Secondo i dati diffusi da Confagricoltura, i macroindicatori economici (redditi, prezzi) indicano che l’agricoltura italiana ha attraversato una fase negativa fra il 2007 e il 2010. Nel triennio successivo (2011-2013) vi è stata una sostanziosa ripresa, mentre negli ultimi anni (2014-2016) sono tornati a manifestarsi consistenti fenomeni regressivi. Si è però è registrato un aumento dell’occupazione che ha seguito un andamento diverso, segnando il minimo nel 2013-2014 e una ripresa nei due anni seguenti.
Lo studio analizza anche gli scambi con l’estero, dai quali emerge che, nell’ultimo decennio, la produzione agricola italiana ha fatto fronte ai consumi alimentari interni in misura tendenzialmente decrescente compresa fra l’80% e l’85%. Ha dovuto quindi ricorrere alle importazioni per la restante quota di consumi interni e per sostenere un crescente export di prodotti agricoli e di prodotti dell’industria agroalimentare.
Fra il 2007 e il 2016, infatti, è costantemente cresciuto il valore dell’importazione di prodotti agricoli (+32,2%) ed altrettanto costantemente, ma in misura superiore, è cresciuto il valore dell’esportazione (+36,4%). Il saldo negativo è passato da circa 5,4 a quasi 7 miliardi di euro.
Tuttavia, per i modesti margini di crescita della produzione agricola (l’incremento della produttività è in parte vanificato dalla riduzione della superficie coltivabile), alla costante crescita dell’esportazione di prodotti agricoli (come detto + 36% fra il 2007 e il 2016) ha fatto riscontro una altrettanto costante crescita, per quanto leggermente più contenuta, delle importazioni (+32% nello stesso periodo). Il saldo degli scambi con l’estero dei prodotti dell’industria agroalimentare, negativo nel 2007 per 4,3 miliardi di euro, ha segnato nel 2016 un attivo di 2,4 miliardi di euro.