Neppure i problemi legati alla carenza di semiconduttori e di materie prime hanno rallentato il mercato IoT italiano. Tanto meno l’instabilità economica e politica della guerra in Ucraina. Una grande prova di resilienza e dinamismo.
Arrivano i nuovi dati dell'Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano, grazie alla ricerca presentata oggi durante il convegno “Internet of Things: tra continuità e innovazione”.
Lo scenario risulta davvero positivo. Nel 2022 il mercato italiano dell’Internet of Things ha infatti continuato la sua corsa, mettendo a segno +13% rispetto al 2021, raggiungendo 8,3 miliardi di euro.
La fetta più grande del mercato IoT? La smart car
Se guardiamo ai numeri assoluti, tra i diversi ambiti IoT, la fetta più grande del mercato è rappresentata dalla smart car, con un fatturato da 1,4 miliardi di euro, pari al 17% del totale.
Al secondo posto, le applicazioni IoT nel mondo utility (smart metering e smart asset management) con 1,37 miliardi di euro, in crescita ma ormai prossime alla saturazione.
Seguono poi smart building (1,3 miliardi), smart city (830 milioni), smart factory (780 milioni), smart home (770 milioni), smart logistics (715 milioni) e smart agriculture (540 milioni).
Agricoltura e industria volano con gli incentivi 4.0
Gli ambiti che stanno crescendo di più all’interno del mercato IoT sono smart agriculture (+32%), smart factory (+22%) e smart building (+19%).
"Il mercato dell’Internet of Things continua a crescere in modo tangibile", osserva Angela Tumino, Direttrice dell’Osservatorio IoT. "Avviene soprattutto in ambito smart agriculture, dove le aziende hanno potuto beneficiare degli incentivi 4.0 per l’acquisto di sistemi di monitoraggio e macchine connesse. Nei settori dello smart building e della smart factory a far da traino sono le applicazioni dedicate al risparmio energetico e alla sicurezza, agevolate dagli incentivi, superbonus ed ecobonus, e dal piano Transizione 4.0”.
Oltretutto prosegue l’evoluzione tecnologica dell’Internet of Things, con lo sviluppo del 5G e la diffusione delle reti Lpwa. Lo stesso Pnrr continua a rappresentare un’opportunità di crescita alla luce della crisi energetica. Il piano prevede 14 miliardi di euro per la smart factory.
Lo scenario dell'Industrial IoT
L'Industrial IoT finalmente fa breccia anche tra le pmi. La quota di piccole e medie imprese a conoscenza di soluzioni IIoT sale all’87% facendo registrare un incremento del +41% rispetto al 2021, mentre le grandi imprese sono il 98%. Il 77% delle grandi aziende e il 58% delle pmi ha deciso di avviare almeno un progetto.
Per entrambe le tipologie di imprese, però, la mancanza di competenze risulta ancora il fattore principale che limita l’avvio dei progetti (44% grandi aziende e 38% pmi). Infatti, guardando ai dati raccolti da dispositivi e macchinari connessi, il 48% delle grandi aziende e il 70% delle pmi utilizza poco o per nulla i dati o addirittura non lo sa.
“In generale, rispetto a quanto rilevato nel 2021 - evidenzia Giovanni Miragliotta, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Internet of Things -, si assiste a una riduzione del gap tra grandi imprese e pmi in termini di conoscenza (-39%) e diffusione dei progetti (-23%) di Industrial IoT. Questa ritrovata energia da parte delle pmi è stata fortemente trainata dal Piano Transizione 4.0: il dimezzamento dei crediti di imposta a partire dal 2023 potrebbe portare a un rallentamento di questa dinamica”, avvisa Miragliotta.