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PNRR: revisioni, ritardi e nuovi scenari, a un anno dalla fine

Mentre la Commissione suggerisce possibili alternative per l’utilizzo dei fondi non impiegati, l’Italia formalizza la quinta revisione del PNRR e lavora sulla sesta, con possibili novità per il Piano Transizione 5.0.

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Marianna Capasso

Manca poco all’inizio del count down: il PNRR italiano è in dirittura d’arrivo. Dalla prima rata erogata all’Italia, nell’estate del 2021, sono passati quattro anni. E il Piano di Ripresa e Resilienza Nazionale si avvia verso la sua fase finale, con solo due semestri (e due mesi) restanti, per il completamento degli obiettivi. Quali sono le somme, parziali, che possiamo tirare? Il PNRR è stato davvero uno strumento utile per il Paese?

Le risposte non sono univoche, così come non lo è stato il disegno iniziale. In questi anni, infatti, il Piano ha subìto diverse modifiche, con una serie di revisioni funzionali alla migliore operatività.

L’ultima, la cui richiesta risale al mese di marzo 2025, ha cambiato ben 67 punti, senza stravolgimenti sostanziali ma favorendo la velocizzazione degli obiettivi. Con procedure più semplici e meno burocrazia. Ma cosa dobbiamo ancora aspettarci?

Target, milestone e rate: le scadenze del PNRR

A che punto siamo con target e milestone del PNRR? Lo strumento ufficiale per avere delle risposte è la “Relazione sullo stato di attuazione”, che offre uno spaccato sullo stato di avanzamento del Piano. Redatto dal Ministero competente (per gli Affari Europei, il PNRR e le politiche di coesione), il documento fotografa lo scenario attuativo. L’ultima relazione disponibile è di marzo del 2025, e riprende i passaggi del II semestre 2024. Sono illustrate le attività e i risultati conseguiti.

Dopo l’estate 2025, invece, dovrebbe essere resa disponibile la settima relazione, a consuntivo del I semestre dell’anno in corso. Intanto, il quadro che è rappresentato oggi appare positivo.

L’Italia dovrebbe essere il primo Paese in Europa per l’attuazione del Piano, in termini di target raggiunti, di risorse complessivamente ricevute e di richieste di pagamento formalizzate. E il Paese si confermerebbe lo Stato UE che ha ricevuto più finanziamenti: 122 miliardi di euro, pari al 63% della dotazione complessiva del Piano.

Intanto, si attende il pagamento della settima rata, che dovrebbe avvenire entro l’estate del 2025, di seguito alla richiesta presentata il 30 dicembre 2024. L’importo ammonta a 18,3 miliardi di euro, qualora risultino correttamente conseguiti i 67 obiettivi (35 milestone e 32 target) realizzati da luglio a dicembre 2024. A fine giugno 2025, poi, il Governo formalizzerà la richiesta di pagamento dell’ottava rata, per i progetti del I semestre 2025. Ovvero 40 misure (13 milestone e 27 target, sotto forma di riforme e investimenti), per l’ottava rata da 12,8 mld.

La revisione (necessaria) del PNRR: siamo arrivati alla quinta

In questi anni sono emerse diverse difficoltà attuative, ed è stato necessario rivedere più volta il Piano, con il placet della Commissione europea. Al momento siamo arrivati alla quinta revisione: l’Italia risulta il Paese più attivo, a tal riguardo. D’altra parte, ci sono fattori esterni (ma anche interni) che rendono impossibile la realizzazione di alcuni obiettivi.

Considerando che le scadenze sono inderogabili, e la deadline resta fissa, bisogna agire sul resto. Evitando così che i ritardi inficino il buon esito. Dunque? Rivedere il Piano e modificarlo ad hoc. L’ultima revisione ha riguardato 67 misure. Lo aveva chiesto l’Italia, il 21 marzo 2025. E il 5 giugno 2025 la Commissione ha dato il via libera. Si prova, così, ad evitare lo spreco (l’inutilizzo, rectius) di risorse, di seguito alla non realizzazione dei progetti.

Prezzi, burocrazia e semplificazione: come cambia il PNRR?

Le 67 modifiche non sono particolarmente incisive, ma essenziali. In particolare, l’assenza di domanda ha portato alla modifica di due misure, mentre altre sei sono state adattate allo scenario – in considerazione degli eventi esogeni. L’indisponibilità di materiali e componenti necessari rende infatti impossibile la realizzazione dei target.

Inoltre, le interruzioni della global chain o i rincari economici energetici (e non solo) influiscono sui progetti. Allo stesso modo, il forte aumento dei prezzi per la realizzazione degli investimenti ha comportato una modifica, mentre un altro cambiamento è stato funzionale all’iter burocratico, che risultava troppo lungo.

È infatti questo uno dei problemi maggiori: la lungaggine procedurale. Un pericoloso nemico che può provocare “l’abbandono” del progetto, in corso d’opera. A tal proposito, per scongiurare questo rischio, sono state riviste 37 misure, favorendo un approccio più semplice e smart. Così come, per altre 20 misure, si è optato per una semplificazione dei procedimenti amministrativi, anche da un punto di vista economico (per gli oneri di realizzazione).

La strada verso il 2026 della Commissione UE e i dubbi sul PNRR

Il 5 giugno 2025 la Commissione ha dato l’ok all’Italia, per la revisione dei 67 punti. Ma il giorno precedente (il 4 giugno 2025) aveva pubblicato un documento destinato a tutti gli Stati Membri, sempre sul medesimo tema. Attraverso una “Communication”, cofirmata dal Consiglio, Bruxelles delineava la strada per arrivare al 2026, nel migliore dei modi. Come suggerisce il titolo: NextGenerationEU - The road to 2026.

Sappiamo che per il 31 agosto 2026 è fissata la deadline per la realizzazione di target e milestone. E per il 30 settembre 2026 deve essere inviata l’ultima richiesta di pagamento. Che verrà formalizzato per il 31 dicembre successivo. Di fatto, sono appena 14 mesi quelli che restano. Ma, a fine maggio 2025, le risorse offerte ai 27 Stati Membri ammontavano a 315 miliardi di euro (49% del totale), con il raggiungimento di 2.218 tappe e obiettivi, relativi a 1.145 riforme e 1.073 investimenti.

Dovranno essere erogati, ancora, 335 miliardi di euro (circa 154 miliardi in sovvenzioni e 180 miliardi in prestiti). E, alla valutazione, mancano più di 4.300 milestone e target, sui totali 7.105. Basteranno i restanti mesi per completare tutto? E, soprattutto, saranno utilizzati tutti i fondi? La Commissione inizia ad avere qualche dubbio. Ed è per questo che ha messo in guardia i Paesi UE.

Il futuro del PNRR in otto punti

Bruxelles ha chiesto, agli Stati Membri, di tener conto di diverse variabili, nella modifica dei propri PNRR. Dovranno, in particolare, prendere in considerazione tutte le opzioni disponibili. Salvaguardando, così, il programma, soprattutto per la componente di sostegno non rimborsabile. Dovranno altresì garantire che le riforme e gli investimenti sostenuti continuino a funzionare, in linea con le priorità dell’UE.

Per ottimizzare l’uso dei fondi PNRR, la Commissione ha suggerito più azioni, che possono riassumersi in otto punti

1. Aumentare le risorse per gli interventi già avviati, che mostrano una interessante domanda di mercato.

2. Fare a meno dei progetti costosi o poco efficaci, destinando le risorse a sovvenzioni a fondo perduto.

3. Suddividere i progetti con scadenze impegnative, isolando la parte realizzabile entro agosto 2026 – e finanziando il completamento con risorse nazionali o programmi europei di coesione.

4. Sviluppare strumenti finanziari e programmi di finanziamento, delegando la gestione dei fondi a un organismo autonomo.

5. Destinare le risorse del PNRR a InvestEU.

6. Veicolare i capitali verso banche e istituti di promozione, in modo da poter offrire alle imprese, indirettamente, le stesse risorse (CDP, ad esempio, potrebbe essere un perfetto trait d’union).

7. Spostare una parte dei fondi, attraverso contributi nazionali volontari, al futuro programma industriale europeo per la difesa (EDIP).

8. Indirizzare i contributi degli Stati membri verso lo sviluppo di componenti del programma spaziale dell’Unione o del programma dell’Unione per la connettività sicura.

Transizione 5.0 nello scenario di rimpasto? Forse

Serviranno i suggerimenti della Commissione? Ci saranno ulteriori revisioni? Al momento siamo fermi alla quinta, ma già si parla di una sesta, attesa per l’autunno. In realtà si lavora già da qualche mese per l’obiettivo, con una vivace negoziazione in corso tra Roma e Bruxelles. Nel mese di luglio potrebbero esserci novità, alcune delle quali anche su Transizione 5.0, come anticipato, qualche settimana fa, dalla Premier Meloni.

La scadenza degli investimenti per il Piano Transizione 5.0 è fissata al 31 dicembre 2025, e ci sono sempre meno speranze che la misura possa decollare nell’ultimo semestre di operatività. Si rischia di perdere buona parte dei 6,3 miliardi di euro. E sarebbe un peccato. Probabilmente questo non accadrà: ci saranno rimpasti e modifiche, come suggerisce la stessa Commissione nella sua Communication. 

D’altra parte, il Piano Transizione 5.0 è una costola del PNRR, nata dalla Missione 7, RePowerEu. Dunque, più che plausibile che i fondi siano destinati ad altro. Si potrebbe pensare a un coinvolgimento di CDP o del GSE. Lo suggerisce il punto 6 (di cui sopra). Ma, nonostante le buone e possibili prospettive, la tensione è tangibile, per le imprese e per i decisori politici. Ci attende una nuova estate di fuoco, come quella del 2024?

PNRR: revisioni, ritardi e nuovi scenari, a un anno dalla fine - Ultima modifica: 2025-06-11T18:14:35+02:00 da Marianna Capasso