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L’Industrial IoT per i prodotti del futuro: i servizi connessi

Abilitatore tecnologico dei nuovi modelli di business basati sui servizi connessi, l’Industrial IoT in Italia cresce a doppia cifra, rimanendo al centro dell’evoluzione dell’Industria 4.0 verso il concetto del 5.0.

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Nicoletta Buora

“Nel decennio scorso la risposta tecnologica dell’Europa alla necessità di aumentare la competitività sui mercati globali è stata Industria 4.0, che raccontava e racconta ancora, come si possono utilizzare un insieme di tecnologie digitali per diventare più competitivi e mettere a fattore il dato all’interno del processo di produzione”, ha affermato Giovanni Miragliotta Responsabile scientifico dell’Osservatorio Internet of Things del Politecnico Milano.

La trasformazione digitale promessa dal 4.0 è avvenuta perché le aziende che stanno adottando le tecnologie abilitanti del 4.0 hanno aumentato non solo la produttività ma anche la capacità innovativa”.

Giovanni Miragliotta

Oggi, però, non è più sufficiente. Temi come la sostenibilità, la governance, la sicurezza e la debolezza delle filiere obbligano a un ripensamento dei concetti trainanti.

Nonostante l’Europa – Italia compresa - abbia dimostrato una grande capacità di reazione a due importanti schock quali la pandemia e il conflitto russo-ucraino, con i valori del comparto tornati ai livelli pre-crisi, lo scenario continua a deteriorarsi.

Si pensi ai costi delle materie prime e dell’energia, alla competizione produttiva. A questo si aggiunge anche la sfida della sostenibilità, oggi non più rimandabile.

“Una dinamica complessa che giustifica la necessità di rileggere, dopo una decina di anni, Industria 4.0 alla luce dell’evoluzione e delle nuove sfide che si stanno presentando”, ha osservato Miragliotta.

Passare al 5.0 non è, dunque, un rebranding, ma la necessità di utilizzare al meglio le tecnologie - si pensi solo all’impatto dell’intelligenza artificiale – in un’ottica di sostenibilità e con la valorizzazione della persona per l’industria del futuro”.

E in questo scenario che vede l’industria 4.0 evolvere verso il 5.0 l’Industrial IoT rimane al centro.

Il mercato italiano dell’Internet of Things

Corre il mercato italiano dell’Internet of Things che nel 2023 ha raggiunto un valore di 8,9 miliardi di euro, +9% rispetto al 2022 e conta 140 milioni di oggetti connessi attivi, poco più di 2,4 per abitante.

Tra i diversi ambiti, la fetta più grande del mercato è rappresentata dalla Smart Car, con un fatturato di oltre 1,5 miliardi di euro, 18% del totale; al secondo posto troviamo le applicazioni IoT nel mondo utility (Smart Metering e Smart Asset Management) con 1,38 miliardi di euro (+1%), seguite dallo Smart Building (1,3 miliardi, -1%).

Tra gli altri ambiti, l’Industrial IoT, rappresentato dalla Smart Factory, si ritaglia una quota del 10 % dell’intero mercato per un valore di 905 milioni di euro, evidenziando una crescita del 16%, sopra la media del mercato.

Parallelamente, l’offerta di soluzioni IoT continua a evolvere, con un numero crescente di aziende in grado di raccogliere grandi quantità di dati dagli oggetti connessi, grazie ai quali è possibile integrare la propria offerta con nuovi servizi di valore.

Questo approccio ha un impatto diretto sui numeri del mercato: i servizi raggiungono quota 4 miliardi di euro (+14% vs 2022).

Prospettive future

“Se si considera la riduzione degli incentivi legati al Piano Transizione 4.0 e al Superbonus nel corso dell’anno, il risultato è particolarmente positivo”, ha commentato Giulio Salvadori, Direttore dell’Osservatorio Internet of Things.

I dati della ricerca realizzata dalla School of Management del Politecnico di Milano sono stati presentati recentemente in occasione del convegno “Notte prima degli esami: Internet of Things alla prova di maturità".

Guardando al futuro, una prima grande sfida da cogliere riguarda la valorizzazione dei dati raccolti dai dispositivi. Da un lato, l’utilizzo dei dati può migliorare le performance del business attuale tramite, ad esempio, l’efficientamento delle operations o il miglioramento dell’offerta”, ha osservato Salvadori.

“Dall’altro, permette alle imprese di espandere il proprio business o modificarne la natura, abilitando servizi aggiuntivi per i propri clienti e nuovi modelli di business basati sulla servitizzazione.”

Su questi temi c’è ancora molta strada da fare, anche se iniziano ad arrivare sul mercato nuove soluzioni sempre più avanzate in grado valorizzare concretamente i dati raccolti.

In Italia, l’Industrial IoT cresce a doppia cifra

All’interno del mercato IoT, la Smart factory ha fatto molto bene, crescendo del 16%, ben oltre la crescita media dell’intero mercato e, secondo la maggior parte degli analisti internazionali, il mercato dell’Industrial IoT è destinato a crescere molto significativamente nei prossimi anni con tassi di crescita importanti.

Angela Tumino

Il 76% delle grandi imprese (su un campione di 100 coinvolte nella ricerca) ha già avviato progetti di Smart factory, anche se circa la metà sono sperimentazioni. Rispetto alle tipologie di progetti emergono la manutenzione in un’ottica sempre più predittiva, grazie ai dati raccolti con l’IIoT, le soluzioni di produzione, monitoraggio, qualità e quelle relative ai consumi energetici.

“Lo scenario è in grande fermento con oltre il 60% del campione che ritiene la smart factory molto rilevante e strategica per il futuro dell’imprese, ma solo un’azienda su tre dichiara di avere conoscenze e competenze su questo tema”, ha osservato Angela Tumino, Direttrice dell’Osservatorio IoT.

“Una situazione che rischia di non far comprendere il valore delle nuove progettualità e dell’impatto delle soluzioni IIoT”.

I dati che alimenteranno i servizi connessi

Un tema chiave dell’Industrial IoT sono i dati. Oggi più della metà delle aziende utilizza ampiamente i dati raccolti, ma l’altro 50% li utilizza poco o per nulla.

Tuttavia, le opportunità di utilizzo dei dati sono tante, non ultimo lo sviluppo di nuovi modelli di business in un’ottica di servitizzazione, fino a modelli di business più evoluti quali il pay per use e pay per performance.

Qui le sfide per le imprese si fanno più dure, si pensi a un costruttore di macchinari che anziché vendere le macchine vende i servizi di quelle macchine.

"Ma bisogna tener presente che i consumatori di domani saranno i nativi digitali per i quali il mondo sarà l’intangibilità e quindi il servizio sarà il vero prodotto e la  macchina in quanto piattaforma fisica diventerà una commodity, un abilitatore dei servizi digitali”, ha osservato Marco Taisch, Made Comptence Center Industria 4.0.

Dalla ricerca, tuttavia, è emerso che le aziende si sono dichiarate molto interessate ad avviare i nuovi servizi abilitati d’IIoT e dalle tecnologie complementari quali AI, analitycs, big data, cloud.

Cosa ne pensano le imprese

L’IIoT offre un panorama ricco di possibilità, ma non poche sono anche problematiche da gestire, per questo per avere successo in questo percorso ci sono alcuni punti chiave che vanno tenuti in considerazione”, ha spiegato Anna Buttaboni, Storm Reply.

La collaborazione, l’attenzione al ritorno sull’investimento portato dai nuovi modelli di business, l’importanza di creare un ecosistema di partner specializzati che possano portare competenze sia da un punto di vista funzionale sia sul fronte tecnico sono alcuni degli aspetti da considerare.

È poi necessario coinvolgere tutti i team all’interno dell’azienda per evitare che la strategia di digitalizzazione venga vissuta come imposizione dall’alto.

Stefano Butti, Servitly, si è invece concentrato sul Data Act, il nuovo regolamento UE 2023/2854 emanato il 13 dicembre 2023 sulla gestione del dato e sullo scenario che si apre per i produttori di macchinari. “Data Act è una legge importante perché rivoluziona il trattamento dei dati, attraverso l'armonizzazione delle norme in materia di accesso equo ai dati e al loro utilizzo”.

Il secondo punto della nuova normativa europea da attenzionare è che chiama in campo nuovi giocatori. “Oggi la partita del dato si gioca tra il costruttore del macchinario e l’utilizzatore, con il Data Act entreranno in campo soggetti terzi, per esempio quelle realtà che già operano nel settore dei servizi”, ha spiegato Butti.

Le sfide dell’AI e della sostenibilità

Relativamente alle sfide, due grandi temi che il mercato dovrà affrontare riguardano l’integrazione tra IoT e Intelligenza Artificiale, da un lato e un maggior focus sulla sostenibilità, a partire da quella ambientale, dall’altro.

“È proprio grazie all’effettiva capacità di sfruttare l’enorme potenziale derivante dall’integrazione tra IoT e AI che si porranno le basi per lo sviluppo del mercato futuro, grazie a nuovi scenari di utilizzo e ai numerosi benefici derivanti dall'impiego di dispositivi sempre più intelligenti”, ha commentato Angela Tumino.

Anche la sostenibilità è sempre più al centro dell’attenzione di imprese e cittadini, e l’IoT può giocare un ruolo importante.

Occorre però saper sbloccare questo potenziale, con il contributo di imprese, enti regolatori e pubbliche amministrazioni.

L’Industrial IoT per i prodotti del futuro: i servizi connessi - Ultima modifica: 2024-04-19T17:29:00+02:00 da Nicoletta Buora