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Una supply chain agile e resiliente per la nuova era della manifattura guidata dai dati

Le raccomandazioni del World Manufacturing Forum (WMF) 2022 si sono concentrate sul futuro della supply chain, che ha subito un forte impatto dalla complessa situazione geopolitica in corso, prima con il Covid e ora con la guerra e la conseguente difficoltà nel rifornimento di materie prime e componentistica con pesanti effetti sull’economia globale.

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Gaia Fiertler

Le raccomandazioni contenute nel Report “Redesigning of Supply Chains in the New Era of Manufacturing”, giunto alla quinta edizione, si focalizzano sulla ricerca di equilibrio tra “reshoring” e “friendshoring” e la tenuta delle relazioni internazionali, su un design di prodotto che incorpori le esigenze di una supply chain agile e resiliente, sulla digitalizzazione a supporto della migliore gestione possibile e sulla circolarità del ciclo di vita dei prodotti.

I suggerimenti proposti si collocano in una situazione economica globale caratterizzata da una diminuzione della crescita, dalla fine dell’ “hyperglobalization” a favore di una “slowbalization” (rallentamento della crescita nei movimenti transfrontalieri di beni), da una evoluzione dei bisogni dei consumatori, dal cambiamento climatico e dalla necessità della sostenibilità, dall’insorgere di politiche nazionalistiche e protezionistiche, dalla trasformazione del mercato del lavoro e da un calo di fiducia dei consumatori nell’economia e nella finanza.

La centralità della manifattura, le sfide globali e i mega trend

«Nulla accade senza la produzione industriale» ha affermato Marco Taisch, direttore scientifico del World Manufacturing Foundation, aprendo i lavori del WMF 2022. Il settore manifatturiero mantiene la sua centralità nell’economia globale: rappresenta il 17% del prodotto interno lordo dei singoli Paesi, impiega il 13,6% dei lavoratori (in un range che va dal 6,2% nei Paesi a basso reddito al 16,9% in quelli medio e alto reddito) e rappresenta il 71% dei beni commerciali esportati per un totale di 12,1 trillioni di dollari su 17 trillioni nel 2020.

Le principali sfide che sta affrontando a livello globale sono la scarsa disponibilità di materie prime critiche, la limitata disponibilità di fornitori, la cybersecurity e gli attacchi informatici; la carenza di forza lavoro, la “crisi” delle competenze, le infrastrutture digitali, l’interoperabilità e lo scambio di dati. A sua volta, la supply chain ridisegna i suoi processi e il suo approccio, come emerge dalle raccomandazioni, anche alla luce dei mega trend della manifattura: una produzione sempre più guidata dai dati, circolare, resiliente ai rischi globali, iperpersonalizzata, rapida, agile e snella nel rispondere ai cambiamenti del mercato e inclusiva.

Le 10 raccomandazioni per una nuova supply chain agile e resiliente

1. Evitare politiche troppo reattive che riportino indietro il pendolo della globalizzazione

Ai governi si suggerisce di non essere troppo reattivi e di prendere decisioni di lungo periodo, senza interrompere del tutto le catene di fornitura globali, perché tentazioni di protezionismo e autarchia non solo non contribuiscono alla prosperità, ma mettono in pericolo la stabilità politica mondiale. Alle aziende viene suggerito di diversificare di più i fornitori e di essere più flessibili e a tutti gli stakeholder, pubblici e privati, viene raccomandato di comunicare di più tra di loro per comprendere gli impatti delle interruzioni di fornitura e stabilire una cornice normativa di supporto al cambiamento di scenario.

2. Garantire una riprogettazione prudente, intelligente, imprenditoriale e proattiva delle catene di fornitura per assicurarsi la disponibilità di quelle più critiche

Il futuro dipende dalla disponibilità di materie prime che oggi sono controllate da pochi Paesi. La necessità di essere resilienti di fronte alla crisi di approvvigionamento va vista senz’altro come una opportunità per pianificare catene di fornitura più corte, per fare interventi sulle forniture strategiche con politiche di estrazione, trasformazione e riciclo per essere meno dipendenti da altri produttori e per pensare a degli hub regionali con delle produzioni integrate su scala minore. Ma bisogna anche bilanciare il “reshoring” con il mantenimento delle relazioni internazionali e con il ”friendshoring”. L’attuale tendenza ad accorciare le catene di approvvigionamento deve tener conto che non tutto è producibile o estraibile più vicino, e che talvolta i costi non sono sostenibili. Servono quindi responsabilità, innovazione, imprenditorialità e proattività nel rimodellare i criteri di fornitura e produzione per assicurarsi le materie prime e la componentistica che sono più critiche e strategiche per il sistema produttivo e distributivo dei Paesi. 

3. Adottare un approccio iterativo e di miglioramento continuo alle supply chain

Per rispondere a mercati imprevedibili, volatili, complessi e ambigui, la stessa supply chain va gestita con un approccio di miglioramento continuo e di costante adattamento ai cambiamenti in atto, all’innovazione tecnologica, alla crescita della domanda e all’innalzamento dei suoi standard. Il feedback continuo e il dialogo con i partner esterni, sviluppando relazioni di impegno reciproco e fiducia, aiutano a migliorare i processi e le operation della supply chain, che a monte dipendono dai fornitori e a valle dalla richiesta di soddisfazione crescente dei clienti. Uno sviluppo nel settore industriale per ridurre costi e ritardi è il co-design del prodotto e della fase di approvvigionamento per la sua realizzazione, che dipende molto da come è progettato il primo e i suoi materiali. Tenere in considerazione anche la supply chain nel design di prodotto riduce i costi e gli effetti negativi delle sempre più frequenti interruzioni nelle forniture.

4. Progettare prodotti per una supply chain agile
Si tratta di progettare i prodotti in modo flessibile perché si adattino a una supply chain a sua volta agile e resiliente per rispondere alle carenze di materie prime. Si tratta quindi di prevedere fin dall’inizio parti o materiali sostituibili in modo da non interrompere la creazione di valore. Con i rapidi cambiamenti di scenario degli ultimi anni, infatti, non si possono più considerare separatamente lo sviluppo del prodotto e la pianificazione della catena di approvvigionamento. Il passaggio in atto è dal tradizionale “Design for X approaches”, come per l’assemblaggio, al “Design per le catena del valore, cioè non si può più delegare del tutto alla supply chain la risoluzione all’incertezza e scarsità nel reperimento di materiali o componenti necessari alla realizzazione del prodotto.

5. Sfruttare l’opportunità di riprogettare le catene di fornitura per promuovere la circolarità e la sostenibilità

Il suggerimento è di sfruttare questa fase di ripensamento della supply chain per introdurre la circolarità nei processi e nei prodotti in modo proattivo, oltre gli adempimenti di legge. Per esempio realizzando i prodotti con materiali riciclabili e reinseribili nel ciclo produttivo per offrire loro una seconda vita, una volta conclusa la loro primaria funzione. Per farlo servono relazioni di fiducia e cooperazione tra gli attori coinvolti nella catena di fornitura, perché la circolarità aggiunge complessità. I produttori devono essere disponibili a comunicare i componenti dei loro prodotti all’industria del riciclo e riuso per attivare concretamente un’economia circolare.

6. Accelerare l’adozione urgente di strumenti digitali come fattori abilitanti per supply chain resilienti e adattabili

Le tecnologie digitali possono essere di grande supporto allo sviluppo di catene di fornitura flessibili e adattabili, ma bisogna sviluppare competenze in grado di sfruttare, interpretare ed estrarre valore dai dati raccolti e analizzati dai nuovi sistemi. Il digitale migliora le interazioni tra clienti e fornitori e tra le altre parti coinvolte. La blockchain incoraggia la trasparenza ma anche la protezione dei dati sensibili dei vari attori coinvolti. I digital twin permettono di simulare i diversi scenari e impatti, prima di fare investimenti e i data analytics migliorano la pianificazione della domanda, la gestione del magazzino e la scelta dei fornitori più adatti per ogni singola situazione. Nella manutenzione una stampa 3D consente a volte di rifornire di componenti direttamente dove servono, prodotti in piccole quantità, azzerando i tempi di consegna e superando i rischi di temporanee interruzioni nei trasporti a livello mondiale..

7. Includere le Pmi nella riprogettazione delle catene di approvvigionamento, puntando sulle loro capacità e aiutandole dove serve

Non dimenticarsi delle Pmi: portarle a bordo nel progetto di ripensamento delle reti di approvvigionamento, aiutandole a dotarsi delle tecnologie digitali necessarie per snellire, accelerare e modificare velocemente i processi di fornitura e produzione. Le Pmi hanno il vantaggio di essere più rapide e flessibili nell’adattare le operation ai cambiamenti richiesti, ma il loro limite sono le risorse scarse per portare a terra la trasformazione. Le grandi dovrebbbero quindi creare delle relazioni di lungo periodo con le Pmi lungo la catena del valore e cercare di includerle il più possibile nella riprogettazione delle reti di fornitura, facendo leva sui loro punti di forza e aiutandole dove serve.  

8. Adottare un approccio multidimensionale per calcolare i rischi geopolitici e altri fattori non legati ai costi nella riprogettazione delle catene di fornitura

Nel ridisegnare le reti di fornitura (più localizzazione e flessibilità nelle Operations) e calcolare costi e benefici, è necessario adottare un approccio che tenga conto anche del rischio sistemico, geopolitico prima di tutto. Per contrastare l’impatto di fattori che esulano dal controllo delle singole realtà produttive, è raccomandata una collaborazione più estesa tra governi, settori economici e industrie,

partendo dalla consapevolezza di come operano le catene di fornitura e degli effetti che possono avere, e che hanno avuto, in caso di loro interruzione, come accaduto prima con il Covid e poi con la guerra.

9. Riconoscere le competenze come il prossimo fattore mancante nella produzione

Anche nella supply chain, che diventa sempre più smart e digitalizzata, servono competenze adeguate sia tecniche sia manageriali per rispondere in modo flessibile ai cambiamenti in atto. Skill non solo tecniche e digitali, come di risk management, di modellistica statistica e di machine learning, ma anche culturali, di leadership e soft skill: strategic thinking, problem solving, team management e comunicazione efficace. Si tratta di adottare un approccio che metta al centro le persone e le includa nei processi decisionali: il successo dipende dal coinvolgimento di persone preparate e aggiornate e servono anche nuove capacità manageriali (un nuovo set di competenze per i manager) per gestire le nuove reti flessibili e resilienti e favorire la collaborazione.

10. Attivare politiche che incoraggino i comportamenti responsabili dei consumatori per raggiungere uno sviluppo economico stabile

A fronte di un forte cambiamento nelle abitudini dei consumatori, accelerato dalla pandemia e dall’impennata di acquisti online con tempi di consegna sempre più ridotti, da un lato le aziende devono tenerne conto nel ripensare i propri modelli di business e il modo di gestire le forniture, dall’altro i governi dovrebbero regolamentare e incoraggiare comportamenti responsabili e sostenibili nei consumatori per contenerne l’impatto sulla supply chain a livello globale. Inoltre, grazie al collegamento sempre più stretto tra produzione e mercato (consumatori) con le tecnologie digitali, cresce il numero di dati disponibili da analizzare per realizzare reti di forniture sempre più “consumer oriented” a supporto di nuovi prodotti e servizi per i consumatori stessi.

Una supply chain agile e resiliente per la nuova era della manifattura guidata dai dati - Ultima modifica: 2022-12-01T12:58:49+01:00 da Gaia Fiertler