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Nice: più network interno e forza dell’ecosistema per una cultura aperta e inclusiva

L’azienda multinazionale veneta ha sviluppato un progetto con studenti della business school americana Cimba per diffondere una cultura sempre più inclusiva. In primo piano, ascolto dei giovani e valorizzazione dei differenti contributi individuali per continuare a crescere.

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Gaia Fiertler

Una app per i 2.800 collaboratori nel mondo, un Women Network globale e una Roadmap tra programmi di formazione e obiettivi misurabili entro il 2025. Questi i primi risultati tangibili del progetto di Diversity & Inclusion (D&I) sviluppato da Nice e Cimba, con il supporto di Thinking Dimensions.

Il progetto ha impegnato manager di più divisioni dell’azienda veneta (HR, sostenibilità, comunicazione interna). Tre studenti del master in business administration (Mba) della scuola di management Cimba (una ragazza americana, una slovena e un ragazzo americano) e la società di consulenza guidata da un ex studente Cimba, Scott Newton. Il network internazionale di donne è coordinato anch’esso da un ex studentessa Cimba di una ventina di anni fa, oggi dipendente Nice.

Network e community con Nice e Cimba

La community femminile e la piattaforma Teams aperta a tutti i collaboratori, anche in diverse lingue, dove incoraggiare confronti, opinioni e testimonianze sui temi D&I, saranno strumenti pratici a supporto di una cultura già aperta, che intende proseguire e consolidare le proprie logiche di inclusività, ascolto e creatività.

Il tema di “women empowerment” si pone in un’azienda fortemente ingegneristica, dove le donne sono meno numericamente. Con questo network interno volontaristico avranno più occasione di confrontarsi tra loro, di proporre progetti alla Direzione e di trovare ispirazione nel ricoprire posizioni di leadership. Nice ha in programma di sviluppare anche altri progetti per persone con disabilità e di etnie diverse.

A rinforzo di questo approccio, il progetto con Cimba ha reso internazionale la figura degli D&I Ambassador, sempre in una logica di comune cultura aziendale. Gli ambassador sono dipendenti che si offrono su base volontaria per promuovere, educare e responsabilizzare i colleghi attraverso iniziative dedicate. Oggi sono 40 e sono distribuiti in 11 Paesi, con due incontri internazionali già all’attivo durante l’ultimo progetto.  

Nice: la forza dell’ecosistema per una cultura aperta e inclusiva
Teo Noschese

Sono stati inoltre messi a punto strumenti concreti a supporto del management, con una Roadmap al 2025 con obiettivi puntuali: una D&I Policy, un International Mentorship Program e una Equal Salary Certification.

«Siamo un’azienda multiculturale, con stabilimenti dove lavorano persone anche di 50 nazionalità diverse. In trent’anni siamo cresciuti per successive acquisizioni, dal Canada al Brasile all’Australia. Siamo abituati all’ascolto di idee divergenti, a lasciare che le persone si esprimano liberamente, manifestando punti di vista e background differenti. Tuttavia, volevamo fare ancora meglio con un progetto strategico di respiro internazionale, che partisse dall’ascolto dei giovani mettendo in primo piano il loro contributo. Così ci siamo aperti all’esterno e abbiamo dato a questi tre studenti la libertà di chiedere, intervistare, fare proposte senza riserve», racconta Teo Noschese, Group Chief Human Resources Officer di Nice.

L’azienda, con 13 stabilimenti nel mondo e 15 centri ricerche, è specializzata nell'Home Management Solution, dall’automazione di cancelli e garage a sistemi di sicurezza residenziali, commerciali e industriali. 

Sfida vinta: il ruolo dell’ecosistema

Il progetto ha avuto una durata di cinque mesi, con un primo studio di fattibilità; una fase di progettazione, durante la quale si è strutturata la cornice di riferimento per migliorare l’attuale orientamento agli obiettivi D&I e una fase conclusiva con l’implementazione delle soluzioni.

La sfida, per i giovani studenti dell’Mba, è stata principalmente quella di mettere in pratica metodologie e concetti acquisiti al master, entrando in contatto diretto con una realtà aziendale e le sue persone, il suo linguaggio e le sue dinamiche. Hanno fatto un’analisi dei bisogni attraverso interviste e hanno proposto soluzioni da condividere e implementare, supportati dalla società di consulenza Thinking Dimensions, che ha offerto loro formazione sul concetto stesso di consulenza e li ha “guidati” nel progetto. La sfida per i manager di Nice è stata soprattutto quella di dedicare tempo, risorse e ascolto a questi giovani “inviati” per poi realizzare un progetto che tenesse conto del loro contributo.

«Ci siamo messi in gioco noi per primi nel collaborare con dei giovani per mettere a terra delle idee, che avevamo già e che in parte già esprimevamo, ma che non sapevamo come fare a realizzare del tutto e come potenziarle. Oltre all’età degli interlocutori, la vera differenza rispetto a progetti classici di consulenza è che non sapevamo dove saremmo arrivati. Non sapevano a priori che forma avrebbe preso il progetto e anche questo è stato un allenamento al nuovo e al diverso», commenta il direttore HR.

Diversity & Inclusion prima di tutto come “sicurezza psicologica”

Nonostante la dovuta attenzione alle questioni di genere se presenti, sia per Nice sia per Cimba il concetto di Diversità e Inclusione è ben più ampio rispetto a singole dicotomie. Riguarda infatti più in generale la possibilità di esprimersi, di portare avanti un pensiero divergente senza paura e senza fermarsi a una rassicurante omologazione. Per innovare infatti ci vuole un pensiero libero e differente dal noto e già detto. Tuttavia, le organizzazioni vanno preparate e formate a questo approccio, sia dal punto di vista organizzativo sia manageriale.  

Cristina Turchet

«Quando inauguriamo i nostri corsi, ricordiamo sempre che il clima cambia in azienda se le persone possono esprimersi, dare feedback, sbagliare, riprovare. Sono più ingaggiate e contribuiscono attivamente alle sfide aziendali. In un ambiente dove si raggiungono risultati personali, professionali e interpersonali, si lavora anche meglio in gruppo. Si impara dagli altri e dalle reciproche valutazioni. Noi stessi, come scuola, abbiamo creato un ambiente di sicurezza psicologica (“Psychological Safety”), dove sentirsi liberi di parlare e interagire, dove non ci siano timidezze né giudizi o pregiudizi. Il nostro obiettivo è infatti formare manager che, a loro volta, credano in questi valori e favoriscano ambienti accoglienti, positivi e creativi. Anche rispetto ai giovani, bisogna tener conto che preferiscono la soddisfazione personale, che cercano l’allineamento sui valori in cui si riconoscono e piuttosto scelgono il volontariato se dà più senso e significato rispetto a quello che offre il mercato», commenta Cristina Turchet, Direttrice di Cimba Italy, la business school con sede a Paderno del Grappa, in Provincia di Treviso, che ha 36 università americane consorziate e offre corsi di alta formazione, e leadership basati anche sulle ultime ricerche delle neuroscienze.

Leadership di ascolto per trattenere i giovani

Il punto è vedere questo cambio di paradigma nei giovani come una occasione di creazione di valore per tutti e non come un ricatto tra generazioni. Per esempio, nell’esperienza con Nice gli studenti hanno potuto portare anche il loro contributo creativo ed esperienziale che viene dalle diverse culture di provenienza e questo è stato un arricchimento per tutti. «Siamo certi che la diversità stessa di questo gruppo di studenti abbia portato un valore aggiunto all'iniziativa», aggiunge la direttrice.

All’estero questa cultura è più diffusa che in Italia e, in sostanza, dipende molto dallo stile di leadership presente saper cogliere o meno tutte le opportunità possibili offerte dalla diversità nella popolazione aziendale. Uno stile che si può allenare, acquisire e trasmettere con l’esempio e che va gestito organizzativamente.

«Ogni individualità può portare valore, se messa nelle condizioni di esprimersi. I giovani, per esempio, hanno un approccio completamente diverso dal passato. Oggi sono loro a porre le condizioni. Così, se vogliamo essere attrattivi e vogliamo trattenerli dobbiamo offrire flessibilità, inclusività e garanzie di sviluppo personale e professionale. Come HR ci stiamo allenando già da qualche tempo anche in Italia, ma è una cultura che va diffusa trasversalmente a tutti i livelli. Per questo servono progetti come quello con Cimba per rinforzare, diffondere e agire determinati valori anche con strumenti pratici e occasioni di riflessione e confronto», conclude Noschese, che ha una ventennale esperienza in multinazionali come GE, Alstom e Fiat in diversi Paesi al mondo.

Nice: più network interno e forza dell’ecosistema per una cultura aperta e inclusiva - Ultima modifica: 2023-08-07T08:00:52+02:00 da Gaia Fiertler