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Trend in crescita per i brevetti in Italia

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La Redazione

In Cina 1.100.000 sono stati depositi di brevetto, 589.000 negli Stati Uniti, 318.000 in Giappone, 213.000 in Corea del Sud,  67.000 in Germania e circa 10.000 nel 2016 in Italia, quindi pochi rispetto ai Paesi più avanzati ma comunque in crescita del 7,5% rispetto all’anno precedente.

Quasi  l’80% di brevetti, marchi e modelli sono depositati da aziende attive nelle regioni del Nord, mentre al Sud la tutela della proprietà intellettuale è poco praticata, fatta eccezione del Lazio, dato che molte grandi aziende hanno una sede legale a Roma.

Il nostro Paese resta comunque all’undicesimo posto in Europa per domande di brevetti, dato non certo incoraggiante perché brevettare significa avere alle spalle centri di tecnologia e innovazione in grado di sviluppare competitività e occupazione sul territorio.

La scarsa propensione alla tutela intellettuale non dipende tuttavia da una bassa capacità inventiva, quanto dal fatto che l’industria italiana non ha la cultura della protezione del proprio sapere tecnologico, sia esso tecnico o commerciale, tal per cui le innovazioni, a livello di invenzione, di utilità o estetiche, non vengano valutate compiutamente e non si procede alla loro protezione, ignorando o sottovalutando i rischi di una mancata tutela, e anche non comprendendo i vantaggi diretti e indiretti che una politica di tutela comporta.

La questione culturale emerge anche dall’approccio che le aziende hanno verso la tutela della proprietà intellettuale, che viene applicata quasi solo a prodotti che garantiscono già una redditività, con gli imprenditori che solo raramente ragionano sulla gestione della proprietà industriale in termini finanziari ed economici.

L’ICC (la Camera di Commercio Internazionale) nell’Intellectual Property, Powerhouse for Innovation and Economic Growth 2011, aveva confermato che a parità di condizioni un’invenzione brevettata ha un valore economico doppio rispetto a una non brevettata. Inoltre, Epo ed Euipo, i due principali enti europei che si occupano di brevetti e proprietà intellettuale, hanno determinato che in Europa il 42% dell’attività economica è generata da industrie ad alta densità di attività intellettuale: detto diversamente, innovare è importante, ma difendere la propria innovazione è fondamentale per chi vuole crescere.

Da sottolineare che come misura per invertire il trend brevettuale negativo è stato introdotto in Italia il cosiddetto patent box, ispirato a soluzioni già adottate in Lussemburgo, Olanda, Belgio, Gran Bretagna e Francia, che lo utilizzano per attrarre investimenti.

Il provvedimento prevede di poter dedurre da Ires e Irpef il 30% del reddito derivante dallo sfruttamento commerciale dei beni immateriali nel 2015, il 40% nel 2016 e il 50% a partire dal 2017.

Gli sgravi fiscali riguardano i redditi derivanti dall’utilizzo di opere dell’ingegno, di brevetti industriali, di marchi, di disegni e modelli, nonché di processi, formule e informazioni relativi a esperienze acquisite nel campo industriale, commerciale o scientifico giuridicamente tutelabili.

Trend in crescita per i brevetti in Italia - Ultima modifica: 2017-05-01T08:00:32+02:00 da La Redazione