A Mecspe i Competence Center fanno il punto sulle attività svolte nei primi tre anni e presentano la strategia di sviluppo per il nuovo triennio. Il sistema viene rifinanziato dall’attuale Mimit con fondi del PNRR: dei 350 milioni stanziati per le attività di trasferimento tecnologico, 113, 5 milioni di euro vanno ai Competence Center.
In attesa del decreto attuativo, è in corso un tavolo di lavoro presso il Ministero per definire i criteri da attribuire alla cosiddetta “intensità di aiuto” per una nuova linea di finanziamenti. La linea B2 riguarda servizi che vanno dall’assessment della maturità tecnologica delle imprese ai progetti di “test before invest” sulle linee pilota o dei partner. Si tratta di finanziamenti fino a 100mila euro in percentuali diverse a seconda del servizio, oggetto della discussione in corso, che verranno concessi secondo procedure più snelle rispetto ai bandi per la ricerca e l’innovazione. Resta ferma la maggiore premialità se le aziende coinvolte saranno micro e piccole, rispetto a quelle medie e, ancor di più, rispetto a quelle grandi.
L’obiettivo dei centri di competenza, concepiti nel 2016 dall’allora Ministro Calenda nel Piano Industria 4.0, è infatti quello di accelerare l’innovazione tecnologica del Paese. Come? Coinvolgendo il maggior numero possibile di pmi, che costituiscono l’ossatura del tessuto economico, con attività di orientamento, formazione, progetti di ricerca e innovazione e servizi. In particolare, i progetti di innovazione sono frutto di collaborazioni tra imprese, che sviluppano progetti da un livello di prontezza tecnologica in genere pre-prototipale per arrivare a un livello TRL a un passo dal mercato, a cui manchi solo l’industrializzazione finale.
La strategia di Artes 4.0 per raggiungere sempre più pmi
«Siamo un ponte tra ricerca e impresa, un marketplace dove le Pmi possono essere sia destinatarie sia fornitrici di tecnologia. C’è una reciprocità», spiega Darya Majidi, vicepresidente di Artes 4.0 e presidente di Donne 4.0. L’obiettivo è quello di accompagnarle nell’evoluzione della loro prontezza tecnologica con lo sviluppo di soluzioni che poi siano scalabili e replicabili su larga scala. Il Competence center con sede a Pisa è diffuso in sette Regioni, con 13 macro-nodi e 112 partner. Tra questi aziende, centri di ricerca e università, come la Scuola superiore Sant’Anna e la Normale di Pisa, che si distinguono per gli studi su intelligenza artificiale, robotica e Life Science. Ha erogato 4 milioni di euro alle imprese per progetti di ricerca e innovazione.
Di recente Artes è stato approvato come EDIH (European Digital Innovation Hub), con “Artes 5.0. Restart Italy”. Fa anche parte dell’EDIH Tuscany X.0, altro polo di trasferimento tecnologico per la manifattura avanzata e del Seel of Excellence (non finanziato dall’Europa, ma dal PNRR) SharD-Hub in Sardegna.
«Il periodo è molto florido, come Artes 5.0 il nostro focus è su sostenibilità, visione “human centric” e inclusione. In ambito tech solo il 20% è donna e solo il 5% Ceo. Raggiungeremo ancora di più il mercato delle Pmi con audit tecnici, assessment, consulenza per l’accesso al credito, progetti di “test before invest”. Nel nostro Atelier della robotica (in costruzione, nuova sede dell'Hub) sarà possibile provare le tecnologie e faremo leva sulla nostra rete capillare di alta specializzazione in sette regioni per raggiungere il Sud, su cui punta il rifinanziamento del Mimit. La nostra formazione non fa concorrenza alle università, perché sono interventi di affiancamento a chi prova e testa le nuove tecnologie e per le startup», precisa Majidi.
Fanno parte della strategia Artes azioni “pull” come webinar e orientamento per farsi conoscere e azioni “push”, come il recente bando da 2 milioni di euro lanciato con Inail. La call riguarda progetti tecnologici per migliorare la sicurezza sul lavoro ed è in corso la valutazione delle 44 candidature ricevute.
Bi-Rex potenzia linea pilota e servizi per raggiungere il target
Bi-Rex farà leva sui risultati consolidati nel triennio per potenziare la crescita dei servizi rivolti alle pmi. Le tecnologie distintive del Competence Center con sede a Bologna sono HPC (High Performance Computing), Big Data and Cloud Computing. Svilupperà anche l’European Digital Innovation Hub “Bi-Rex ++”, Seal of Excellence che sarà finanziato dal PNRR. Bi-Rex che ha 60 soci, tra cui 12 Università e centri di ricerca ed è a guida industriale. Sfrutterà anche la leva del Cineca, che a Bologna ha appena installato Leonardo, il secondo computer più veloce in Europa, quarto al mondo.
«Ci siamo conquistati la fiducia delle aziende in questi primi tre anni di attività da startup. Ora sarà sfidante essere soggetti attuatori in surroga del Ministero per i fondi del PNRR, ma è un segno di fiducia per la rete dei Competence Center. Come Bi-Rex espanderemo i nostri servizi (linea B2) e ci ingrandiremo come struttura (linea A). Acquisteremo altre macchine per la nostra linea pilota e arriveremo a una trentina di collaboratori entro la fine dell’anno. Siamo partiti da una dozzina e ora siamo 20. Proseguiremo con i progetti pilota per le aziende, perché provino le tecnologie sulla nostra linea dimostrativa prima di investire sulle nuove soluzioni. Continueremo a fare progettazione dell’innovazione, consulenza per il reperimento di fondi, orientamento e formazione. Per tutti questi servizi sarà senz’altro utile la nuova linea di finanziamento B2 più snella e agile rispetto ai bandi (B1), che comunque co-finanzieranno i progetti di ricerca e sviluppo», racconta Massimo Pulvirenti, responsabile Consulenza e Formazione di Bi-Rex.
Il Centro ha erogato 5,4 milioni di euro di finanziamenti per 35 progetti di innovazione, che hanno coinvolto 88 aziende. La logica è stata quella dell’Open Innovation, per poi condividere i risultati della ricerca con azioni di networking e disseminazione. Nell’ultimo sondaggio dell’Osservatorio Bi-Rex con Intesa Sanpaolo, è emerso che le aziende italiane vedono ancora come lontane, costose e difficilmente implementabili le nuove tecnologie.
«Il nostro obiettivo è proprio quello di far cambiare questa percezione alle imprese e farle avvicinare gradualmente ai concetti di Industria 4.0, anche con la leva del finanziamento», commenta Pulvilenti.
Made e la strategia per l’effetto moltiplicatore
Per la nuova tornata di finanziamenti il Mimit chiede di attuarne un effetto moltiplicatore, per un valore complessivo di 600 milioni di euro entro il 2025. L’obiettivo è infatti quello di raggiungere 4.500 pmi con progetti e servizi di innovazione industriale, che accelerino l’adozione del paradigma Industria 4.0.
«La nostra interpretazione di competence center è stata quella di riunire in un consorzio tutta l’offerta tecnologica del 4.0 manifatturiero. Fornitori hardware, software e system integrator che, con tre università e Inail, collaborano nella nostra fabbrica digitale con demo, test e progetti di trasferimento tecnologico. L’obiettivo è quello di rispondere ai bisogni di innovazione digitale delle imprese, affiancati dal mondo universitario e industriale», spiega Filippo Boschi, responsabile progetti di innovazione, ricerca industriale e sviluppo sperimentale Made Competence center i4.0.
La sede di Made si sviluppa su 2.500 mq presso il Campus Bovisa del Politecnico di Milano, con oltre cento dimostratori in sei aree che vanno dalla progettazione al controllo qualità. Sono stati realizzati oltre 140 progetti di innovazione, di cui 60 co-finanziati (oltre 3 milioni di euro per un valore doppio). Inoltre, in una logica di “Teaching Factory” sono stati erogati 260 corsi di formazione per 13mila aziende. Made fa parte del nodo italiano, guidato dal Centro di ricerca Bruno Kessler, di un progetto europeo per testare l’Intelligenza artificiale (Test and Experiential Facility). Inoltre è capofila, insieme all’EDIH Lombardia, dell’EDIH Manufacturing Network - EDIH4MANU, che riunisce i 25 European Digital Innovation Hub delle regioni manifatturiere più competitive d’Europa, per creare sinergie e condividere best practice.
Per vincere la sfida del nuovo triennio, Made si concentra sulle linee B1 e B2. Sta mettendo a punto un catalogo di servizi integrati ed erogherà un solo bando per progetti di ricerca e innovazione, anziché tre come in precedenza. «Daremo un arco di tempo di un anno per presentare le candidature, in modo da essere sicuri di allocare tutte le risorse entro il 2025, che chiude il triennio. I progetti verranno valutati man mano che vengono presentati e potranno partire una volta ammessi. Al tempo stesso, lasciamo più tempo alla progettazione delle proposte. Garantiremo l’effetto moltiplicatore con l’accesso alle competenze e agli asset, di cui ci siamo dotati e per cui siamo nati. Non siamo infatti solo enti attuatori, ma offriamo servizi a valore aggiunto», conclude Boschi.