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L’impianto di Seval consente di valorizzare le materie prime seconde contenute nelle pile

Seval, Società elettrica valtellinese, in collaborazione con l'università La Sapienza e l'ateneo de L'Aquila, e sotto la supervisione di Ispra, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, ha realizzato un impianto per il recupero di materie prime dalle pile esauste

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La Redazione
Ogni anno, in Italia, devono essere smaltite 16.000 t di batterie. Seval Linee Ecologiche, azienda di Colico (Co), specializzata nel recupero di apparecchiature elettroniche, ha sviluppato internamente un impianto per il riciclaggio delle materie prime contenute in esse, che si rivela economicamente remunerativo e non dannoso per l'ambiente.
L'applicazione

Affinché il processo di riciclo industriale delle batterie sia economicamente conveniente, è indispensabile attivare solo i trattamenti necessari per estrarre i componenti effettivamente riutilizzabili, evitando inoltre di inquinare il processo stesso. Prima di intraprendere la separazione dei componenti è quindi determinante suddividere le batterie in funzione della loro composizione, attivando poi specifici trattamenti in grado di prevenire qualunque rischio di contaminazione.
Riconoscere due batterie nuove, in funzione del produttore, è relativamente semplice. Ma diventa pressoché impossibile ottenere il medesimo risultato quando l'involucro è sporco, danneggiato o corroso. Gli impianti esistenti portano così al mancato riconoscimento del 30% delle batterie.
Il sistema sviluppato da Seval, invece, permette di riconoscere e trattare efficacemente 200 milioni di pile all'anno, ossia riconoscere e separare circa 20 pile ogni secondo, con un margine d'errore prossimo allo zero.
Alla base della soluzione c'è una tecnologia di riconoscimento automatizzato: una volta allineate le pile in modo che possano essere riconosciute dal sistema (il posizionamento è basato su un processo automatizzato e sviluppato internamente), si procede all'analisi dinamica del contenuto delle singole pile. Tutti i risultati sono poi confrontati con i valori registrati nel data base, con un tasso di incertezza iniziale del 3%, ma destinato a scendere con il progressivo affinamento delle analisi.
Per ottenere un simile risultato, anche in considerazione dell'elevata velocità a cui deve operare il sistema di riconoscimento e smistamento, Seval ha sviluppato un'elettronica proprietaria, un intero sistema di gestione sul quale installare poi software specifici.
Completata la differenziazione, si procede alla frantumazione delle pile e successivamente alla separazione del metallo utilizzato per l'involucro e delle eventuali componenti plastiche dalla black mass, ossia la pasta di pile, che costituisce il 70% del materiale utilizzato ed è composta, soprattutto, da carbonio, zinco e manganes, metalli pregiati, separabili attraverso un processo idrometallurgico, che garantisce un'efficienza pari al 100%, a fronte di reflui praticamente nulli.

Al termine del processo di elettrolisi si ottengono lamine di zinco metallico puro al 99%, ossidi di manganese utilizzabili come pigmenti e fanghi di carbonio e manganese. Analogamente, attraverso processi specifici, sono differenziati e recuperati tutti gli altri componenti delle batterie. L'impiego di un sistema di supervisione, collegato in rete, permette infine di gestire anche un'allarmistica specifica, in grado di allertare il personale specializzato a fronte di qualunque scostamento rispetto ai parametri ottimali.

I vantaggi

L'impianto per il recupero delle materie prime seconde prevede il trattamento di circa 200 milioni di pile esauste all'anno. Rispetto allo smaltimento in discarica, l'intero ciclo di sorting e recupero consente un risparmio energetico pari al 75% e un dimezzamento della CO2 immessa nell'atmosfera. Anziché essere distrutti in fonderia, tutti i metalli presenti nella pile sono reimmessi nel ciclo produttivo: un rifiuto pericoloso considerato, fino a ieri, non
valorizzabile, può essere quindi trasformato in una serie di materie prime seconde (principalmente
Zinco, Manganese, Acciaio, Grafite, Nichel, Cobalto e Terre rare) reimpiegabili in processi produttivi.
Diversi vantaggi sono da considerare poi in termini di efficienza del processo: una simile attività di recupero delle pile intrapresa con le tecnologie esistenti fino ad oggi avrebbe richiesto un sorting di tipo manuale, con lo svantaggio per l'operatore di dover venire a contatto con materiali potenzialmente pericolosi e con un'efficacia nella selezione del materiale in ingresso inferiore a quella garantita dall'impianto di Seval.
L’impianto di Seval consente di valorizzare le materie prime seconde contenute nelle pile - Ultima modifica: 2011-10-11T11:16:57+02:00 da La Redazione