HomeIndustria 4.0Digital TransformationIl farmaceutico tra crisi e specializzazione

Il farmaceutico tra crisi e specializzazione

Dal terzo Rapporto dell’Osservatorio Pharmintech una fotografia dell’industria farmaceutica con, in primo piano, l’impatto della crisi sul settore e un approfondimento in tema di engineering

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V.B.

Parlare d'industria farmaceutica nel suo significato più ampio significa prendere in considerazione tutta una serie di settori formalmente non classificati al suo interno ma a essa strettamente connessi, dal punto di vista economico e tecnologico.
Citando il Rapporto 2010 dell'Osservatorio Pharmintech, che chiude il primo ciclo triennale di studi su un comparto prima non contemplato dalle statistiche ufficiali, si tratta di quelle imprese ¿che producono semilavorati, macchinari, componenti e servizi industriali per le imprese farmaceutiche, che possono essere considerate la struttura portante della componente a monte della filiera farmaceutica¿.
Parliamo quindi, nell'insieme, di una filiera produttiva che determina ¿128mila occupati, generalmente con alta qualificazione (il monte salari è di 4mila e 100 milioni di euro), 32mila milioni di euro di produzione e 10mila milioni di euro di valore aggiunto, cioè di nuova ricchezza generata ex-novo e distribuita sul territorio nazionale¿.
Interessante è poi esaminare l'impatto economico dell'indotto farmaceutico a livello regionale, una stima che l'Osservatorio ha elaborato basandosi sul presupposto che le imprese dell'indotto non lavorino solo per le imprese farmaceutiche locali, come avviene nell'organizzazione distrettuale tipica di molte attività manifatturiere, ma che esse siano coinvolte in catene di subfornitura di respiro nazionale.
La regione con la maggiore presenza di occupati è la Lombardia, che ha 16mila 199 addetti nell'indotto farmaceutico, seguita da Veneto (6mila 615 addetti), Emilia-Romagna (6mila 229 addetti), Piemonte (5mila 605addetti) e Lazio (5mila 365 addetti).
Fatto salvo che, quindi, la Lombardia rappresenta più di un quarto dell'indotto generale, mentre le altre regioni menzionate, insieme, ne rappresentano circa il 10%, il panorama regionale è caratterizzato da alcune specializzazioni settoriali. Dice il Rapporto: ¿In Lombardia sono presenti le imprese appartenenti ai settori chimico, metallurgico e plastica; in Veneto, i settori maggiormente presenti sono quelli degli apparecchi medicali, dei macchinari, della meccanica, della carta e dei minerali non metalliferi; in Emilia-Romagna, si conferma la forte specializzazione della regione nel settore dei macchinari, che possiede i maggiori produttori italiani di packaging farmaceutico e di macchinari di processo; in Piemonte, la specializzazione coinvolge i settori della gomma/plastica, della carta e dei macchinari; nel Lazio, sono i servizi a determinare la maggiore presenza di settori legati
all'indotto farmaceutico, con particolare presenza di informatica, servizi per le imprese, servizi per l'istruzione¿.

Gli effetti della crisi

Le conclusioni tratte dal Rapporto sugli effetti della crisi sull'industria farmaceutica si basano su uno studio che ha coinvolto 95 imprese, che occupano nel complesso più di 10mila addetti, fatturano circa 2mila 200 milioni di euro e sono in maggioranza di piccole o medie dimensioni. Circa la metà di queste imprese, che appartengono ai settori dei macchinari, materiali e servizi per l'industria farmaceutica, vende al settore oltre l'80% della loro produzione. Come indica il Rapporto: ¿Il fatturato relativo al secondo semestre 2009 è stimato in calo da un terzo delle imprese, mentre un quarto delle aziende ritiene ci sia stata una crescita del fatturato totale¿. Dalle dichiarazioni delle aziende, in particolare di quel 40% che dichiara un fatturato stabile, sembra emergere che la crisi congiunturale che nel 2009 ha interessato tutto il comparto industriale italiano ha probabilmente ¿colpito in modo meno drammatico le imprese dell'indotto Pharmintech¿. La conclusione tratta dal Rapporto trova conferma anche nei dati relativi le esportazioni, con un 34% delle aziende del campione che segnala un calo del mercato estero, un 26% che ha avuto un aumento del fatturato e un 40% che ha dichiarato una sostanziale tenuta dei mercati esteri, e l'occupazione, con due terzi delle imprese che la mantengono stabile l'occupazione, un 16% che dichiara di aumentarla e un 17% per il quale, invece, è in diminuzione.
Attenzione però a sottovalutare la portata della crisi nei diversi comparti di appartenenza delle imprese considerate; disaggregando i dati raccolti, il Rapporto indica che la congiuntura di fine 2009 è percepita in modo meno negativo dal settore dei servizi, mentre il comparto dei macchinari è quello che registra gli effetti più pesanti della crisi: ¿All'interno del comparto servizi quasi la metà delle imprese ha dichiarato un fatturato in aumento (contro la media del 26%) e il 35% delle imprese stima le esportazioni in aumento (contro una media sempre del 26%); la stessa affermazione vale con riferimento al fattore occupazionale, ove ben il 37% delle
imprese dei servizi ha registrato un aumento (contro il 16% della media)¿.

Quanto conta l'engineering

Le imprese che svolgono l'attività di engineering e di costruzione degli stabilimenti produttivi rappresenta una realtà rilevante all'interno dell'industria farmaceutica. Come sostiene il Rapporto: ¿Si tratta di un comparto che ha assunto notevole importanza negli ultimi decenni,
in quanto ha visto un ampliamento dei servizi domandati dalle imprese farmaceutiche e un intensificarsi delle implicazioni tecnologiche e normative, come le norme Gmp (Good Manufacturing Practice), che hanno modificato profondamente l'attività
tradizionale del settore¿.
Parlare di engineering in questa particolare industria, infatti, è ben diverso rispetto a farlo per un altro settore produttivo: per la costruzione di uno stabilimento farmaceutico, infatti, servono competenze specifiche, diverse da quelle 'ordinarie' dell'ingegneria industriale, perché il settore ha necessità tecnologiche e normative specifiche, che impattano sui servizi di progettazione, costruzione, ristrutturazione e manutenzione degli stabilimenti. Citando ancora il Rapporto: ¿La complessità della progettazione non risiede tanto nei problemi di tipo ingegneristico che uno stabilimento farmaceutico comporta, quanto invece nella necessità di far rispettare a tale componente ingegneristica tutte le normative internazionali a cui il ciclo produttivo farmaceutico è sottoposto; pertanto, le attività di progettazione e di costruzione devono avere una particolare attenzione ai dettagli, alle rifiniture e a quelle particolarità tecniche che rendono un impianto conforme o meno agli standard internazionali¿.
È interessante considerare la polarizzazione nella distribuzione delle 35 imprese di engineering esaminate dal Rapporto, che nel loro insieme occupano più di 8mila addetti e fatturano più di 4mila milioni di euro. Al loro interno, da una parte, operano poche grandi imprese, nello specifico quattro aziende appartenenti a grandi multinazionali, con un fatturato superiore ai 50 milioni di euro, dall'altra vi sono 24 imprese che fatturano meno di 10 milioni di euro.
La fotografia non cambia se vista dalla prospettiva dell'occupazione:
poche grandi imprese occupano più di 250 addetti e molte imprese sono al di sotto dei 50 addetti. Altre considerazioni interessanti sono tratte disaggregando il campione a seconda del grado di specializzazione dell'impresa nei confronti dell'industria farmaceutica. Il Rapporto individua, in questo caso, 19 imprese di engineering diversificate in più settori e 14 fortemente specializzate sulle problematiche dell'industria farmaceutica. ¿La prevalenza delle imprese diversificate in più settori è netta, tanto in termini di occupati
che di fatturato prodotto¿, si legge nel Rapporto. ¿Le imprese specializzate hanno una dimensione media nettamente inferiore a quella delle imprese diversificate, a conferma della differente tipologia di operatori: mentre i primi sono piccole e medie imprese a forte
connotazione locale (nonché settoriale), le seconde sono soprattutto grandi imprese multinazionali che operano a livello globale (¿). La forte specializzazione delle imprese italiane consente di accumulare specifiche competenze tecnologiche e organizzative sul ciclo produttivo farmaceutico, che permettono alle imprese un vantaggio competitivo che deriva dalla personalizzazione della progettazione in funzione delle particolari esigenze del cliente finale. Inoltre, la competenza nel seguire gli adempimenti di carattere regolatorio rappresenta una determinante di tipo organizzativo, che migliora
ulteriormente tale vantaggio competitivo¿.

L'automazione per il farmaceutico

Riprendendo la definizione contemplata dal Rapporto dell'Osservatorio Pharmintech, i settori presenti nell'indotto farmaceutico sono numerosi e appartengono sia al comparto industriale sia a quello dei servizi per le imprese. In entrambi i comparti, l'automazione trova un suo spazio.
Il comparto industriale comprende, infatti, oltre alla chimica fine (materie prime, eccipienti, intermedi e coadiuvanti per il processo farmaceutico) e ai materiali per il confezionamento dei farmaci, gli impianti industriali, i macchinari e la componentistica dedicata per il processo farmaceutico, i macchinari per il confezionamento primario e secondario, i macchinari di movimentazione e di fine linea e la componentistica per macchinari di confezionamento e movimentazione.
Allo stesso modo, i servizi di automazione industriale, legati a tutte le fasi produttive e alle fasi della logistica dei magazzini automatizzati, rientrano nella parte dell'indotto composta dalle imprese di servizi non commerciali. Competenze di automazione si trovano poi, ovviamente, nei servizi di manutenzione, assistenza impianti e 'full service' industriale, volti a una gestione efficiente della produzione.

Un indotto che merita visibilità

¿Due ragioni principali ci hanno spinto, tre anni fa, a varare l'Osservatorio: in primo luogo, come organizzatori di Pharmintech, una manifestazione di nicchia, rivolta a un mondo industriale particolare, avevamo bisogno di conoscere al meglio le dinamiche del mondo al quale la fiera è diretta; in secondo luogo, l'indotto farmaceutico è un dinamico insieme economico d'imprese, al quale abbiamo pensato fosse necessario dare un profilo chiaro, che potesse anche stimolare l'aggregazione della business community che a esso fa riferimento¿. Lo ha dichiarato Guido Corbella, amministratore delegato di Ipack Ima, ente che organizza Pharmintech, la cui prossima edizione è in programma dal 17 al 19 aprile 2013 a Bologna. Corbella ha evidenziato la duplice valenza dell'Osservatorio, da un lato strumento di conoscenza e dall'altro mezzo per dare visibilità e rilievo a un settore che può essere considerato punta di diamante dell'industria italiana.
¿Caratterizzato da un elevato livello di tecnologia e da una spiccata propensione all'export, l'indotto farmaceutico può dirsi ancora una nicchia felice nel panorama economico nazionale, tanto che, anche per il 2010, anno ancora negativo per l'industria, le previsioni di chiusura parlano di una crescita di circa il 5% del fatturato¿, ha concluso Corbella.

Il farmaceutico tra crisi e specializzazione - Ultima modifica: 2011-01-10T10:59:54+01:00 da La Redazione