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Telecontrollo, in arrivo multe da 150mila euro

Il Decreto Legislativo 198/2010 conferma che, anche per collegare le reti di telecontrollo all'infrastruttura di rete pubblica è necessario possedere una specifica autorizzazione ministeriale, con sanzioni per gli abusivi

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Massimiliano Cassinelli

Il mercato del telecontrollo rappresenta, attualmente, uno dei settori che mostrano i più interessanti tassi di crescita nell'ambito dell'automazione. A molte aziende appare infatti logico collegare la propria infrastruttura di automazione alla rete di telecomunicazione pubblica, godendo così della possibilità di visualizzare dati e allarmi da qualunque punto e, contemporaneamente, con la possibilità di effettuare interventi da remoto. Tempi di intervento più rapido e costi di trasferta eliminati sono due aspetti determinanti nella diffusione del telecontrollo e una simile opportunità è oggi offerta da quasi tutti i System Integrator.

Attenti alla legge!

Collegare una rete elettronica interna a quella pubblica è apparsa, sinora, un'attività quasi “naturale”, senza nessuna problematica specifica. Al punto che l'attenzione è stata sinora concentrata soprattutto sugli aspetti di sicurezza logica delle comunicazioni, trascurando in modo pressoché assoluto, una legge di vent'anni fa, la 109/91 che, all'articolo 3, prescriveva  “all'installazione, al collaudo, all'allacciamento e alla manutenzione delle apparecchiature terminali, da eseguire nel rispetto delle norme tecniche vigenti in materia, provvede l'abbonato per mezzo del gestore del servizio pubblico ovvero di imprese titolari di autorizzazione di grado adeguato alla potenzialità e complessità dell'impianto”. In realtà, l'obbligo di affidare ad aziende autorizzate la realizzazione dell'infrastruttura di trasmissione dati ha dato origine a sanzioni solo tra le aziende impegnate nell'ambito delle telecomunicazioni, senza sensibili ripercussioni tra quanti operano, in modo specifico, nell'automazione.
Lo scorso dicembre, recependo la Direttiva UE 2008/63/CE, la vecchia legge 109/91 è stata però abrogata e sostituita dal Decreto Legislativo 198/2010 che, all'artico 2, recita: “Gli utenti delle reti di comunicazione elettronica sono tenuti ad affidare i lavori di installazione, di allacciamento, di collaudo e di manutenzione delle apparecchiature terminali che realizzano l'allacciamento dei terminali di telecomunicazione all'interfaccia della rete pubblica, ad imprese abilitate”.
Gli apparecchi terminali coinvolti, come specificato all'articolo 1, sono “le apparecchiature allacciate direttamente o indirettamente all'interfaccia di una rete pubblica di telecomunicazioni   per trasmettere, trattare o ricevere informazioni; in entrambi i casi di allacciamento, diretto o indiretto, esso può essere realizzato via cavo, fibra ottica o via elettromagnetica”. E, in questa definizione rientrano anche i dispositivi di telecontrollo.
Sin qui, apparentemente, nulla di nuovo rispetto alla legge abrogata. La vera novità si trova all'articolo 1, comma 3 del nuovo decreto: “Chiunque effettua lavori di installazione, di allacciamento, di collaudo e di manutenzione delle apparecchiature terminali realizzando l'allacciamento dei terminali di telecomunicazione all'interfaccia della rete pubblica, in assenza del titolo abilitativo di cui al  presente articolo, è assoggettato alla sanzione amministrativa pecuniaria da 15mila euro a 150mila euro, da stabilirsi in equo rapporto alla gravità del fatto”. Una sanzione analoga è prevista anche per quanti rilasciano dichiarazioni di collaudo e conformità non corrispondenti alla reale consistenza delle opere e dei lavori realizzati.
Un'indicazione forte, che va nell'ottica di un maggior rigore e interpreta la necessità di sanzionare quanti sottoscrivono false dichiarazioni. Fortunatamente, in attesa del Decreto attuativo la cui bozza è attualmente in fase di consultazione pubblica, i funzionari degli Ispettorati Territoriali del Ministero dello Sviluppo Economico, preposti ai controlli di legge, svolgono le attività di sorveglianza più con l'obiettivo di informare sulle nuove regole che non di comminare le sanzioni previste.

Come mettersi in regola?

La notizia, sinora, ha suscitato una serie di prese di posizione, soprattutto tra quanti temono che il Decreto Legislativo costringa i privati cittadini a rivolgersi ad aziende in possesso di una specifica autorizzazione ministeriale anche per la semplice installazione di un router domestico. Un pericolo inesistente perché, sempre all'articolo 2, viene specificato come “in ragione della semplicità costruttiva e funzionale delle apparecchiature terminali e dei relativi impianti di connessione, gli  utenti possono provvedere autonomamente alle attività” di installazione e manutenzione. Per la corretta definizione del termine “semplicità costruttiva”, però, è necessario attendere la versione finale del Decreto attuativo, attualmente contestato dalla maggior parte degli operatori di settore.
Lo stesso documento, attualmente molto confuso e di difficile interpretazione, dovrebbe definire i requisiti di qualificazione tecnico-professionali che devono possedere le imprese per l'inserimento nel Registro delle imprese autorizzate. Oggi la pratica per ottenere l'autorizzazione ministeriale è sicuramente complessa, mentre le Associazioni di settore chiedono di deburocratizzare la procedura perché molti possano conseguire l'autorizzazione, focalizzando l'attenzione su una chiara identificazione delle esperienze lavorative e delle competenze fornite da titoli di studio in possesso di singoli tecnici, nonché delle strutture aziendali necessarie per realizzare specifici lavori.
Una simile imposizione dovrebbe ovviare alle difficoltà sino ad oggi riscontrate dagli imprenditori di nuova generazione, che non possiedono il backgruond previsto da disposizioni sicuramente datate. Anche se è innegabile che sia necessaria un'adeguata qualificazione di chi si propone al mercato come realizzatore di sistemi di elettronici interconnessi o da interconnettere alla rete pubblica con in sicuro vantaggio, in primo luogo, per gli utenti finali, ma anche per la sicurezza degli impianti stessi. Tutto questo soprattutto in considerazione del fatto che proprio la qualità degli accessi e della rete permette di ottimizzare le attività di telecontrollo e migliorare proprio il livello di sicurezza, non solo logica ma anche fisica, che rappresenta una prerogativa fondamentale per infrastrutture che sono sempre più vitali per l'intero sistema Paese.
Il tutto senza dimenticare che, per gli imprenditori più accorti e capaci, lavorare nel rispetto delle leggi vigenti non è un onere ma un'opportunità che qualifica l'attività e promuove il business.

Leggi la bozza del decreto attuativo

Telecontrollo, in arrivo multe da 150mila euro - Ultima modifica: 2011-04-07T11:41:46+02:00 da Lucia Favara