che hanno intenzione di farlo.

La centralità delle startup nelle iniziative di open innovation

Oggi il 58% di queste aziende collabora con startup: nel 2018 era il 33%). La percentuale sale all’80% con quelle che hanno in programma di farlo. Negli ultimi tre anni il 60% delle startup ha attivato collaborazioni significative con Università e centri di ricerca e il 54% con altre startup. Tuttavia, nei prossimi tre anni saranno le grandi aziende il fulcro principale delle loro collaborazioni, secondo i dati degli Osservatori Startup Thinking e Digital Transformation Academy della School of Management del Politecnico di Milano.

I principali benefici indicati dalle startup sono la creazione di nuovi canali commerciali e strategie condivise, l’acquisizione di visibilità e posizionamento e la possibilità di testare prodotti e servizi sul mercato.

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Stefano Mainetti

Non mancano però le criticità. Il 40% sottolinea problemi di comunicazione e comprensione reciproca, soprattutto sul fronte dei termini di pagamento. Anche le aziende evidenziano alcune sfide/difficoltà nel gestire queste collaborazioni: rischio di impiegare tempi di sviluppo e implementazione superiori alle aspettative (44% delle imprese), mancanza di coinvolgimento da parte delle funzioni aziendali responsabili dell'implementazione della soluzione (43%) e complessità nell’allineare i reciproci obiettivi (39%).

«In un mondo in costante cambiamento, l’Open Innovation è oggi un importante catalizzatore di trasformazione. Questo approccio ha dimostrato nei fatti di essere un prezioso alleato in tempi di incertezza, a partire dall’esperienza maturata durante la pandemia da Covid19. Le aziende hanno percepito l’urgenza di adottare un nuovo modo di fare innovazione, per essere più reattive e rapide nel rispondere alle nuove esigenze emerse dal contesto. E, nello stesso tempo, per ottenere migliori risultati a parità di investimento. Questa urgenza si è poi trasformata in una pratica comune, adottata ormai dalla maggior parte delle grandi aziende italiane», racconta Stefano Mainetti, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Startup Thinking.

Quanto si è investito nel 2023

Nel 2023 gli investimenti totali in Equity di startup hi-tech in Italia si attestano oltre la soglia rappresentativa del miliardo di euro (1,13 miliardi di euro). Soglia superata per la prima volta nel 2021. Ma c’è una significativa contrazione (-39%) rispetto al valore del 2022 (1,86 miliardi di euro).

Sono leggermente inferiori al consuntivo del 2021 (1,39 miliardi di euro), in linea con l’andamento internazionale (Osservatorio Startup Hi-tech promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano, in collaborazione con InnovUp - Italian Innovation & Startup Ecosystem). 

Gli investimenti per il 2024

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Alessandra Luksch

In generale, per il 2024 si prevede un aumento dell’1,9% dei budget in ICT delle aziende. Una conferma del trend degli ultimi 8 anni. Il dato è superiore alle previsioni di crescita del PIL nazionale, ma c’è tuttavia un rallentamento. In particolare, le medie aumentano gli investimenti del 4,1%, le piccole del 3,5% e le grandi del 2,8%. Inoltre, le aziende non sembrano ancora percepire il PNRR come un vantaggio economico.

«In un contesto di forte incertezza, gli investimenti in digitale oggi sono percepiti dalle aziende come un asset strategico per competere sul mercato. La crescita degli investimenti è un dato positivo. Seppure con un approccio più attendista e in osservazione delle evoluzioni del contesto macroeconomico. Si evidenzia il contributo delle aziende di tutte le dimensioni, in particolare delle pmi che devono recuperare il gap accumulato negli ultimi anni. In un mondo in costante cambiamento, l’Open Innovation continua a dimostrare di essere un prezioso alleato. Le aziende hanno percepito l’urgenza di adottare nuovi modi di fare innovazione per essere reattive e rapide nel rispondere alle nuove esigenze», commenta Alessandra Luksch, Direttore degli Osservatori Digital Transformation Academy e Startup Thinking del Politecnico di Milano.

Open Innovation: su cosa si investe di più

Sistemi di Information Security (57%), soluzioni di Business Intelligence e Data Visualization (45%), Big Data Management e architettura dati (37%) sono le principali voci di spesa ICT nelle imprese. Ma spiccano in forte crescita, al quarto posto (31%), anche gli investimenti in Artificial Intelligence, Cognitive Computing e Machine Learning. Aumentano anche gli investimenti in Industria 4.0 (25%) e Generative AI (23%).

Da un punto di vista organizzativo, nei prossimi tre anni si punterà soprattutto sul coinvolgimento della popolazione aziendale (41%), sul coordinamento con il business (41%) e sulla misurazione delle performance (40%), per mettere a terra questi progetti di trasformazione digitale.

«L’innovazione digitale comporta sfide organizzative fondamentali. Oltre a investire in tecnologia, le organizzazioni devono migliorare la capacità di ingaggiare in profondità le loro persone e di integrare l’innovazione nel business. Di quest'ultima devono rendere visibile e misurabile l’impatto sulle performance. Per avere successo, inoltre, le organizzazioni devono sforzarsi di prevedere e guidare l’impatto dell’innovazione su competenze e professionalità. La trasformazione digitale, se gestita adeguatamente, può rappresentare non solo un’opportunità di innovazione di business. Ma è anche un’occasione storica per favorire l’evoluzione delle mansioni e contribuire a creare un lavoro più attrattivo e sostenibile», spiega Mariano Corso, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Digital Transformation Academy.

Le sfide segnalate dalle imprese

Le principali sfide segnalate dalle imprese sono infatti la mancanza di competenze digitali adeguate in azienda (47%), la reticenza dei collaboratori ad adottare strumenti e soluzioni digitali per supportare l’attività lavorativa o favorire lo sviluppo di innovazione (44%) e la difficoltà a essere attrattivi verso esperti digitali (34%).

Tuttavia, per il 24% delle imprese l’innovazione digitale ha portato a un aumento di organico grazie proprio a una maggiore attrattività e crescita, piuttosto che una diminuzione di personale per efficienza dei processi e utilizzo di automazione (14%). Il principale impatto si è avuto sulla riqualificazione professionale. Su questo ha agito una su due. Entro il 2025, infatti, un dipendente su due dovrà affrontare il reskilling delle proprie competenze (World Economic Forum).

Nuove forme di Open Innovation verso l’esterno

Benché prevalgano azioni di Open Innovation “inbound”, per portare innovazione all’interno con queste collaborazioni, ci sono anche iniziative emergenti di “outbound”, ossia portare all’esterno spunti di innovazione nati in azienda.

In particolare, negli ultimi anni sono cresciute le piattaforme per creare rete con startup e altre imprese per il lancio di progetti specifici, dove mettere a fattore comune best practice reciproche (dal 9% del 2018 al 30% nel 2023).

Inoltre, è proprio degli ultimi tempi il fenomeno del Corporate Venturing Building (24%): startup o spin-off creati dall’azienda per valorizzare know-how interno in nuove esperienze imprenditoriali da portare sul mercato per sfruttare nuove opportunità.

La nuova figura dell’Innovation Champion

Nelle medie e grandi aziende si sta sperimentando l’efficacia di figure interne definite “Innovation Champion”. Sono figure che, oltre al loro ruolo, fanno da interfaccia tra l’Innovation manager (una su due ha oggi una Direzione Innovazione) e le linee di business. È un fenomeno recente, che funziona.

Una grande azienda su due sta puntando su questa figura, inserita soprattutto negli ultimi due anni. Ha una funzione formalizzata nel 43% dei casi, con ore definite da dedicare nel 78% dei casi. L’obiettivo è quello di facilitare il coordinamento dei progetti di innovazione tra la Direzione e la propria funzione/linea di business.

Dai Champion ci si aspetta che raccolgano le esigenze/bisogni del business (60%), che partecipino ai progetti innovativi (54%), che diffondano anche informalmente una cultura dell’innovazione (52%) e che coordinino i progetti (40%). Una conferma dell’efficacia di questi facilitatori interni, in una logica diffusa tra pari, viene anche dall’Osservatorio Assochange, in collaborazione con l’Osservatorio HR Innovation Practice del Politecnico di Milano.

Le aziende Top Performer, cioè in grado di realizzare oltre l’80% dei propri obiettivi di Change Management su digitalizzazione, innovazione e sostenibilità, sono quelle che hanno la maggiore diffusione di queste figure nelle diverse funzioni aziendali. Sono il 48% dei casi contro il 23% della media e il 13% delle Low Performer.

Sviluppo digitale: la forza dell’Open Innovation e degli Innovation Champion - Ultima modifica: 2023-12-19T17:06:28+01:00 da Gaia Fiertler