Il Piano Transizione 4.0 è uno strumento molto importante per le aziende perché ha, di fatto, potenziato il vecchio Industria 4.0, ampliando la platea delle imprese beneficiarie e riconoscendo il credito su un orizzonte temporale maggiore.
La misura agevolativa si snoda attraverso il finanziamento di crediti d’imposta per diverse voci di spesa, tra cui beni strumentali 4.0, beni immateriali (ordinari e 4.0), ricerca e sviluppo.
Con l’ultima Legge di Bilancio le agevolazioni previste dal Piano Nazionale Transizione 4.0 sono state confermate anche per l’anno in corso, con una serie di modifiche che riguardano le aliquote e l’orizzonte temporale.
Il credito d’imposta nel Piano Nazionale Transizione 4.0: cos’è
Il credito d’imposta 4.0 nasce come misura destinata al sostegno della ripresa economica italiana, con un supporto diretto alle imprese penalizzate dalle forti azioni di contenimento durante la pandemia. Parte della liquidità per poter rendere operativo il beneficio arriva dalle risorse messe a disposizione con il Recovery Fund.
Le agevolazioni fiscali sosterranno quindi le esigenze delle imprese, concedendo alle stesse una maggiore disponibilità economica da destinare ai propri investimenti, in beni materiali, immateriali o R&S.
Nel concreto, l’agevolazione si riceve attraverso una sorta di rimborso, con una percentuale che varia negli anni, da bene a bene, ed è funzionale al costo dell’investimento stesso.
Il credito d’imposta 4.0: come funziona
Il contribuente, di seguito a un investimento specifico, vanterà una somma di denaro (un credito, appunto) nei confronti dello Stato e potrà utilizzarlo come una sorta di sconto sulle tasse da versare.
Lo Stato, quindi, attraverso una serie di misure, incentiva l’impresa ad investire, “promettendo” che una parte dell’investimento (con una percentuale variabile a seconda del progetto) verrà riconosciuta come credito e, successivamente, potrà essere utilizzato.
È fondamentale che l’acquisto, per l’ottenimento del credito, sia finalizzato all’evoluzione tecnologica dell’azienda, alla interconnessione di strumenti, persone e reti, in quello che viene definito un “dialogo digitale”.
I beneficiari del credito d’imposta 4.0
I destinatari della misura agevolativa sono tutte le imprese con sede legale in Italia e sono altresì ammesse al beneficio anche le organizzazioni di soggetti non residenti.
Indipendentemente, quindi, dal settore, dalla dimensione, dalla forma giuridica e dalla natura fiscale – e includendo anche i professionisti – coloro che effettuano investimenti in beni strumentali (materiali e immateriali), all’interno di strutture ubicate sul territorio italiano, potranno beneficiare del credito, a seconda della tipologia di spesa.
È però importante il rispetto di una serie di parametri, tra cui la regolarità delle normative e degli obblighi in materia di sicurezza sul lavoro, nonché la contribuzione previdenziale e assistenziale.
Il credito d’imposta per investimenti in beni 4.0
Ci sono diverse tipologie di crediti d’imposta. La prima, quella per gli investimenti in beni 4.0, è destinata all’acquisto di beni tecnologicamente avanzati, oggetto in precedenza dell’iperammoramento.
Possono procedere alla richiesta agevolativa le imprese che effettuano investimenti in beni strumentali 4.0. Con questa definizione si fa riferimento ai beni strumentali il cui funzionamento è controllato da sistemi computerizzati, che operano con una gestione da remoto tramite sensori e azionamenti.
L’elenco preciso è riportato nell’Allegato A della Legge 232/2016.
Nel 2022 è concesso un credito pari al 40% per investimenti fino a 2,5 milioni di euro, al 20% per investimenti da 2,5 a 10 milioni e al 10% per investimenti fra 10 e 20 milioni.
Rispetto al 2021, le prime due aliquote sono state abbassate (dal 50 al 40; dal 30 al 20), mentre la terza è rimasta uguale; verranno ulteriormente dimezzate dal 2023 fino al 2025 (si veda tabella).
Una ulteriore novità riguarda l’importo annuale agevolabile, che ora viene calcolato sull’intero triennio 2023/2025, per un massimo di 20 milioni – che diventa 50 per i beni strumentali 4.0 diretti alla realizzazione di obiettivi di transizione ecologica.
DAL 16/11/2020 AL 31/12/2021 (con coda al 30/06/2022 |
DAL 01/01/2022 AL 31/12/2022 (con coda al 30/06/2023) |
DAL 01/01/2023 AL 31/12/2025 (con coda al 30/06/2026) |
|
BENI MATERIALI 4.0 (investimento in mln di euro) |
50% per investimenti fino a 2,5 mln | 40% per investimenti fino a 2,5 mln | 20% per investimenti fino a 2,5 mln |
BENI MATERIALI 4.0 (investimento in mln di euro) |
30% per investimenti da 2,5 a 10 mln | 20% per investimenti da 2,5 a 10 mln | 10% per investimenti da 2,5 a 10 mln |
BENI MATERIALI 4.0 (investimento in mln di euro) |
10% per investimenti tra 10 e 20 mln | 10% per investimenti tra 10 e 20 mln | 5% per investimenti tra 10 e 20 mln |
DAL 16/11/2020 AL 31/12/2023 (con coda al 30/06/2024) |
DAL 01/01/2024 AL 31/12/2024 (con coda al 30/06/2025) |
DAL 01/01/2025 AL 31/12/2025 (con coda al 30/06/2026) |
|
BENI IMMATERIALI 4.0 (investimento in mln di euro) |
20% per investimenti fino a 1 mln |
15% per investimenti fino a 1 mln |
15% per investimenti fino a 1 mln |
DAL 16/11/2020 AL 31/12/2021 (con coda al 30/06/2022) |
DAL 01/01/2022 AL 31/12/2022 (con coda al 30/06/2023) |
DAL 01/01/2023 AL 31/12/2025 (con coda al 30/06/2026) |
|
BENI MATERIALI non 4.0 (investimento in mln di euro) |
10% per investimenti fino a 2 mln |
6% per investimenti fino a 2 mln |
NESSUNA PROROGA (al momento) |
BENI IMMATERIALI non 4.0 (investimento in mln di euro) |
10% per investimenti fino a 2 mln |
6% per investimenti fino a 1 mln |
NESSUNA PROROGA (al momento) |
Il credito d’imposta per i beni immateriali (ordinari e 4.0)
Analizziamo, ora, il credito per l’acquisto di beni immateriali ordinari e per quelli immateriali 4.0.
In primis, definiamo la categoria di beni immateriali 4.0: sono i software tecnologicamente avanzati – compresi anche i servizi collegati – che risultano funzionali ai processi di trasformazione 4.0. Come per quelli materiali 4.0, l’elenco preciso è riportato nell’Allegato B della medesima Legge.
Va precisato che, con riferimento ai beni immateriali 4.0, sono agevolabili anche le spese per i servizi sostenute mediante soluzioni di cloud computing, per la quota di propria competenza.
Le agevolazioni per gli intangibles ordinari prevedono un credito d’imposta del 6%, e termineranno il prossimo 31 dicembre – salvo una coda semestrale, fino al 30 giugno 2023, a condizione che l’ordine in questione risulti accettato dal venditore entro il 31/12/2022, con il contestuale pagamento di un acconto non inferiore al 20% del costo totale di acquisto.
Per gli immateriali 4.0, la nuova manovra finanziaria ha previsto, anche in questo caso, delle modifiche. Fermo restando il limite di investimento non superiore a un milione di euro, il credito è pari al 20% nel biennio 2022/2023; al 15% nel 2024 e al 10% nel 2025 – con la solita possibile proroga semestrale, previo ordine al 31/12 e acconto del 20%.
Il credito d’imposta in ricerca e sviluppo
Per offrire alle aziende la possibilità di programmare con maggiore accuratezza gli investimenti, in un comparto così delicato come quello di R&S, è stato ampliato l’arco temporale, con estensione fino al 2031.
Non è variata l’aliquota, ferma al 20% con un limite annuo di 4 milioni di euro. Tuttavia, dal 2023, e fino alla fine, ci sarà una diminuzione della percentuale al 10, mentre aumenterà l’ammontare massimo annuo dell’investimento, fino a 5 milioni di euro.
Ulteriori contrazioni riguarderanno gli incentivi destinati a “Innovazione tecnologica e design e ideazione artistica”: nel 2022/2023 l’aliquota scenderà al 10% e al 5% nel 2024/2025 (per un massimo di spesa pari a 2 milioni annui). Dopo di che, l’incentivo sparirà, al netto di ripensamenti in corso d’opera.
Medesimo limite temporale (2025) anche per gli investimenti in “Innovazione digitale 4.0 e transizione ecologica”, con una progressiva riduzione dell’aliquota del credito d’imposta, ma un aumento del limite dei costi ammissibili. Come per il 2021, anche nel 2022 la stessa resta al 15% per un massimo di investimento pari a 2 milioni annui. Nel 2023 scende al 10%, ma il limite della spesa sale a 4 milioni. esterà tale anche nel biennio 2024/2025, quando però l’aliquota si ridurrà ulteriormente fino al 5%.
Le spese per il credito d’imposta in ricerca e sviluppo
Le spese ammissibili per poter utilizzare il credito d’imposta in R&S riguardano le attività di ricerca fondamentale, ricerca industriale e sviluppo sperimentale in campo scientifico e tecnologico - come definite dall’articolo 2 del Decreto MiSE 26 maggio 2020.
L’articolo 3 e l’articolo 5 del medesimo D.M. definiscono invece le spese per le attività di innovazione tecnologica per la realizzazione di prodotti o processi di produzione nuovi o sostanzialmente migliorati. Infine, all’articolo 4 sono descritte le attività di design e ideazione estetica, finalizzate ad innovare in modo significativo i prodotti dell’impresa, sul piano della forma e di altri elementi non tecnici o funzionali.
Le spese ammesse sono quelle relative a personale, quote di ammortamento, canoni di locazione (finanziaria o semplice), spese per beni materiali mobili, software utilizzati nei progetti di R&S, per contratti di ricerca extra muros, licenze d’uso, privative industriali e servizi di consulenza.