Affinché il processo di riciclo industriale delle batterie sia economicamente conveniente, è indispensabile attivare solo i trattamenti necessari per estrarre i componenti effettivamente riutilizzabili, evitando inoltre di inquinare il processo stesso. Prima di intraprendere la separazione dei componenti è quindi determinante suddividere le batterie in funzione della loro composizione, attivando poi specifici trattamenti in grado di prevenire qualunque rischio di contaminazione.
Riconoscere due batterie nuove, in funzione del produttore, è relativamente semplice. Ma diventa pressoché impossibile ottenere il medesimo risultato quando l'involucro è sporco, danneggiato o corroso. Gli impianti esistenti portano così al mancato riconoscimento del 30% delle batterie.
Il sistema sviluppato da Seval, invece, permette di riconoscere e trattare efficacemente 200 milioni di pile all'anno, ossia riconoscere e separare circa 20 pile ogni secondo, con un margine d'errore prossimo allo zero.
Alla base della soluzione c'è una tecnologia di riconoscimento automatizzato: una volta allineate le pile in modo che possano essere riconosciute dal sistema (il posizionamento è basato su un processo automatizzato e sviluppato internamente), si procede all'analisi dinamica del contenuto delle singole pile. Tutti i risultati sono poi confrontati con i valori registrati nel data base, con un tasso di incertezza iniziale del 3%, ma destinato a scendere con il progressivo affinamento delle analisi.
Per ottenere un simile risultato, anche in considerazione dell'elevata velocità a cui deve operare il sistema di riconoscimento e smistamento, Seval ha sviluppato un'elettronica proprietaria, un intero sistema di gestione sul quale installare poi software specifici.
Completata la differenziazione, si procede alla frantumazione delle pile e successivamente alla separazione del metallo utilizzato per l'involucro e delle eventuali componenti plastiche dalla black mass, ossia la pasta di pile, che costituisce il 70% del materiale utilizzato ed è composta, soprattutto, da carbonio, zinco e manganes, metalli pregiati, separabili attraverso un processo idrometallurgico, che garantisce un'efficienza pari al 100%, a fronte di reflui praticamente nulli.
Al termine del processo di elettrolisi si ottengono lamine di zinco metallico puro al 99%, ossidi di manganese utilizzabili come pigmenti e fanghi di carbonio e manganese. Analogamente, attraverso processi specifici, sono differenziati e recuperati tutti gli altri componenti delle batterie. L'impiego di un sistema di supervisione, collegato in rete, permette infine di gestire anche un'allarmistica specifica, in grado di allertare il personale specializzato a fronte di qualunque scostamento rispetto ai parametri ottimali.
I vantaggi
valorizzabile, può essere quindi trasformato in una serie di materie prime seconde (principalmente
Zinco, Manganese, Acciaio, Grafite, Nichel, Cobalto e Terre rare) reimpiegabili in processi produttivi.
Diversi vantaggi sono da considerare poi in termini di efficienza del processo: una simile attività di recupero delle pile intrapresa con le tecnologie esistenti fino ad oggi avrebbe richiesto un sorting di tipo manuale, con lo svantaggio per l'operatore di dover venire a contatto con materiali potenzialmente pericolosi e con un'efficacia nella selezione del materiale in ingresso inferiore a quella garantita dall'impianto di Seval.