La digitalizzazione che sta invadendo il mondo industriale fa dell’Italia un Paese molto interessante sul quale investire, perché l’Italia è il secondo mercato manifatturiero in Europa, perché oltre il 50% del Pil Italiano è legato al manifatturiero, grazie ai servizi e perché in Italia ci sono aziende speciali, vere eccellenze mondiali. Così la pensa Cisco, leader nel networking, che ha scelto di investire in tre aree: formazione, nei mercati manifatturiero e alimentare e innovazione. “In questo momento, per la semplificazione della tecnologia e per le caratteristiche delle imprese che contraddistinguono il mercato italiano esiste l’opportunità di essere più veloci, efficaci e quindi competitivi”, ha commentato Agostino Santoni, AD di Cisco Italia (nella foto), in occasione dell’evento La via italiana all’Industria 4.0, organizzato da Cisco presso la Villa Reale di Monza.
Nel corso dell’incontro, al quale erano presenti numerose imprese, si è parlato delle prospettive del Piano Nazionale Industria 4.0 con i suoi 13 miliardi di Euro di finanziamenti per avviare il processo di trasformazione digitale, delle nuove possibilità di business derivanti dalle connected factory, dall’industry collaboration e dalla security e dell’importanza di creare un ecosistema qualificato di partner per accelerare il percorso.
Marco Taisch, Prof. Ordinario di Sistemi di Produzione Automatizzati e Tecnologie Industriali del Politecnico di Milano, illustrando il processo di digitalizzazione in atto nel settore manifatturiero, ha posto l’accento sull’importanza di ripensare i prodotti - che saranno sempre più personalizzati e unici - anche in un’ottica green per contenere l’impatto ambientale e ha evidenziato lo spostamento verso il servizio, che diverrà centrale rispetto al prodotto e per questo supply chain e value chain dovranno essere approcciate in ottica 4.0. Fondamentale sarà la formazione, sia per le nuove figure professionali, per esempio quella del service engineer, sia per la riqualificazione del personale, una risorsa preziosa che, grazie al mix di know how acquisito, nuove competenze e disponibilità dei dati forniti dall’IIoT, sarà in grado di aumentare la capacità di “fare cose”, contribuendo al passaggio da un’automazione industriale a un’automazione cognitiva.
L’esperienza sul campo è stata fornita da Fluid-oTech, una delle eccellenze italiane che realizza pompe e sistemi per fluidi nei settori caffè medicale e automotive. “Nel 2014 abbiamo iniziato a progettare la nostra Fabbrica Digitale – ha raccontato Diego Andreis, Managing director di Fluid-oTech e VP di Federmeccanica – e oggi siamo competitivi anche rispetto ai mercati asiatici”. Fluid-oTech ha investito in innovazione, creando un centro di R&D che lavora in modo autonomo, sul personale, riqualificando le figure professionali e ha introdotto robot collaborativi, favorita dal Piano Industria 4.0.