Nella trasformazione digitale delle industrie manifatturiere un ruolo chiave è svolto dall’integrazione tra i sistemi IT, l’Information Technology e l’ambito OT, l’Operational Technology.
Oggi disponiamo già di tecnologie che agevolano questa convergenza, come il cloud computing per acquisire e analizzare grandi quantità di dati, l’edge control per ridurre la latenza dei dati, consentendo decisioni locali più precise e rapide e i dispositivi intelligenti e connessi, l'Indutrial IoT.
L’offerta tecnologica odierna sul mercato per attivare l’integrazione in ambito IT/OT è decisamente ampia, ma spesso complessa da mettere in campo a causa delle peculiarità di ogni realtà industriale, richiedendo conoscenze tecniche specifiche.
In questo contesto opera FasThink, realtà “nativa digitale” che affianca le aziende in questo percorso, proponendo una piattaforma software per la connessione IT/OT, una sorta di bridge installato sul server aziendale
FasThink, nativa digitale focalizzata sull’integrazione IT/OT
Da oltre dieci anni e con costante attenzione all’innovazione, FasThink - con sede a Desio (MB) - progetta, realizza e commercializza componenti, sistemi e soluzioni software per l’automazione aziendale, raccolta dati, identificazione automatica e tracciabilità.
Forte di un elevato know-how progettuale, FasThink aiuta le aziende nella trasformazione digitale dei processi, operando nei mercati dell’industria manifatturiera, nell’automotive, nel food a e nel pharma, nei settori della produzione, della logistica e dei servizi.
L’azienda è guidata da Matteo Scola, Operation Manager e Partner della società, con una lunga esperienza maturata nella standardizzazione dei processi industriali nel settore manufatturiero e nello sviluppo e integrazione di soluzioni software per il miglioramento dei processi.
A Matteo abbiamo chiesto di illustrarci il concept di FastThink, l’esperienza con le aziende in ambito di trasformazione digitale e la proposta per l’integrazione IT/OT.
Intervista a Matteo Scola, Visionary Thinker
In FasThink vi definite Visionary Thinkers, può spiegare meglio questo concetto?
Il Visionary Thinking (pensiero visionario) può essere definito come la capacità di vedere possibilità, opportunità e soluzioni che altri potrebbero non cogliere o trascurare.Ci consideriamo Visionary Thinkers in quanto le nostre soluzioni software nascono dalla sperimentazione, dalla ricerca e da una forte dose di creatività. Il che, per noi, non significa, necessariamente inventare cose, ma reinterpretarle e affrontarle da prospettive differenti, da visioni alternative che vanno oltre l’ostacolo, una sorta di “out of the box thinking”.
Siamo anche certi del fatto che la tecnologia per essere innovativa non debba necessariamente essere complessa; al contrario può essere easy e quando lo è diventa universale, trasversale, utilizzabile da tutti. Analizzando il percorso della trasformazione digitale negli ultimi anni abbiamo intercettato i trend e le tecnologie a cui le aziende manifatturiere e non solo devono guardare per intraprendere o proseguire la strada della digitalizzazione.
Dal vostro punto di vista, in Italia come sta andando la trasformazione digitale in ambito industriale?
Nel corso dell’ultimo anno, secondo l’indice Desi, le Pmi con un livello base di digitalizzazione sono aumentate di quasi il 9%, superando la media europea, mentre a livello entreprise siamo ancora molto indietro su big data e intelligenza artificiale, ma meglio posizionati nell’ambito Cloud. Tuttavia la strada è ancora lunga. Grazie all’esperienza quotidiana al fianco dei nostri clienti, con cui abbiamo la fortuna di confrontarci scambiando idee e affiancandoli nella ricerca delle soluzioni più idonee - non solo per la risoluzione di problemi attuali, ma anche in un’ottica prospettica - stiamo assistendo in prima linea a questa trasformazione in corso.
Un cambiamento straordinario che vede le aziende impegnate “culturalmente” verso la digitalizzazione, l’automazione e l’analisi dei dati. Ciò che stiamo osservando è che in questo percorso il comparto industriale italiano sta effettivamente ottenendo un miglioramento dei processi e delle performance. Ma le aziende devono acquisire maggiore consapevolezza.
Cosa intendete per consapevolezza?
Le aziende devono acquisire la consapevolezza che, anche solo in minima parte, dovranno modificare l’attuale processo per meglio capitalizzare l’apporto prestazionale delle nuove tecnologie e procedere nella direzione di un miglioramento; è molto raro, infatti, il caso in cui una tecnologia possa essere adattata completamente ad un processo.
Gli obiettivi e le criticità dell’integrazione non possono e non devono essere riconducibili unicamente all’aspetto informatico che è, tra le altre cose, quello meno complesso. Dovranno, invece, essere indirizzati a un concetto più ampio: l’integrazione di come funziona la tecnologia, di come la si intende applicare, di quali risultati si vogliono ottenere e quindi di come poterla integrare all’interno di un sistema informatico. Tutto questo senza rivoluzionare i processi e i sistemi già presenti e in uso, semplicemente “armonizzandoli”.
L’Integrazione IT/OT è fondamentale per la trasformazione digitale del mondo industriale. Qual è il vostro approccio? E quali le soluzioni?
Oggi molte soluzioni di integrazione sono strutturalmente spezzettate e articolate. Spesso, infatti, le macchine e gli impianti non si parlano e non sono collegati direttamente ai server aziendali. Viene loro interposto il cosiddetto Edge, un hardware fisico che può essere una macchina, un pc industriale, che a sua volta viene posizionato in una sottorete aziendale perché non è rispondente alle policy/compliance aziendali. L’edge deve poi essere manutenuto, aggiornato e gestito.
Proviamo, invece, a immaginare di avere un’unica piattaforma software di connessione, quindi un Edge virtuale - un bridge come lo definiamo noi di FasThink - che può essere installato direttamente sui server dei clienti, che non richiede un server specifico e ad oggi è già certificato per rispettare le policy/compliance aziendali dei gruppi industriali più importanti in Italia e all’estero.
Questo consente al reparto IT aziendale, già oberato da tante attività, da un lato, di disporre di una soluzione scalabile, pienamente integrata nell’ecosistema aziendale che non necessita di essere manutenuta o di avere hardware dedicato a valle, e dall’altro lato, di poter connettere tutte le soluzioni, le machine e gli impianti, direttamente, senza dover creare reti, ridisegnare architetture e interporre hardware fisici.
Ci può spiegare meglio il concetto di Edge/Bridge?
Con la nostra piattaforma intendiamo semplificare e armonizzare l’architettura: “tante macchine, tanti Edge” che le mettono in connessione con i server aziendali attraverso una unica piattaforma software di connessione, una sorte di ponte per la connessione, un bridge per l’appunto, installato direttamente sul server aziendale che integri i sistemi IT e le tecnologie OT abitualmente in uso. Il bridge è Connect Orchestrator, una piattaforma scalabile che consente l’addizione di ulteriori moduli specifici per l’integrazione di componenti e soluzioni che prevedono tecnologie differenti.
FasThink si propone come “unico” partner per la gestione e l’integrazione delle diverse tecnologie OT e con le sue soluzioni e tecnologie si rivolge a un mercato multilivello che comprende sia player manifatturieri, sia system integrator.