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I nuovi equilibri della logistica

Focus sulle potenzialità e le criticità della logistica nella nuova economia mondiale all’Ailog World Summit di Milano

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Carolina Mirò

Organizzato da Ailog (Associazione Italiana di Logistica e Supply Chain Management) con il patrocinio dell'Istituto del Commercio Estero, si è tenuto a Milano lo scorso 6 ottobre l'Ailog World Summit, un incontro che ha rappresentato un momento di riflessione sul ruolo della logistica oggi, in uno scenario che vede spostarsi il baricentro dell'economia mondiale.
Voluta per favorire un confronto tra operatori e professionisti di provenienza internazionale nel campo della logistica, l'edizione 2010 di Ailog World Summit è stata dedicata ai Paesi del cosiddetto Bric, Brasile, Russia, India e Cina, rappresentati al tavolo dei lavori rispettivamente da Adalberto Panzan, presidente dell'Associazione brasiliana di Logistica, Viacheslav Kamenetskiy, rettore della Trade Union Academy, una delle più note università della Federazione Russa, Jayakrishnan Nambiar, direttore generale per le operazioni in India di DB Group, e Cao Heping, vice presidente dell'Università Yunnan in Cina. “Questi quattro grandi Paesi”, ha detto Domenico Netti, presidente di Ailog, “sono in primo piano per il loro rapido e solido processo d'industrializzazione, fondato sull'accesso a tecnologie avanzate, ampi mercati interni (circa tre miliardi di potenziali consumatori), disponibilità di risorse naturali e manodopera, tutte precondizioni destinate a garantire in breve tempo una posizione di leadership sullo scenario economico mondiale”.

Aggregarsi per competere
“I Bric sono tecnologicamente sempre più avanzati, dall'Ict all'energia alternativa, dall'aeronautica alla telefonia, per questo non si può pensare di contrastare la loro espansione con politiche protezionistiche ma si deve essere in grado di collaborare”, ha detto, in occasione del summit, Gianni Fiaccadori, responsabile Nucleo Logistica dell'Ice. “Chiudersi significa perdere la partita del nuovo mondo”, ha aggiunto, evidenziando come il ruolo della logistica sia oggi più che mai cruciale, considerato il cambiamento radicale nei grandi flussi di prodotti e informazioni.
Per aprirsi alle nuove frontiere dell'economia mondiale occorrono, infatti, risorse e capacità che spesso il singolo operatore logistico non ha. Su questo tema, e riferendosi alle aziende italiane, è intervenuto ancora Netti, affermando che nello scenario mondiale odierno “le imprese che vogliono lavorare con le nuove economie emergenti devono aggregarsi” e che essendo 'illusoria' l'idea di un'Europa che cresce “come popolazione e come mercato”, le nostre aziende “devono produrre all'estero non per reimportare, ma per vendere in quei Paesi”.
Interessante, sempre a proposito dei limiti degli operatori italiani, il commento di Hema Mali, consulente di livello internazionale che ha creato, insieme ad altri esponenti del settore finanziario, un network volto a favorire l'ingresso del business nei mercati internazionali.  Come dice Mali: “Il business model della maggior parte delle Pmi italiane è basato su schemi tradizionali, spesso sconosciuti al management e dipendenti da decisioni e schemi radicati nell'impresa di origine familiare, schemi che non sempre rappresentano la soluzione ideale in un mercato globale”.  Di qui, un suggerimento ad allargare i propri confini, poiché “la realizzazione di un business attraverso lo sviluppo di tutta la catena produttiva sembra portare a una scelta di globalizzazione obbligata”.

Parlano i Bric
Sono stati proprio i rappresentati dei quattro Paesi Bric a fornire spunti interessanti sui nuovi equilibri dei quali la logistica odierna deve tenere conto. Adalberto Panzan, presidente dell'Associazione brasiliana di Logistica, dopo avere descritto i punti di forza dell'economia brasiliana, quali disoccupazione in calo, consistenti ricchezze naturali, forte sviluppo dei settori Ict, automotive, beverage e un'economia che può affrontare con successo le sfide che si pongono al Paese e che coinvolgono anche la logistica, ha precisato che il lavoro da fare è ancora parecchio:  “Le infrastrutture stradali e marittime sono attualmente insufficienti a supportare una crescita sostenibile, le tasse sono alte e in crescita senza un beneficio effettivo sull'economia e occorre potenziare l'educazione che, purtroppo, rimane tra le ultime priorità del governo”.
Viacheslav Kamenetskiy ha aperto invece una parentesi sulla necessità che nell'economia post-industriale si creino nuove relazioni produttive e si tenga conto, nello sviluppo, del capitale umano e delle energie naturali.
“Poiché la logistica implica un movimento globale di materiali, informazioni e fondi, da Paese a Paese”, ha detto invece Jayakrishnan Nambiar, “è necessario anche uno stato ottimale sia delle infrastrutture sia dei supporti tecnologici”. Nambiar ha sottolineato l'importanza di una “cultura logistica come requisito indispensabile per attirare imprese manifatturiere e di servizi all'interno del Paese” e ha evidenziato l'impegno dell'India proprio in questa direzione, con “il 100% degli investimenti esteri diretti dedicato al settore della logistica”.
Diverso il discorso per la Cina che, come ha dichiarato Cao Haping, sta attuando una politica “volta a promuovere soprattutto il consumo dei prodotti interni, pur mantenendo una filosofia orientata all'esportazione”. La logistica ha tuttavia, anche in quest'ottica, un ruolo importante, perché “è forte la necessità di integrare aziende geograficamente distanti all'interno di una catena industriale che sia il più possibile competitiva”.

I nuovi equilibri della logistica - Ultima modifica: 2010-11-10T15:57:38+01:00 da Lucia Favara