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Novità per il Disegno di Legge Digital Innovation Act

Le previsioni del Disegno di Legge potrebbero modificare lo scenario economico italiano, con una nuova governance e diverse misure capaci di realizzare una tecnologia sostenibile, sociale e inclusiva.

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Marianna Capasso

Novità per il Digital Innovation Act, il Disegno di Legge di cui si parla già da un po’ e che potrebbe cambiare lo scenario per l’innovazione digitale. Con un unicum di disposizioni che partono dalla governance e arrivano a regolare la sostenibilità dell’innovazione, il Disegno prevede diverse misure per lo sviluppo tecnologico e innovativo del comparto imprenditoriale.

Un progetto lungimirante che affascina e di cui, probabilmente, oggi l’Italia avrebbe davvero bisogno, per favorire la crescita dell’ecosistema nazionale, mettendo in campo tutto il potenziale tecnologico del tessuto imprenditoriale. L’obiettivo? Accelerare la doppia transizione digitale e green, grazie alla creazione di nuove figure – tra cui il Ministero dell’Innovazione e dello Sviluppo Tecnologico – o all’implementazione di normative ad hoc per promuovere i principi di accessibilità, contrastando i contenuti illegali.

Ma servono anche misure per lo sviluppo, che siano concrete per promuovere la tecnologia, abilitando l’ambiente dell’innovazione. Si punta quindi sulla formazione e sulle competenze, in modo da incentivare strartup e scale up, ricorrendo alla finanza agevolata o ad un apposito sistema di incentivi, tra cui i crediti d’imposta.

L’innovazione, motore della crescita (ma non solo)

Fondamentale per lo sviluppo economico, ma non solo, l’innovazione tecnologica e digitale rappresenta anche la chiave di volta per la crescita sociale, con una missione che va al di là dell’aspetto finanziario. Grazie alla competitività delle imprese, in Europa e a livello globale, sarà possibile contrastare le disuguaglianze, combattere il cambiamento climatico, tutelare la salute e proteggere i diritti fondamentali del cittadino.

Si tratta però di sfide non sempre semplicissime ma che, grazie agli investimenti in ambito digitale, potranno essere affrontate e anche vinte. Da questa esigenza nasce il Disegno di Legge, con l’obiettivo di colmare una serie di gap culturali e strutturali nel sistema Italia, soprattutto per ciò che riguarda gli aspetti produttivi e imprenditoriali.

Nell’ultimo secolo, quindi, siamo passati da uno Stato imprenditore – che interveniva sulle logiche di mercato – ad uno Stato regolatore, neutrale e tecnico per la gestione del settore. Lo step successivo, perfetto per i giorni nostri, è la realizzazione di uno Stato innovatore, in grado di mettersi al servizio di imprese e cittadini, per migliorarne le condizioni economiche e sociali. Ed è questo quello a cui punta il nuovo Disegno di Legge.

Il Digital Innovation Act, tra novità e finalità

Tutto molto interessante, ma a che punto siamo con quest’idea? È realizzabile? Una delle ultime novità nell’iter legislativo del DDL risale al 06 febbraio 2024. Dopo mesi di silenzio, la parte relativa alla Governance è stata assegnata alla ottava Commissione permanente (Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica) in sede referente.

Le “Disposizioni per la governance dell’innovazione digitale e tecnologica” rappresentano infatti il primo Pillar del Digital Innovation Act. Si tratta, probabilmente, di un aspetto che colpisce molto la pubblica opinione, perché prevede una sorta di “stravolgimento” della struttura operativa, anche e soprattutto da un punto di vista politico.

L’obiettivo è sempre il medesimo: promuovere il potenziamento dell’innovazione tecnologica per far crescere e consolidare la competitività delle imprese sui mercati europei e internazionali, favorendo una occupazione di qualità e altamente professionale.

La Governance nel Digital Innovation Act

Il primo Pillar si concentra, dunque, su un sistema di principi, regole e procedure per gestire il nuovo ambiente innovativo a cui si punta. Per fare tutto verrà istituito il Ministero dell’Innovazione e dello Sviluppo Tecnologico, con funzioni esclusivamente dedicate alla promozione della digitalizzazione, delle innovazioni tecnologiche e dell’intelligenza artificiale.

Il nuovo Ministero potrebbe velocizzare le procedure, spesso rallentate da una eccessiva ripartizione tra diverse amministrazioni statali; potrebbe poi promuovere studi, indagini e attività per l’innovazione digitale e lo sviluppo tecnologico, gestendo altresì l’implementazione delle normative internazionali ed europee, nell’ambito delle tecnologie e delle soluzioni digitali.

Gli altri articoli del Fascicolo Iter DDL S. 965 prevedono poi l’istituzione del Consiglio nazionale per l’innovazione e del Comitato interministeriale per le politiche industriali e di sviluppo tecnologico (CIPIST), presieduto dal Presidente del Consiglio dei ministri. Con l’articolo 6 si istituirebbe il Comitato per la regolazione digitale, mentre con il 7 l’Agenzia per l’intelligenza artificiale, per la regolamentazione e lo sviluppo del settore.

Le misure per una tecnologia sostenibile, sociale e inclusiva

Il primo pilastro prevede, infine, l’istituzione di una Legge Annuale per il Digitale, simile a quella sulla Concorrenza. Con il nuovo strumento potranno essere fotografati i progressi nell’adozione delle politiche e, allo stesso tempo, sarà possibile individuare e rimuovere gli ostacoli tecnologici e quelli regolatori. In questo modo sarà più semplice creare un processo di innovazione digitale, più semplice da aggiornare e da correggere, all’occorrenza.

In contemporanea a tutto ciò sarà però necessario implementare regole chiare e trasparenti, per far sì che le tecnologie digitali possano essere adottate e, soprattutto, sviluppate. Su questo punto si concentra il Pillar 2 del Digital Innovation Act, introducendo misure per una sostenibilità dell’innovazione a 360 gradi (green, social e inclusive), grazie alla promozione di principi di accessibilità e di contrasto ai contenuti illegali.

Servono algoritmi trasparenti che rendano i servizi digitali equi e contendibili – garanti, cioè, della libera concorrenza. Bisognerà stabilire modalità di verifica per la maggiore età (18 anni), necessaria per accedere a siti, app e piattaforme vietate ai minore. Nell’ambito dell’intelligenza artificiale sono necessarie, poi, misure attraverso le quali evitare usi impropri di repliche digitali, creando altresì uno spazio tecnico-normativo sperimentale e temporaneo.

Il Pillar 3: lo sviluppo tecnologico del Digital Innovation Act

Infine il terzo Pilastro, dedicato alle misure di promozione dello sviluppo tecnologico e all’abilitazione dell’innovazione. In questo ambito si dedica particolare attenzione alle piccole e microimprese, per le quali si auspica la distribuzione di un voucher per la digitalizzazione. Si prevede anche un credito d’imposta per gli investimenti in beni tecnologicamente avanzati e green, per affiancare (e non sostituire) le agevolazioni previste dal Piano Transizione 4.0 e dal recente 5.0.

Interessanti anche le previsioni destinate al quantum computing, all’intelligenza artificiale e alle misure di rafforzamento della cybersecurity per le imprese: anche in questo caso potrebbero essere previsti supporti economici, informativi e operativi, grazie alla creazione di una nuova figura, ovvero il “Responsabile della Sicurezza Informatica”.

Nel testo si ipotizzano anche azioni di snellimento burocratico, deduzioni fiscali, incentivi, spinta all’internazionalizzazione e semplificazione dei processi, con l’obiettivo di favorire i processi per startup e scaleup. Il DDL, poi, istituisce il Fondo Intelligenza Naturale, per il finanziamento dei progetti in formazione e competenze digitali, mentre attraverso il credito d’imposta “Formazione Futuro” sarà possibile stimolare la crescita delle competenze e la qualificazione del personale dipendente.

Una riflessione finale…

I tre pilastri (governance, misure per una tecnologia sostenibile e misure per lo sviluppo) rappresentano un tutt’uno e prevedono una copertura totale degli aspetti relativi all’innovazione. La sinergia tra le parti è quel quid pluris che promuove l’innovazione e garantisce la crescita, con l’offerta di un nuovo modello sano e lungimirante, probabilmente unico nel suo genere.

A consuntivo, quindi, le finalità del nuovo Disegno di Legge appaiono nobili. Per come è strutturato, il DDL potrà stimolare la creazione di posti di lavoro qualificati e sostenere la competitività delle imprese, traghettando velocemente il Paese verso la transizione digitale ed ecologica. Cresceranno le startup e scaleup, e anche le PMI potranno risultare più competitive, in Italia e all’estero. Allo stesso modo, questo scenario potrebbe attrarre investimenti e talenti da fuori.

Tuttavia, per quanto mirabolanti, le idee si scontrano con la realtà, evidenziando tristi aspetti visionari della vicenda: per realizzare i diversi progetti a sostegno delle imprese e dell’innovazione servono risorse. È anche vero, però, che metà del lavoro appare già fatto, al di là del colore politico delle idee. Il DDL potrebbe quindi essere quel punto di partenza, importante, che fungerà da trampolino o da strumento emulativo, non importa: quello che conta è innovare, nel breve termine. E, intanto, rimaniamo in attesa di ulteriori novità.

Novità per il Disegno di Legge Digital Innovation Act - Ultima modifica: 2024-03-14T12:50:02+01:00 da Marianna Capasso