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Anie Automazione punta dritto all’industria digitale

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Gaia Fiertler

Forte la spinta di posizionarsi con una chiara anima digitale: la proposta di un nuovo nome all’associazione e il lancio del Manifesto digitale, rappresentazione dinamica delle competenze, tecnologie e soluzioni digitali degli associati. Proposta la riorganizzazione in chiave più moderna e trasversale e presentato un white paper in collaborazione con il Politecnico di Milano: “La centralità dell’uomo nell’era della transizione digitale”.

«Il manifesto digitale di Anie sarà uno strumento vivo, lo storytelling digitale della nostra realtà», così presenta l’iniziativa Fabio Massimo Marchetti, vicepresidente di Anie Automazione con delega alla digitalizzazione, durante l’assemblea annuale dell’associazione che riunisce oltre cento aziende fornitrici di tecnologie per l’automazione di fabbrica, di processo e delle reti.

Suddiviso in tre macro-aree per processi e competenze, Digital Engineering, Digital Manufacturing e Digital Terrories & Infrastractures, il documento fornirà una mappatura dinamica delle competenze, delle tecnologie e delle soluzioni digitali espresse dagli associati, cui ora si chiede di contribuire con un’analisi della propria offerta digitale aggiungendo al documento altre voci se mancano.

L’obiettivo è quello di posizionare l’associazione in chiave digitale nel sistema associativo e istituzionale collegato, come i Competence Center e i Digital Innovation Hub territoriali e nel mercato di riferimento delle proprie aziende, perché l’associazione sia vissuta come fonte di conoscenza, collaborazione e formazione.

La proposta di riorganizzazione dell’associazione

Il progetto è in linea con la proposta più generale di Anie di riorganizzare la struttura in macro-aree facilmente identificabili che riaggreghino i gruppi in modo nuovo e flessibile e in modo da semplificare la complessità odierna.

Si va dritti all’Industria digitale, proponendola come nuovo nome associativo, oltre il concetto di automazione. Le macro-aree saranno “Automazione discreta e robotica”, che includerà i gruppi degli azionamenti elettrici, encorder, quadri bordo macchina, motoriduttori, safety e sistemi di visione.

Ci sarà poi “Digitalizzazione dei processi e dei prodotti”, che riunisce Hmi-Ipc-Scada, software industriale, telecontrollo, digitalizzazione reti e applicazioni distribuite; telematica applicata a traffico e trasporti. Seguono “Interconnessione e controllo” con il 5G, Networking Industriale, Opc Ua, Plc-I/O, Rfid e wireless industriale, e “Automazione di processo”.

Ogni macro-area avrà un presidente e i gruppi avranno dei coordinatori. Il sistema delle deleghe sarà potenziato dall’introduzione di alcune che saranno trasversali alle quattro macro-aree: sostenibilità, modelli di business, ricerca e sviluppo, energia e normativa tecnica. Oltre a tre di carattere più istituzionale: rapporto con le pmi, con le altre associazioni e con la distribuzione. Il dibattito è aperto e si concluderà con l’elezione del nuovo Consiglio e Presidente nel giugno 2022.

La centralità dell’Operatore 4.0

In che senso l’uomo, grazie ai sistemi digitali, può recuperare quella dimensione di centralità che perde nelle fabbriche automatizzate dove viene sostituito nelle funzioni manuali, ripetitive e a basso valore aggiunto? Le possibilità di valorizzazione e potenziamento delle capacità umane, proprio grazie agli strumenti e ai dati forniti dal digitale, sono esplorate nello studio di Anie Automazione, realizzato in collaborazione con il Politecnico di Milano, “La centralità dell’uomo nell’era della transizione digitale”.

In pratica, con il digitale si può passare da una logica di mera sostituzione dei compiti più ripetitivi e a basso valore aggiunto, riservando all’uomo solo le fasi di progettazione e controllo, a una logica di “fabbrica facilitata” dove l’uomo viene aiutato e “potenziato” nelle sue capacità, fino alla “smart factory” dove l’uomo sfrutta i dati per prendere decisioni in autonomia.

In particolare, nella “fabbrica facilitata” sistemi di supporto come esoscheletri potenziano le capacità fisiche dell’operatore con una sorta di “muscolatura artificiale”. I robot collaborativi interagiscono direttamente con lui per svolgere un compito complesso. Gli attuatori e i dispositivi di controllo gli consentono di agire su un sistema fisico (solitamente meccanico), generando forza, movimento, calore, flusso. I sistemi teleoperativi permettono il funzionamento e il controllo a distanza di un sistema fisico o di una macchina, aprendo così alla dimensione di Industrial Smart Working, cioè a quali mansioni anche operative si possano remotizzare grazie alla connettività delle macchine e alle piattaforme digitali.

Per quanto riguarda invece le tecnologie uomo-macchina che migliorano le capacità di interazione dell’operatore, oggi sono disponibili le interfacce Uomo-Macchina, la realtà aumentata che fornisce la possibilità di interagire con il mondo fisico in modo più intuitivo; i dispositivi mobili che offrono una potenza di calcolo in tempo reale su smartphone e tablet e gli assistenti intelligenti personali che consentono di interagire attraverso l’interazione vocale.

«Nella fabbrica facilitata le tecnologie sono a supporto delle persone per attività manuali (esoscheletri) e cognitive. In particolare, con guide operative e con la realtà aumentata si ha la possibilità di svolgere più mansioni e si diventa operatori polivalenti, mentre nel modello della smart factory non si tratta neanche più di facilitazione, ma di arricchimento delle funzioni umane, con tutti i dati correlati, le analisi e le informazioni utili per prendere decisioni sul funzionamento e sulla gestione dei processi e degli impianti», spiega Raffaella Cagliano, professore ordinario di People Management & Organization presso la School of Management del Politecnico di Milano.

In sostanza, nella smart factory sarà possibile avere un ampliamento e arricchimento di ruoli, con una maggiore autonomia e una ibridazione delle funzioni. Il Cloud Computing, per esempio, consente di utilizzare, in maniera intuitiva, potenza di calcolo e storage di terze parti, in modo da avere accesso a informazioni precise e accurate, in tempo reale, attraverso servizi cloud e prendere decisioni tempestive.

La simulazione permette invece di analizzare rapidamente diversi scenari ed eseguire analisi “what-if”, supportando così il processo decisionale; la realtà virtuale consente all’Operatore 4.0 di interagire in modo approfondito con uno scenario fittizio, riuscendo così ad apprendere più velocemente rispetto ai metodi tradizionali e l’intelligenza artificiale elabora le informazioni in modo efficiente e senza errori.

Le competenze dell’Operatore 4.0

Ovviamente in un cambio così radicale del funzionamento della fabbrica, non si può prescindere dal ripensamento organizzativo della stessa e, prima ancora, chiedersi strategicamente gli obiettivi e il vantaggio competitivo dell’introduzione delle nuove tecnologie nella propria realtà produttiva.

«Perché le nuove tecnologie siano davvero efficaci non possono essere introdotte solo a livello tattico e opportunistico, per esempio per avere sgravi fiscali, ma vanno inserite in un ripensamento strategico del proprio business, cui deve seguire una riorganizzazione coerente dei processi, delle attività e dei ruoli», raccomanda la Cagliano.

In pratica, si legge nel documento, bisogna progettare, o riprogettare, le unità organizzative legate ai processi operativi e di trasformazione ed è necessaria una riorganizzazione del lavoro, ovvero il disegno, o ridisegno, dei ruoli, delle responsabilità, del contenuto decisionale e cognitivo, dell’autonomia delle persone che lavorano nei processi operativi.

Serve quindi serve definire le nuove competenze necessarie sia per utilizzare correttamente le tecnologie e i nuovi metodi ad esse associati, sia per ricoprire i nuovi ruoli disegnati, che spesso richiedono una diffusa capacità decisionale e di lettura e interpretazione dei dati.

«Non bastano più solo le skill tecniche, ma sempre più anche gestionali, ossia saper prendere decisioni e relazionali, perché con il digitale aumentano le responsabilità e il confronto e negoziazione orizzontale tra funzioni aziendali diverse», precisa la Cagliano. I quattro ambiti in cui l’Osservatorio Industria 4.0 del Politecnico di Milano ha individuato la necessità di aggiornare e introdurre nuove competenze sono le Operations, la Supply Chain, il Product Service Development, Data Science e IT-OT Integration.

 

 

 

 

 

 

Anie Automazione punta dritto all’industria digitale - Ultima modifica: 2021-12-17T15:41:03+01:00 da Gaia Fiertler