Il momento è buono per spingere sulla formazione a distanza per creare valore nelle aziende. Negli ultimi anni con l’emergenza sanitaria c’è stata un’ampia diffusione di sistemi collaborativi, nonché di soluzioni digitali per l’autoapprendimento. Il 30% dei cittadini europei ha utilizzato piattaforme di e-learning nell’ultimo periodo per la formazione continua e per interessi personali e acquisire nuove competenze. Il 79% delle imprese è più propenso a far crescere e aggiornare chi è già in azienda, che non acquisire risorse dal mercato.
Oltre una su due (54%) dà infatti la priorità alla mobilità interna per reperire le competenze necessarie e punta sulla formazione (elaborazione di OC Group da ricerche europee come LinkedIn Learning). Infine, il 90% delle imprese interpellate da OC Group dichiara di aver registrato un Roi positivo sugli investimenti in piattaforme per l’apprendimento a distanza.
Serve coraggio per un progetto e-learning che porti valore
Per progettare un e-learning che crei valore e non sia solo uno strumento per ridurre tempi e costi sui corsi obbligatori o di base, serve essere coraggiosi e pensare a costruire percorsi e personalizzazioni gestibili dai singoli utenti, in forma sempre più interattiva in modo da riprodurre il più possibile la dimensione didattica dell’aula fisica di scambio, attenzione e interazione, con fonti e modalità multicanale.
Le tecnologie sono pronte: i sistemi di Learning Management System (LMS) sono sempre più flessibili e integrabili con gli altri sistemi aziendali perché la formazione continua sia a supporto del business, della crescita delle risorse e della loro “employability”, sfruttando per esempio data analysis, artificial intelligence e gamification.
Ma serve a monte un progetto chiaro di sviluppo delle competenze, che lasci anche la libertà di esplorare, scoprire e seguire le proprie attitudini e preferenze, per portare a bordo le persone rispetto alle sfide da affrontare, con un ritorno di ingaggio e motivazione. Serve anche portare attenzione allo sviluppo delle soft skill necessarie a gestire il cambiamento continuo, come la capacità di continuare a imparare, il pensiero critico e il problem solving.
«Ci vuole un po’ di coraggio per realizzare un progetto di e-learning efficace e a valore aggiunto. Bisogna decidere di destinare risorse a un progetto con il commitment del management, con un’architettura formativa ben strutturata e condivisa con il fornitore tecnologico, in ottica di community per avere gli strumenti di supporto adeguati e bisogna investire su un team interno dedicato, che curi le fonti e i contenuti per rendere la piattaforma davvero un veicolo di conoscenza e sviluppo di sapere e competenze personalizzabili», spiega Roberto Del Mastro, Ceo e founder di OC Group. La società di consulenza realizza soluzioni e-learning a supporto di aziende e persone, premium partner di Ilias in Italia dal 2007, che ha organizzato in Italia, a Bologna, la XXI Conferenza internazionale di Ilias, la piattaforma promossa dal 1998 dalla omonima fondazione tedesca per la formazione a distanza di università, aziende, scuole e PA.
Il rischio è infatti che, dopo l’abbuffata nell’emergenza sanitaria, l’e-learning resti relegato a una fase superata, anziché integrarlo con criterio nei sistemi formativi aziendali, o che le piattaforme restino dei contenitori vuoti. O, peggio ancora, degli archivi di contenuti male organizzati e di scarsa utilità, o utili solo per la formazione obbligatoria.
Il rischio è quindi di confondere un cattivo progetto o l’assenza di progetto con il mezzo che di per sé è neutro, un abilitatore dinamico, integrabile e multicanale di sapere e apprendimento. «L’utilizzo frettoloso e improvvisato di soluzioni e-learning da parte di tante aziende e provider IT durante l’emergenza sanitaria, che può non aver dato i risultati auspicati o averli dati in modo limitato, non deve compromettere un utilizzo coraggioso delle tecnologie con una pianificazione chiara degli obiettivi e lo sviluppo di supporti adeguati di microlearning per rendere efficace lo strumento. Per far questo bisogna puntare sui contenuti, sviluppare una cultura dell’apprendimento continuo e della co-progettualità», precisa Del Mastro.
Sistemi flessibili di autoapprendimento per motivare le persone
Sfruttare il potenziale dell’autoapprendimento e del microlearning secondo percorsi non prestabiliti, ma con la libertà di ricercare, provare, curiosare e alimentare le proprie aree di interesse, oltre le competenze richieste dal ruolo, è la proposta “radicale” alle aziende di Anja Wagner, consulente del Ministero dell’Istruzione tedesca e fondatrice dell’Istituto Frolleinflow, che diffonde metodologie moderne di apprendimento per ingaggiare le generazioni dell’era digitale.
A monte, l’esperta suggerisce di superare i confini tra apprendimento formale e apprendimento informale, perché ciò che conta davvero oggi è avere l’intenzione di apprendere, intenzione che può essere incoraggiata anche con una “user experience” che restituisca ai singoli la libertà di scelta dei percorsi di apprendimento.
«Le aziende dovrebbero mettere a budget tempo e risorse perché le persone possano scoprire ed esprimere da sole i propri talenti e ambizioni», incoraggia la Wagner. Nel suo discorso di apertura ha tratteggiato uno scenario tedesco non dissimile da quello italiano per carenza di profili professionali in tutti i settori, e non solo in quelli che richiedono competenze digitali avanzate, la cui domanda continuerà ad aumentare.
Le risorse mancano anche nei settori tradizionali per effetto delle grandi dimissioni per malessere in azienda, per mancanza di motivazione o per eccessiva pressione, come nel settore sanitario, o per riduzione del personale durante la pandemia come nei trasporti e nella ristorazione. Secondo una ricerca globale Pwc, oltre le grandi dimissioni già avvenute, uno su cinque i lavoratori avrebbero intenzione di lasciare il proprio posto di lavoro entro il 2022 (27% Gen Z, Millennial 23%, Gen X 15% e Baby Boomer 9%).
La Wagner ha presentato molteplici fattori di complessità che complicano il grande tema della formazione scolastica, della formazione continua e delle competenze che servono oggi alle imprese, concludendo che bisognerà fare leva sulle soft skill delle persone per assicurarsi una forza lavoro qualificata, ma anche motivata in azienda. Dovranno essere aperte alle sfide e alle novità in modo continuativo, avere ottimismo, fiducia e una spiccata predisposizione a cambiare e a continuare a imparare, disimparare e imparare di nuovo.
Ma per aiutare le persone a sviluppare queste abilità, anche la scuola e le aziende devono fare la loro parte: «Bisogna cambiare il modo di intendere l’approccio formativo, superando la modalità illuministica di istruire al sapere o al saper fare, offrendo anche strumenti di flessibilità e di stimolo per una scoperta e ricerca autonoma delle proprie capacità e talenti e per uno sviluppo della persona, anche in azienda, secondo le sue preferenze e attitudini», spiega la Wagner.
Ilias, piattaforma sempre più flessibile e integrabile
Con un investimento di oltre 600mila euro e un anno e mezzo di lavori, il software di Ilias è stato aggiornato e reso compatibile con le ultime versioni del linguaggio di programmazione su cui si basa la piattaforma, PHP 8.0 e 8.01, in modo da rendere più stabile e solido il sistema e favorirne uno sviluppo dinamico.
«Oltre allo sforzo di aver riscritto il codice che risaliva al 2005, il nostro obiettivo generale è quello di rendere la piattaforma sempre più interfacciabile con gli altri sistemi aziendali, in modo da offrire una “employee experience” sempre più completa e integrata tra le diverse fonti dati HR e renderla sempre più open, estendibile a funzioni e soluzioni che restituiscano info e proposte a valore aggiunto in tempo reale, come attraverso la data analysis e il machine learning», commenta Matthias Kunkel, Ceo di Ilias.
Intelliboard, per esempio, è il partner americano di Ilias specializzato nell’analisi dei dati che consente di monitorare l’andamento dei corsi e il grado di partecipazione e soddisfazione con visualizzazioni in tempo reale, suggerendo scelte sia ai singoli sia alle aziende su come impostare il percorso formativo i primi e e l’offerta formativa i secondi.
«Il nostro sistema consente la tracciabilità della partecipazione ai corsi obbligatori, ma dà anche visibilità sulla formazione non obbligatoria e sulle sviluppo delle soft skill, con analisi del successo di un percorso rispetto a un altro, con la segmentazione dei target e con analisi predittive, grazie al machine learning che apprende e indirizza in base all’adesione ai corsi», racconta Mariana Robson, responsabile Emea per Intelliboard.
Inoltre, grazie alle funzioni di Ilias è possibile impostare i corsi con linguaggi e interfacce “user friendly” come la gamification, con livelli da sbloccare per procedere nei moduli formativi, badge ed elementi di competitività, che fanno sentire l’utente attivo e al centro dell’esperienza digitale di apprendimento. La funzione è automatica e facile da impostare anche per chi eroga il corso, senza dover ricorrere a interventi esterni.
L’Università di Friburgo sta utilizzando questa modalità gamificata nell’erogare i contenuti digitali dei corsi, mentre con gli atenei di Stoccarda e di Colonia condivide la piattaforma per mettere a disposizione dei reciproci studenti i corsi progettati online. Anche la Provincia Autonoma di Trento e Bolzano e la Regione Emilia-Romagna, dove l’obiettivo di semplificazione della macchina amministrativa passa anche dal continuo aggiornamento delle competenze dei dipendenti attraverso piattaforme di e-learning, erogano formazione continua appoggiandosi a Ilias, impiegata anche da aziende innovative come Ferrari e Ima Group e dal servizio televisivo pubblico, la Rai.