Dopo le polemiche generate dal Decreto Salva Conti (DL 39/2024) e dalle diverse comunicazioni dell’Agenzia delle Entrate, a fine aprile 2024 il MIMIT ha chiarito la questione sulla fruibilità dei crediti di imposta 4.0, relativi cioè agli investimenti rientranti nel Piano Transizione 4.0.
Quello che, ora, interessa alla comunità imprenditoriale è capire se effettivamente le risorse ci sono. Oppure se, diversamente, si rischia che la spesa poi risulti non agevolata. Intanto, il Piano Transizione 5.0 appare come una valida alternativa, e una possibile soluzione per investire in maniera complementare.
Crediti di imposta 4.0: dal Decreto Salva Conti alle indicazioni del MIMIT
L’articolo 6 del Decreto Legge 39/2024 “Salva Conti” ha modificato alcuni aspetti operativi del Piano Transizione 4.0. In particolare, è intervenuto sulla parte relativa ai crediti di imposta per i beni strumentali digitali.
Per poter fruire dei crediti di imposta relativi agli investimenti previsti dal Piano Transizione 4.0, dal 30 marzo 2024 le imprese devono inviare una comunicazione preventiva. Andranno specificati l’ammontare complessivo degli investimenti che si intendono effettuare, la presunta ripartizione negli anni del credito, la relativa fruizione. Si tratta dunque di un cambiamento sostanziale.
I modelli di comunicazione per compensare i crediti di imposta afferenti agli investimenti del Piano Transizione 4.0 sono presenti sul sito del GSE e del MIMIT (Modulo 1 e Modulo 2). Riguardano gli investimenti in beni strumentali nuovi funzionali alla trasformazione tecnologica e digitale delle imprese (per il Piano Transizione 4.0). Ma anche gli investimenti in attività di ricerca e sviluppo, innovazione tecnologica, design e ideazione estetica.
I timori per la fruibilità dei crediti di imposta 4.0
Chiarita la procedura, restano alcune riflessioni. L’obiettivo del Decreto Salva Conti è apparso subito chiaro. Si rendeva necessario tagliare i costi. Tuttavia, lo si è compreso dettagliatamente solo qualche settimana dopo. Quando, cioè, l’Ufficio Parlamentare di Bilancio (UPB) ha trasmesso alla Commissione finanze e tesoro del Senato della Repubblica una memoria, nell’ambito dell’esame del DL 39/2024.
Nell’analisi, tra le varie cose sono evidenziati gli effetti finanziari per gli incentivi Transizione 4.0. Secondo l’Ufficio, tali incentivi alle imprese hanno inciso sui conti pubblici degli ultimi anni. Ma non solo. Insieme a quelli per il superbonus, i crediti di imposta per Transizione 4.0 lasceranno una pesante eredità sul futuro.
Questo perché gli effetti finanziari, ad oggi, risultano superiori a quelli attesi. Si tratta allora di un errore di stima? I dati analizzati, fermi al 1° marzo 2024, attestano una spesa ampiamente superiore a quanto preventivato. E la questione riguarda soprattutto il 2024.
Transizione 4.0, tra compensazione dei crediti e budget fuori controllo
Analizzando i dati disponibili relativi a Transizione 4.0, nel triennio 2021-23 la perdita di gettito complessiva effettiva appare ancora contenuta. Risulta infatti inferiore rispetto alle stime iniziali. A fronte di una previsione che ammontava a 13,4 miliardi, la fruizione dei crediti di imposta Transizione 4.0 per il periodo 2021-2023 è risultata pari a 12,5 miliardi.
Le cose, però, cambiano a metà 2023. Lo scorso anno, infatti, i crediti compensati sono stati pari a 7 miliardi. Nei primi tre mesi del 2024 ammontavano a 4,6 miliardi, raggiungendo il 70% del totale stimato per l’intero anno. Pertanto, alla luce delle compensazioni attuali sommate alle future fruizioni, la spesa pubblica sembrerebbe (quasi) fuori controllo, ovvero superiore rispetto agli stanziamenti.
L’analisi dell’UPB si sofferma anche sui potenziali crediti ancora a disposizione delle imprese, considerando che le eccedenze possono essere riportate in avanti senza limiti temporali. Da questa esigenza, quindi, nasce l’articolo 6 del Decreto Salva Conti.
Con la trasmissione ex ante delle informazioni sull’ammontare complessivo degli investimenti previsti e sulle modalità di utilizzo del credito, lo scenario dei conti pubblici potrebbe apparire più chiaro. Si potrebbe quindi intervenire tempestivamente, per evitare spiacevoli sorprese alle imprese.
Intanto, il Piano Transizione 5.0…
Quello su cui ora si punta tutto è il Piano Transizione 5.0. E non solo perché le imprese lo attendono da mesi, ma perché potrebbe rappresentare una soluzione all’impasse in corso, relativamente ai crediti di imposta per Transizione 4.0.
I due Piani continueranno a convivere, perché l’uno non esclude l’altro, e si affiancano vicendevolmente. Gli investimenti previsti dal Piano Transizione 5.0 sono per lo più green-oriented. Secondo l’analisi dell’Ufficio parlamentare di bilancio, appaiono come una valida alternativa per le imprese (pagina 36 del documento).
Attenzione agli oneri documentali
D’altronde l’UPB sottolinea che gli oneri documentali, per l’iter agevolativo del credito d’imposta Transizione 5.0, sono numerosi. La procedura di attivazione “appare complessa” e potrebbe ostacolare la fruizione degli incentivi. Ma attenzione, non dimentichiamo un dettaglio fondamentale. Siamo sempre in attesa del decreto attuativo del MIMIT per l’ufficiale operatività del nuovo Piano.
L’atto dovrebbe arrivare a breve, considerando la recente conversione del DL PNRR quater in Legge. E se il Decreto attuativo fosse, allora, quel deus ex machina, nella sua migliore accezione? E se, come nella tragedia greca euripidea, risolvesse anche la più intricata delle situazioni? Lo sapremo a breve (e ci speriamo).