Il 9 novembre 2023, all’interno di Borgo San Gregorio – suggestivo scenario avellinese incastonato tra botti profumate e vitigni autoctoni della tradizione campana – si è svolta la sesta tappa del Green & Digital Roadshow di Schneider Electric. Grazie al costante confronto costruttivo e riflessivo tra i presenti, l’evento (l’ultimo per questo 2023) ha rappresentato l’ennesima occasione per fare il punto sullo stato dei fatti, partendo dall’analisi dei risultati raggiunti per arrivare a quelli anelati.
Dal 30 novembre 2022, l’itinerante Roadshow ha collezionato non solo sei città, ma 200 imprese, oltre 500 presenze in dimore di prestigio, e quasi 5.800 km (tra andata e ritorno). E, a consuntivo di questa importante esperienza per tutte le Parti, ci si saluta con una serie di punti fermi, ma anche con qualche domanda a cui solo il tempo potrà dare una risposta.
Da tempo le aziende hanno capito quanto sia vitale allinearsi agli obiettivi di sostenibilità, nel percorso verso la piena e totale transizione digitale; hanno messo in conto di doversi adeguare alle richieste, anche in tema di servitizzazione, in un mercato pretenzioso che va veloce e non vuole, o non può, rallentare. Le sei vivaci platee, indipendentemente da location e latitudine, hanno ben chiaro quanto sia importante innovare, realizzando un upgrade della propria attività manufacturing. Ma, purtroppo, non è sempre così facile procedere in tal senso.
La triade vincente: digitalizzazione, sostenibilità e servitizzazione
La transizione digitale e quella ambientale potrebbero apparire come due rette parallele che corrono, assieme, verso l’infinito, per incontrarsi nel “punto improprio”, rappresentato dall’innovazione. Questa metafora matematica, in realtà, non è totalmente corretta, perché le gemelle, invece, si intersecano già nella vita di tutti i giorni, costantemente connesse tra loro: la sostenibilità trova nella digitalizzazione la sua miglior alleata, e viceversa.
Con l’automazione avanzata, poi, il quadro si arricchisce. Grazie alla raccolta, all’analisi e al tracciamento dei dati fondamentali provenienti dal campo, le aziende sono pronte per costruire progetti orientati verso nuovi obiettivi, impreziosendo il loro operato attraverso la servitizzazione. Questa, assieme a digitalizzazione e sostenibilità, compone quindi la triade fondamentale per sopravvivere al mercato, nazionale e non solo. Ma, in Italia, a che punto siamo?
Digitalizzazione e sostenibilità non appaiono come una semplice rivoluzione, in azienda, ma incarnano la vera evoluzione. Se la prima è quasi automatica – sebbene non sempre scontata – la seconda sta assumendo i connotati di un obbligo, non solo morale ma (a breve) anche normativo, secondo il diktat di Bruxelles. Diverso è invece il discorso per la servitizzazione. Durante le sei diverse tappe, attraverso il confronto, le differenti platee imprenditoriali hanno contribuito ad una narrazione molto uniforme, in tal senso.
Sono emersi elementi di omogeneità nei diversi livelli del business model, con riferimento proprio alla fornitura di servizi al cliente (per gli OEM) e all’utilizzo degli end-user. E, rispetto al passato recente, è oggettivamente cambiata l’offerta: gli OEM non si fermano più semplicemente al livello base – che potrebbe essere una prestazione di garanzia o un intervento su un problema – ma si collocano un gradino più su, verso una manutenzione preventiva. Ma basta?
Lo scenario attuale, e quello futuro
No, non è ancora sufficiente: nel medio periodo il mercato chiederà altro, ed è quindi necessario un upgrade del business model. I fornitori sembrano essere ancora lontani dal raggiungere il gradino più elevato della scala (manutenzione predittiva e modalità pay-per-use), che indubbiamente sarebbe accolto con grande consenso dagli end user. Nel mezzo, le testimonianze dei system integrator che – in tutta onestà – spesso si trovano ad affrontare una serie di difficoltà per adeguarsi ai nuovi modelli operativi.
Cosa, quindi, impedisce questa fase di avanzamento? E come si può agire per creare una condizione migliore, per tutti? Certamente l’impasse non è attribuibile all’assenza di expertise – come confermano i numeri e la qualità dei partecipanti alle sei tappe del Roadshow – bensì ad una legislazione talvolta confusa, nel raccordo tra normativa nazionale ed europea, e ovviamente alla scarsità di risorse economiche.
Innovare ha infatti un costo, così come l’essere sostenibili. Su questo le platee sono sempre state concordi, sottolineandolo con cadenza puntuale, durante tutti i sei incontri imprenditoriali. Appare quindi necessario un intervento governativo che incrementi il numero di misure a sostegno degli investimenti, soprattutto a consuntivo di un anno faticoso, quale è stato il 2023, dove ha pesato la riduzione degli incentivi previsti dal Piano Transizione 4.0.
Allo stesso tempo è emerso anche un altro aspetto, che esula dall’indubbia importanza degli incentivi finanziari. Diversi esponenti della comunità imprenditoriale, durante il Roadshow, hanno infatti evidenziato che, al netto del fattore economico, per la propria esperienza è risultato vitale potersi affidare a professionisti, ovvero ad esperti capaci di traghettare l’impresa verso un approdo sicuro, nel mondo dell’innovazione.
Molti sono infatti stati gli attestati di riconoscenza nei confronti di Schneider Electric, prezioso partner dell’innovazione, sempre presente al fianco delle imprese, così come in questo ultimo anno, durante gli appuntamenti lungo la Penisola. Quello del 9 novembre è stato, quindi, solo un arrivederci al prossimo 2024!