Le detrazioni non interessano

Malgrado la proroga degli incentivi fiscali per l’utilizzo di inverter e motori ad alta efficienza, le richieste di sgravi risultano in calo rispetto all’anno scorso

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Massimiliano Cassinelli

Nel 2007, quando nella Legge Finanziaria venne inserito il cosiddetto Decreto Motori, si pensò che, sfruttando gli strumenti dell'incentivo fiscale, le aziende italiane sarebbe stato sollecitate ad investire su motori elettrici ad alta efficienza e inverter. Soluzioni che, a fronte di un investimento iniziale, consentono di ridurre i consumi di oltre il 6%. Inoltre, secondo uno studio presentato dal Dipartimento Ambiente, Cambiamenti Globali e Sviluppo Sostenibile di Enea, gli investimenti in motori elettrici ad alta efficienza si ripagano in 6 mesi nel 43% dei casi, e in un tempo inferiore a 3 anni nel 90% delle applicazioni. Per gli inverter, invece, il 64% degli interventi ha un Roi inferiore a due anni e inferiore ai tre anni nel 77% dei casi.
Dati che dovrebbero indurre un'azienda a investire in questa direzione, anche senza la necessità di incentivi esterni. Ad una simile scelta dovrebbe contribuire anche il fatto che il mondo industriale assorbe quasi metà dell'energia elettrica consumata in Italia e ben il 75% di tale energia è imputabile proprio ai motori elettrici.
Simili numeri hanno indotto i responsabili ministeriali a proporre incentivi, nella convinzione che, come accade in ambito consumer, anche i responsabili aziendali avrebbero approfittato dell'occasione per rendere sempre più moderno ed efficiente il proprio parco installato, contribuendo anche alla diminuzione dei consumi nazionali.

Le aziende non vogliono risparmiare

Buona parte delle aspettative sono però state deluse dai risultati ottenuti nel 2007, primo anno di attuazione degli incentivi. In quel periodo, come indicano i dati forniti da Federazione Anie, vennero immessi sul mercato nazionale oltre 400mila inverter, per un fatturato di oltre 400 milioni di euro, e circa 2 milioni di motori elettrici, per un fatturato di quasi 400 milioni di euro.
A fronte di queste vendite, vennero inviate 588 richieste (alcune delle quali multiple), per richiedere detrazioni relative a soli 655 motori ad elevata efficienza e 1676 variatori di velocità. Numeri decisamente poco incoraggianti, ma giustificabili anche dal fatto che il Decreto, essendo stato formalizzato nel febbraio del 2007, era poco conosciuto dagli utenti finali. Anche per questa ragione venne deciso di prorogare gli incentivi a tutto il 2010, consentendo a enti, associazioni e fornitori di pianificare adeguate campagne di informazione.
Anche i consuntivi del 2008, però, furono tutt'altro che incoraggianti. In quell'anno, a fronte di vendite globali paragonabili a quelle del 2007, le richieste totali furono 640, con un incremento prossimo al 9%, così come crebbero del 41% le richieste legate ai motori ad alta efficienza (giunte a 922). Di contro gli incentivi per i variatori di velocità si fermarono a quota 1500, con un decremento dell'11%. Il totale dei componenti per i quali venne richiesto un contributo si fermò così a 2422 apparecchi, con una crescita pari a solo il 4% rispetto all'anno precedente.
Risultati decisamente inferiori alle aspettative, ai quali ha sicuramente contribuito la diffidenza, diffusa tra le aziende italiane, nei confronti della burocrazia e il timore di dover dedicare eccessivo tempo alla compilazione di documenti e moduli di richiesta. Timori che, in questo caso, si sono dimostrati del tutto infondati, in quanto la modulistica era decisamente semplice.

Ancora più facile

Nell'ottica di rendere ancor più semplice l'accesso, nel 2009 è stata offerta la possibilità di compilare e inviare le richieste all'Enea direttamente attraverso il sito dell'Ente stesso. Un'ulteriore semplificazione che avrebbe dovuto invogliare ulteriormente le aziende a investire in soluzioni ad elevata efficienza e fornire ulteriore stimolo alla possibilità di usufruire degli incentivi proposti. Il 2009, però, è stato un anno economicamente difficile. Complice la crisi internazionale, come emerge dai dati di Anie, si stima che in Italia siano stati implementati poco è più di 300mila inverter, per un fatturato di circa 250 milioni di euro, e 1,2 milioni di motori, che hanno portato ad un fatturato di poco inferiore ai 200 milioni di euro.
Una situazione che, di riflesso, ha avuto un impatto determinate sugli investimenti in soluzioni ad alta efficienza e sulle richieste di incentivi. I dettagli relativi al 2009, non ancora disponibili, vengono attualmente elaborati dagli esperti di Enea e dovranno essere inviati al Ministero dello Sviluppo Economico entro la fine di luglio. La stessa Enea ha però anticipato che i moduli inviati sono stati solo 352, in calo del 45% rispetto all'anno precedente. Considerando che le schede possono fare riferimento a più componenti è quindi prematuro proporre una valutazione definitiva, ma è necessario riflettere sullo scarso successo dell'iniziativa.
La stessa Anie, commentando i risultati ottenuti dal Decreto stesso, ha manifestato la propria delusione: “Se valutiamo il numero di richieste di incentivazione pervenute in questi tre anni, con esborso piuttosto limitato, quindi, da parte dello Stato, non possiamo essere soddisfatti. Evidentemente vi sono stati degli ostacoli circa l'accesso all'incentivo, che hanno impedito ai potenziali beneficiari di sfruttare a fondo questa opportunità”.
A questo scarsi risultati ha contribuito, secondo Anie, il fatto che, probabilmente, malgrado gli sforzi fatti, il meccanismo di incentivazione, basato sullo sgravio fiscale, non risulta di facile applicazione. Anche in considerazione del fatto che, spesso, si tratta di cifre relativamente contenute e l'incentivo del 20% non invoglia nemmeno a dedicare tempo alla compilazione dei moduli richiesti. Anche per tale ragione, la stessa Anie si augura che “in un prossimo futuro, si possa fare affidamento su soglie di incentivazione maggiori e ulteriori semplificazioni delle procedure pensando, magari, a uno sconto diretto all'acquisto, come hanno già fatto la Regione Lombardia e il Governo nel recente Decreto Incentivi”.
Un ulteriore fattore di freno potrebbe essere rappresentato dal fatto che, tipicamente, tra il produttore ed il consumatore finale, si trovano una serie di figure intermedie (dai distributori ai costruttori di macchine, passando attraverso installatori e consulenti) che hanno poco interesse nel promuovere un simile incentivo.

Le detrazioni non interessano - Ultima modifica: 2010-06-15T09:20:16+02:00 da La Redazione