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L’industria secondo natura

Per gli imprenditori dell’agroalimentare, politica ambientale vuol dire implementare sistemi di automazione dei processi finalizzati a massimizzare la produzione, riducendo sprechi e consumi

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Valeria De Domenico

Nell’ambito della 23a edizione di Simei e della 7a edizione di Enovitis, lo scorso novembre si è tenuto il convegno ‘Viticoltura ed enologia sostenibili: indirizzi, tecnologie e prospettive’, organizzato da Unione Italiana Vini e realizzato con la consulenza scientifica di illustri esperti del settore, italiani ed esteri. Obiettivo dell'incontro, evidenziare gli aspetti cruciali delle scelte produttive operate od operabili nell’industria vitivinicola in relazione alla loro sostenibilità. I docenti Osvaldo Failla, dell’Università di Milano, e Stefano Poni, dell’Università Cattolica di Piacenza, hanno analizzato le tecniche di gestione agronomica finalizzate a massimizzare la produttività quali-quantitativa del vigneto, minimizzando al contempo l’impatto ambientale e i costi di produzione. La gestione del vigneto riguarda interventi diretti sulla pianta e interventi di coltivazione in senso più stretto, volti ad agire sulle risorse ambientali e in particolar modo sull’ambiente edafico, ovvero relativo al suolo. Obiettivo della viticoltura sostenibile è ‘produrre uva di elevata qualità enologica attraverso un processo capace di fornire un reddito adeguato (sostenibilità economica), minimizzando l’impatto delle tecniche di coltivazione sulla salute umana e sulle risorse ambientali (sostenibilità ambientale)’. Le ricerche condotte hanno individuato nella gestione della chioma il segmento che offre maggiori opportunità di applicazione per soluzioni altamente tecnologizzate allo scopo di realizzare interventi chirurgicamente mirati, ottimizzando il dispendio di energie e massimizzando la resa. Una strada è quella delle procedure di monitoraggio ambientale basate sulla trasmissione wireless di dati finalizzate a produrre mappe climatiche altamente definite, in tempo reale. Noi sappiamo che allo stato dell’arte esistono una serie di sistemi già operativi, implementati su ‘trattori intelligenti’ che, durante la semina, elaborano grazie a dei Dcs di bordo mappe di vigore vegetativo, rilevate tramite Gps, e regolano di conseguenza il flusso delle sementi. Altrove si è applicato un sistema simile per allertare i coltivatori circa l’opportunità di spargere pesticidi, ottenendo una riduzione fino al 50% degli sprechi. Si auspica che la ricerca vada oltre in questa direzione. Sui vigneti come anche sui campi di colture estensive, un sistema di monitoraggio satellitare lincato con un sistema di elaborazione dati potrebbe gestire la potatura o le procedure di irrigazione, contribuendo a migliorare la produzione, senza ricorrere a fertilizzanti e limitando il consumo di acqua.

Dalla vigna alla cantina

Il passaggio successivo, nella filiera dell’agroalimentare, è costituito dalle industrie di trasformazione. Nel caso del vigneto, si tratta di cantine e distillerie. In questo quotatissimo settore abbiamo riscontrato non solo parecchia attenzione per il rispetto delle rigide normative sanitarie nazionali e internazionali, ma anche parecchio interesse per la tutela ambientale e il risparmio energetico. È il caso di Caviro, uno dei principali gruppi agroindustriali italiani, attivo da trentacinque anni e costituito da un nucleo originario sorto nel 1966 operante nel ramo distilleria, e dalla divisione vino, cui fanno capo marchi noti alla grande distribuzione come Tavernello e Castellino. Nel corso degli anni le scelte di questo colosso sono state sempre più orientate da una crescente sensibilità ambientale. In quest’ottica, Caviro ha realizzato, presso la sede di Faenza, un impianto all’avanguardia a livello europeo che sfrutta i residui della lavorazione delle uve per la produzione di alcool, compost ed energia termica. Già a partire dai primi anni Ottanta, Caviro ha mirato ad ottenere l’autonomia energetica termica ed elettrica utilizzando le biomasse derivanti dalla lavorazione dei sottoprodotti agroindustriali. Le lavorazioni si sviluppano nella produzione di alcol etilico di origine agricola, mosto e succo d’uva, tartrato di calcio e acido tartarico, compost-ammendante organico. L’energia termica ed elettrica necessaria è autoprodotta e ottenuta dai residui delle lavorazioni con autonomia quasi totale. Lo stabilimento dispone infatti di un impianto di depurazione dei reflui di lavorazione ad elevato carico organico. Assieme alla produzione di energia elettrica delle turbine a vapore della centrale termica, si garantisce la completa autonomia di energia elettrica dello stabilimento. La potenzialità dell’impianto di depurazione è equivalente ad un centro da un milione di abitanti. Il vapore necessario agli impianti per la distillazione, la concentrazione, l’essiccazione e dove serve calore, è prodotto nella centrale termica dove l’80% del combustibile utilizzato è costituito da biomassa e quindi energia rinnovabile.
Tra i prodotti innovativi sviluppati negli stabilimenti Caviro c’è, ad esempio, il bioetanolo, ossia alcol etilico d’origine agricola completamente esente da acqua. Una sostanza che potremmo definire ecocompatibile per il ridotto potere inquinante, per la sua stessa natura di prodotto di riciclo, ovvero nato dal recupero dei sottoprodotti delle lavorazioni agricole, e per le sue applicazioni. Il bioetanolo, infatti, può essere usato per la produzione di Etbe (Etil-T-Butil-Etere) per aumentare il numero di ottani delle benzine, addizionato alla benzina in proporzione attorno al 10%. In tal modo la benzina risulta arricchita dell’1,4% di ossigeno, questo comporta in sede di combustione una riduzione di monossido di carbonio e idrocarburi incombusti stimabile attorno al 10-15%. Il livello di automazione dei processi è altissimo. Nello specifico, uno dei passaggi fondamentali è costituito dal filtraggio del distillato. I setacci molecolari per la produzione di alcol puro sono supervisionati da un sistema Dcs DeltaV, poiché i cicli di 400 secondi, l’intervallo entro il quale un setaccio passa dalla fase di produzione a quella di rigenerazione, non sarebbero gestibili né operabili manualmente. La comunicazione continua tra gli strumenti da campo intelligenti e il sistema di Asset Optimization ottimizza i costi di manutenzione. Tutti gli strumenti da campo Emerson Process Management presenti presso Caviro Distillerie comunicano tramite protocollo Hart con l’Ams Suite e il Device Manager. I software monitorizzano le informazioni diagnostiche provenienti dalla strumentazione da campo che il protocollo di comunicazione Hart rende disponibili, mentre il sistema di controllo e supervisione Dcs DeltaV consente il corretto funzionamento degli impianti e contemporaneamente genera gli storici dei parametri di processo.

L’industria secondo natura - Ultima modifica: 2010-01-12T08:34:00+01:00 da La Redazione