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Il Decreto PNRR3: governance e semplificazioni nel nuovo scenario operativo

Misure semplificate, procedure snelle e nuove competenze per il Governo, alla luce delle rinnovate esigenze per il Piano Transizione 4.0

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Marianna Capasso

Approvato dal Consiglio dei Ministri il 16 febbraio 2023, il Decreto PNRR3 (n. 13/2023) è entrato in vigore il 25 dello stesso mese e contiene una serie di misure che modificano le modalità operative del PNRR, ma non solo. Con il nuovo Decreto, infatti, il Governo punta al miglioramento e a una maggiore efficienza delle attività di gestione, monitoraggio, rendicontazione e controllo.

La genesi normativa che ha porto all’emanazione del Decreto PNRR3 riflette le esigenze accorse negli ultimi mesi, in considerazione della situazione italiana.  È stato ritenuto necessario definire misure per poter garantire una più tempestiva attuazione degli interventi relativi al PNRR e al PNC, il Piano nazionale degli investimenti complementari.

È altresì emersa l’urgenza di semplificare e accelerare le procedure, soprattutto con riferimento a quelle di spesa, strumentali all’attuazione del Piano, rafforzando la capacità operativa delle amministrazioni titolari. Dunque, una nuova governance e una maggiore fluidità di azione.

Con la struttura di missione cambia la governance del PNRR

PNRR raffaele fitto
Il Ministro per gli affari europei, le politiche di coesione e il PNRR, Raffaele Fitto

Partiamo dalla modifica della governance: cosa si intende con questo anglicismo? Ci si riferisce a una gestione (quasi del tutto) nuova. È infatti nata la “struttura di missione” presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, che assorbe le funzioni finora svolte da altre amministrazioni, facendole rientrare totalmente nella propria competenza.

La struttura di missione, come definito dall’articolo 2, comma 1 del Decreto, si occupa della direzione, coordinamento e monitoraggio, supportando il Ministero delegato – ovvero quello per gli affari europei, le politiche di coesione e il PNRR– e interloquisce con la Commissione europea, rivestendo il ruolo di “punto di contatto nazionale per l’attuazione del PNRR”.

Verifica, inoltre, risultati e coerenza dell’attuazione del Piano, rispetto agli obiettivi programmati. Assieme all’Ispettorato generale per il PNRR, assicura lo svolgimento delle attività di comunicazione istituzionale e di pubblicità.

PNRR, la semplificazione che accelera le procedure

Per quanto riguarda la semplificazione, sono state disposte misure che accelerano e snelliscono le procedure, rafforzando però le capacità amministrative. A tal proposito, la percentuale di incarichi a contratto con qualifica dirigenziale passa dal 30 al 50%, sicché gli enti locali potranno velocizzare le procedure per gli adempimenti in materia.

Sono altresì semplificate alcune procedure per gli appalti, così come per l’e-procurement – il processo di gestione delle procedure di aggiudicazione e dell’esecuzione di contratti pubblici attraverso strumenti digitali – in modo che questo riesca a garantire la concorrenza, promuovendola e velocizzando la realizzazione degli investimenti.

Dovrebbe essere anche facilitata la realizzazione della Piattaforma digitale nazionale dati (Pndn) e l’infrastruttura a banda ultralarga. Verranno istituiti organismi tecnici per supportare le nuove esigenze degli ultimi anni (pensiamo alla sicurezza energetica, ndr) e sono previste semplificazioni ad hoc per specifiche missioni, tra cui la digitalizzazione. Velocizzandogli affidamenti e riducendo le autorizzazioni si potranno quindi raggiungere più velocemente tutti gli obiettivi.

Target e milestone del PNRR: a che punto siamo?

Con le modifiche apportate si punta, quindi, a fare meglio, nei prossimi mesi, considerando che, nel II semestre 2022 raggiungere il traguardo richiesto non è stato proprio semplicissimo: al momento sono 151 gli obiettivi realizzati, su un totale di 527, fino a fine 2026. Nel 2023 sarà quindi necessario conseguirne ulteriori 96, di cui 27 entro fine giugno e 69 nel secondo semestre.

Entro metà aprile 2023 verrà presentata una relazione al Parlamento sullo stato di attuazione del Piano, mentre la Commissione europea sta valutando il pagamento della seconda tranche di risorse, pari a circa 19 miliardi, di seguito alla presentazione della domanda, a fine dicembre 2022. Al momento, l’Italia ha già ricevuto 66,9 miliardi di euro, di cui 24,9 in prefinanziamento e 42 a rimborso della prima e seconda richiesta. Se tutto procede senza intoppi, nel mese di maggio 2023 presumibilmente l’importo potrà essere acquisito.

Ora, dunque, si entra nel vivo del Piano e se nei primi due anni gli obiettivi erano per lo più concentrati sull’approvazione di provvedimenti formali, dal 2023 gli investimenti dovranno essere realizzati materialmente, traslando su un piano di concretezza reale: anche da questa esigenza, quindi, nasce la modifica del Piano, con governance e semplificazione per una decisa accelerazione.

Transizione 4.0 alla luce delle modifiche PNRR

Al di là delle modifiche formali, è anche la sostanza quella che conta, considerando le esigenze e le richieste che partono dalla comunità imprenditoriale. È infatti necessario un maggior coordinamento tra il PNRR e il Piano Transizione 4.0, volàno per la competitività di un sistema Paese a struttura prevalentemente manifatturiera. Sono necessarie procedure veloci e snelle che rimettano in movimento la produttività.

Per la Missione1, Componente 2 (Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo), sono già stati realizzati progetti per oltre 3 miliardi di euro, su un importo totale di 13,38. Le risorse destinate alla digitalizzazione, con l’obiettivo del trasferimento tecnologico, prevedono nuovi investimenti, con l’impiego di oltre 10 miliardi, da destinare alle imprese, attraverso i crediti d’imposta 4.0.

Tuttavia, gli ostacoli di una governance poco fluida portano a un rallentamento della burocrazia che, assieme alla meticolosità eccessiva dei controlli nell’utilizzo dei crediti di imposta sui programmi 4.0, crea una situazione di pericoloso imbottigliamento del sistema.

Dunque, riforma del PNRR e potenziamento degli incentivi 4.0 sono due esigenze inscindibili l’una dall’altra. Servono più strumenti che favoriscano gli investimenti, a valere sulle risorse del Piano Nazionale, sulla scia del recente decreto MIMIT, che finanzia i Competence Center 4.0 con aggiuntivi 350 milioni di euro, accelerando così il trasferimento tecnologico.

PNRR, governance e Transizione 4.0: una riflessione finale

Mentre si modifica la struttura operativa del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, l’Italia chiede a Bruxelles più flessibilità, per conquistare maggior tempo in vista delle scadenze, previste per il 2026. In questo modo, potrebbe essere più semplice realizzare le opere in programma. E sembra che l’UE sia possibilista, considerando che il Bel Paese risulta ben posizionato, a livello europeo, per target e milestone.

È invece in gran ritardo sulla gestione dei bandi, sulla partenza dei cantieri e su tutto ciò che riguarda l’operatività sostanziale (e non solo formale) del Piano. E, questo, dipende anche dalla scarsità di personale impiegato nella PA e dai freni amministrativi, che provocano, a cascata, un rallentamento per le aziende. Se non partono gli investimenti pubblici, non si avviano i cantieri e si blocca automaticamente l’indotto, con le aziende ferme che non lavorano.

Inoltre, le gare vanno spesso deserte, per diversi motivi, tra cui il costo delle materie prime, la scarsità di comunicazione con poca pubblicità dei bandi o una cattiva formulazione degli stessi. Si consideri, poi, che nell’ultimo triennio molte imprese hanno cessato le proprie attività, con una parziale ripresa nel 2022, come confermato dal Rapporto Cerved. Pertanto potrebbe crearsi un problema di scarsa offerta, a fronte di una forte domanda.

Quindi, se è vero che governance, semplificazioni e differimento triennale dei termini rappresentano un’ottima soluzione, probabilmente bisognerebbe provare ad ampliare lo spettro visivo, per far confluire in un più capiente calderone le diverse problematiche del mercato italiano. Potrebbero così emergere meglio le esigenze, conferendo più spazio (e risorse) a specifici piani operativi, rilevanti per la produttività Paese.

Transizione 4.0, una su tutte.

Il Decreto PNRR3: governance e semplificazioni nel nuovo scenario operativo - Ultima modifica: 2023-03-09T11:21:54+01:00 da Marianna Capasso