AI generativa come assistente alle ricerche e compagna di studi: in un anno è esploso l’utilizzo informale dell’intelligenza artificiale generativa a scuola. Ormai uno su due la usano “spesso” o “molto spesso”, rispetto al 34% dell’anno scorso. Mentre si sono quasi dimezzati gli studenti che non ne hanno ancora fatto ricorso, passati dal 25% al 16%.
Lo rileva l’indagine “Dopo il diploma” 2025, condotta da Skuola.net insieme a ELIS, consorzio specializzato in attività di orientamento, formazione e inserimento professionale.
L’intelligenza artificiale a scuola: a cosa serve?
Per cosa usano ChatGPT e simili a scuola? Non tanto per copiare, sembra, ma come assistente per le ricerche o come compagna di studi. Per avere più spiegazioni e a loro volta per farsi interrogare, per farsi correggere i compiti e gli elaborati, con qualche suggerimento su strategia e metodo di studio.
Tuttavia, la maggioranza degli studenti (80% dei 2.500 alunni di scuole superiori intervistati) vorrebbe capire e studiare le logiche e le tecnologie sottostanti. In particolare, il 41% vorrebbe che algoritmi e AI diventassero materia obbligatoria, mentre il 40% come contenuto di studio facoltativo. Ad oggi, infatti, appena uno studente su 10 ha avuto modo di prendere familiarità con le nuove tecnologie con i propri insegnanti. Un altro terzo abbondante (35%) lo ha fatto giusto saltuariamente.
Governare l'AI per avere un ruolo nel mercato del lavoro
Cosa muove dunque gli studenti a chiedere a gran voce che l’AI diventi materia di studio e competenza curricolare? C’è curiosità ma anche preoccupazione, in crescita, circa l’impatto sul lavoro e le professioni. Per questo vogliono trovarsi pronti in un mercato in rapida trasformazione.
I “timorosi” sono aumentati di circa il 10% in un anno, oggi il 60% degli intervistati. Il 31% ritiene che ogni settore sia a rischio, mentre il 29% pensa che l’impatto sarà rilevante, ma non interesserà tutti gli ambiti economici. Il restante terzo del campione vede nello sviluppo tecnologico un’occasione per la nascita di nuove professioni, in sostituzione di altre destinate a scomparire.
«L’intelligenza artificiale è il tema sul quale stiamo rivedendo da tempo i nostri programmi didattici, come il Corso di Laurea in Ingegneria Digitale in collaborazione con il Politecnico di Milano. Per gli stessi motivi, stiamo sperimentando anche i percorsi di orientamento, aggiornamento e formazione che coinvolgono direttamente il personale delle aziende del nostro Consorzio, che peraltro stanno suscitando un ottimo riscontro. Segno di un bisogno di sapere che dalla scuola si estende alle università e alle stesse imprese», testimonia Pietro Cum, amministratore delegato di ELIS.
Puntare su competenze ed ecosistemi
Intelligenza artificiale, innovazione e competenze sono viste come leve strategiche per la competitivitàdi imprese e Paesi. Si stima infatti che l’AI possa contribuire a una crescita del PIL globale del 14% entro il 2030, rendendo cruciale l’adozione strategica di queste tecnologie.
“L’intelligenza artificiale non è solo una tecnologia, ma un abilitatore di nuove soluzioni, capace di rivoluzionare l’intero sistema produttivo. Ma senza competenze, ecosistemi di innovazione e partnership strategiche, l’AI resta solo un’opportunità mancata. Non basta adottarla: bisogna saperla governare, integrarla nei processi e trasformarla in un vero asset competitivo. Il suo impatto non riguarda solo l’efficienza, ma la capacità di generare nuove opportunità di crescita e occupazione qualificata. Sarà la valorizzazione dei dati a ridefinire il lavoro, migliorandone la qualità e liberando tempo e risorse per attività a maggiore valore aggiunto», spiega Ferruccio Resta, Presidente Fondazione Bruno Kessler, già rettore del Politecnico di Milano, in occasione del convegno “Competenze digitali e AI”, organizzato con la Camera di Commercio Italo-Germanica (AHK Italien).
Nel caso dell’AI, infatti, in ottica bilaterale è utile rifarsi a quanto previsto dal Piano d’Azione italo-tedesco: estendere e strutturare la collaborazione tra Italia e Germania ad ambiti strategici, tra cui lo sviluppo di nuove tecnologie e i progetti di ricerca congiunta, Attualmente, la Germania ricopre circa il 4% del mercato globale dell’AI, mentre l’Italia circa il 2%.

“L’innovazione chiama inevitabilmente in causa il capitale umano, le competenze e la formazione. Da anni osserviamo che la difficoltà a trovare personale qualificato e adeguatamente formato sulle nuove tecnologie è tra i principali fattori di rischio per il business delle aziende, spesso al primo posto.
Un aspetto cruciale delle competenze è la loro condivisione e circolazione: si tratta di concepire lo sviluppo tecnologico come un processo che avviene all’interno di ecosistemi, dove la ricerca e il know-how circolano in modo fluido tra diversi attori e centri di competenza, pubblico-privati», dichiara Jörg Buck, Consigliere delegato AHK Italien.