L'intelligenza artificiale (AI) sta rivoluzionato il panorama industriale italiano, aprendo nuove prospettive e creando sfide senza precedenti per le imprese di ogni dimensione.
Da qualche anno l’AI è presente in diversi ambiti della società, tra cui quello delle imprese e del mondo industriale, ma l'AI generativa la sta rendendo più accessibile, facendo letteralmente esplodere il mercato.
Nel 2023, c’è stata una crescita del 52% per un valore che ha raggiunto 760 milioni di Euro. “Tassi di crescita così elevati si ricordano solo nella prima ondata di Internet”, ha commentato Giovanni Miragliotta, Direttore dell’Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano.
In occasione del recente convegno durante il quale sono stati illustrati i dati della ricerca, diversi esperti del settore hanno evidenziato l'importanza di mettere rapidamente sul piatto investimenti e una strategia chiara per far sì che l'Italia con l’Europa non rimangano indietro nella corsa tecnologica globale.
Oggi l’Europa ha una legge, l’AI Act, che consente di creare un modello europeo per sviluppare e utilizzare l’AI e recentemente il Governo ha annunciato investimenti per un miliardo di euro per l’intelligenza artificiale.
Quale ruolo intende giocare l’Italia nella corsa dell’AI?
L’Italia e l’Europa devono definire quale partita giocare, se essere solo utilizzatori consapevoli di intelligenza artificiale, o avere anche un ruolo di primo piano nella catena del valore dell’AI.
“Dobbiamo decidere se in ambito AI vogliamo costruire dal basso l’intelligenza artificiale mettendo a punto i modelli o concentrarci sulle infrastrutture e sulle applicazioni”, ha spiegato Mario Nobile, Direttore Generale di AgID, l’Agenzia per l’Italia Digitale.
“La potenza del nostro Paese è il settore manifatturiero con i suoi dati. Perché, allora, non metterlo a sistema valorizzando i dati delle Pmi e della Pubblica Amministrazione (PA). Sfruttando il know how dell’industria Ict e le competenze in ambito di ricerca delle nostre università possiamo proporre modelli di AI allargando così la nostra sfera di influenza”.
L’AI corre veloce e le aziende italiane non devono perdere tempo
Giuliano Noci, Professore Ordinario di Strategia e Marketing presso il Politecnico di Milano, ha sottolineato che l'Europa, e quindi anche l'Italia, devono giocare un ruolo di rilievo nella corsa dell'AI.
Mentre gli Stati Uniti puntano sull'attenzione al mercato e la Cina si concentra sulla pianificazione centralizzata, l'Europa con il suo AI Act promuove un utilizzo etico e responsabile dell'IA. Tuttavia, è fondamentale non essere timorosi nell'adozione delle tecnologie, ma piuttosto sostenere attivamente lo sviluppo delle imprese attraverso l'AI.
Una delle principali leve per l'adozione diffusa dell'IA è la consapevolezza e la formazione. Noci ha evidenziato l'importanza di sensibilizzare i distretti industriali sull'urgenza di investire in AI e di educare le diverse professioni al mondo AI-driven che si sta rapidamente delineando.
In un Paese come l'Italia, con una forte vocazione manifatturiera, è cruciale comprendere il valore strategico dei dati e trasferire questa consapevolezza a tutte le aziende.
Come integrare l'AI nel tessuto industriale italiano?
Secondo Maria Grazia Carrozza, Presidente del Cnr, l'adozione di strumenti di AI può aumentare la produttività e la qualità del lavoro nella pubblica amministrazione, stimolando anche la creatività. Bisogna, però, mettere a punto una strategia.
Il Cnr, il più grande ente di ricerca pubblica in Italia, può contribuire a questo processo introducendo strumenti di AI e dimostrando come anche per la PA l’impiego dell’AI è realmente utile, soprattutto per concentrarsi di più sulla qualità del lavoro.
Tuttavia, è fondamentale formare talenti in AI e trattenerli. Parallelamente, bisogna investire nella formazione fin dai primi anni scuola, introducendo l’AI e insegnando la programmazione per garantire la presenza di specialisti e creativi italiani in AI, per non diventare solo consumatori.
Il mercato italiano dell’AI: sono partite solo le grandi imprese
Un'analisi più dettagliata del mercato rivela che il 90% del valore dell'Intelligenza Artificiale in Italia è generato dalle grandi imprese, mentre il restante 10% è suddiviso equamente tra Pmi e Pubblica Amministrazione.
Le soluzioni per l'analisi e l'estrazione di informazioni dai dati rappresentano la quota più significativa del mercato (29%), seguite da progetti di interpretazione del linguaggio (27%) e algoritmi per la personalizzazione dei contenuti (22%). Nonostante l'esplosione dell'AI generativa, questa rappresenta solo il 5% del mercato complessivo.
Tuttavia, nonostante la crescente adozione dell'AI da parte delle grandi imprese, si osserva una polarizzazione nel mercato: il 61% delle aziende ha già adottato l'AI, mentre il restante 39% è ancora indietro. Le grandi aziende che hanno implementato progetti di AI stanno espandendo le loro iniziative e sperimentazioni, mentre le Pmi stanno lottando per sviluppare le competenze necessarie e per avviare progetti pilota.
Ciò che emerge è che l'AI generativa ha portato a un'accelerazione della crescita del mercato, ma ha anche evidenziato una disparità nella capacità di innovazione delle organizzazioni.
Nonostante le aspettative iniziali, l'AI generativa non ha ridotto il gap sull'innovazione, ma sembra invece averlo ampliato ulteriormente, con poche aziende che hanno progetti esecutivi e una maggioranza che sta ancora valutando gli impatti e le possibilità di utilizzo.
L'Italia si trova, dunque, di fronte a una sfida cruciale: abbracciare l'IA come driver della competitività del sistema Paese. Sensibilizzare, formare e investire sono le chiavi per assicurare che il nostro Paese non solo adotti le tecnologie del futuro, ma ne diventi protagonista, valorizzando il proprio settore manifatturiero e sfruttando appieno il potenziale trasformativo dell'intelligenza artificiale.