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Dazi USA base e dazi proporzionali: si parte dal 5 aprile con imposizioni dal 10% al 50%

Saranno applicati dal prossimo 9 aprile i dazi proporzionali ad valorem per i prodotti dei Paesi Target, mentre già a partire dal 5 aprile tutto il restante import statunitense verrà gravato da una imposizione base del 10%.

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Marianna Capasso

Alla fine è arrivato il Liberation Day, il tanto atteso 2 aprile 2025 dei Dazi USA. Nel Giardino delle Rose, alla Casa Bianca, il Presidente degli Stati Uniti ha dato voce alle (intermittenti) promesse dei mesi passati. Senza troppe sorprese e con qualche colpo di scena, mentre tutto il mondo restava in attesa di conoscere i numeri percentuali della possibile guerra commerciale.

Non sono semplicemente dazi. Sono “tariffe reciproche per rettificare le pratiche commerciali che contribuiscono ai grandi e persistenti deficit commerciali annuali di merci degli Stati Uniti”. È questa la definizione che troneggia sul portale della White House.

Lo sbarramento per tutti del 10%

Definizione che, di fatto, si traduce in uno sbarramento all’entrata per tutti del 10%. A partire dal 5 aprile 2025. E, dal successivo 9 aprile, imposizioni daziarie suppletive ad alleati e rivali, con un peso differente. Sono molti più dei Dirty 15, come inizialmente detto, i Paesi finiti nella black list delle tariffe.

Sono precisamente 57, quelli ufficializzati, molti dei quali appaiono sulle tabelle presentate al mondo, in tarda sera (ora italiana) del 2 aprile. 

Dazi USA: le imposizioni aggiuntive fino al 50%

Un elenco con tariffe che partono dal 10% per i fortunati, e arrivano fino al 50 per il Lesotho, il piccolo enclave del Sud Africa. Dazi ad valorem aggiuntivi che si applicheranno fino a quando lo richiederanno le condizioni. Fino a quando, cioè, non saranno riequilibrati i flussi commerciali. Con la risoluzione o la mitigazione della attuali distorsioni al commercio USA.

Dall’UE (+20%) al Giappone (+24%), dalla Corea del Sud (+25%) alla Svizzera (+31%), senza risparmiare nemmeno gli storici alleati commerciali. Tra cui Israele e Regno Unito - ai quali però è stato imposto un semplice +10%, alla luce dei rapporti di lunga data.

Tempi duri soprattutto per Pechino, che ai già iniziali dazi del 20% vede aggiungersi un ulteriore +24%, portando il totale al 54%. Un vero sbarramento all’entrata. Così come pesa quel +49% alla Cambogia o il +46% al Vietnam, Paesi geograficamente (e operativamente) vicini alla Cina. Per evitare, quindi, strategiche triangolazioni.

I dazi proporzionali partiranno il 9 aprile

Dunque, se dal 5 aprile 2025 entrerà in vigore l’imposizione base erga omnes (10%), il vero scatto avverrà il successivo 9 aprile. Con il calcolo della proporzionalità. Il Presidente statunitense ha infatti mostrato delle tabelle dove, al fianco del nome Paese, veniva riportata una comparazione delle imposizioni applicate ai beni USA e quelle che gli USA applicano ai beni degli altri Paesi.

Washington ha infatti calcolato il dazio che “subisce” il made in USA venduto all’estero. E ha deciso di rispondere con l’applicazione di un benevolo dazio dimezzato. Peccato, però, che le percentuali mostrate al mondo siano opinabili, secondo molti analisti. In considerazione del fatto che non corrispondano precisamente a quelle ufficiali.

Dazi USA: il dettaglio delle barriere tariffarie e della valuta

C’è infatti un dettaglio importante, scritto in piccolo, in basso. Il quantum percentuale che colpisce i beni statunitensi è frutto di un calcolo che tiene conto della “currency manipulation” e delle “trade barriers”. La manipolazione della valuta e le (generiche) barriere al commercio.

Un concetto, quindi, molto ampio, nel quale rientra anche la possibile interferenza dello Stato nelle determinazioni economiche. Ma chi decide, poi, qual è questa interferenza? In altre parole, un calcolo senza possibilità di contraddittorio, che va preso per buono. E che porta, pertanto, alla scelta daziaria degli USA. Ma non solo: alle contro scelte di tutti i colpiti.

La risposta dell’UE all’annuncio dei dazi: le contromisure

È chiaro che ora l’UE dovrà prendere decisioni in tal senso. Attraverso le parole della Presidente Von der Leyen, Bruxelles si è detto pronto a negoziare. Mentre sta ultimando il primo pacchetto di contromisure, per rispondere alle tariffe sull’acciaio. E, qualora la diplomazia commerciale non riesca a districare la matassa, l’UE si troverà costretta a reagire.

Il fallimento dei negoziati va messo in conto. E, a quel punto, sarebbe davvero uno scenario tutto da riscrivere. Intanto, il danno per l’Unione è già in fieri. Il 02 aprile 2025 sono scattati i dazi del 25% sulle auto prodotte fuori dai confini statunitensi. Con Canada e Messico che al momento sembrano esentati, in parte, anche grazie al trattato di libero scambio nordamericano.

Restano in standby anche il comparto dei farmaci, dei semiconduttori, del rame e del legname, in attesa di future decisioni. Un lungo elenco riportato sul sito della Casa Bianca.

Mentre per alluminio e acciaio (anche europeo) una “no news” che in realtà non è una “good news”: per i due metalli l’imposizione del +25% è già partita nelle settimane passate.

Il futuro dei dazi e lo scenario del boomerang

Resta poi un ultimo dubbio. La reale intenzione di addivenire a un accordo. Trump è davvero possibilista? Quella ufficializzata il 2 aprile 2025 è davvero l’inizio di una escalation commerciale? O è una prova di forza per far capire al mondo quanto tutto il commercio globale sia soggetto alle scelte statunitensi?

Il Paese “saccheggiato e violato” dichiara quindi la sua indipendenza economica. Con una possibile perdita di posti di lavoro, un aumento dell’inflazione e una ipotizzata recessione che non danneggeranno solo le stelle e le strisce, ma anche tutti gli altri Stati, indirettamente. Con la decantata “reindustrializzazione” locale che non si realizzerà in sei mesi. E nemmeno in un anno.

Se davvero il Presidente resta immobile sulle sue politiche protettive, non sarà solo il resto del mondo a subirne le conseguenze. È partito un boomerang pericoloso, che potrebbe mietere vittime lungo il suo inspiegabile percorso, ma anche nella veloce fase di rientro alla base.

Dazi USA base e dazi proporzionali: si parte dal 5 aprile con imposizioni dal 10% al 50% - Ultima modifica: 2025-04-03T17:25:22+02:00 da Marianna Capasso