HomeIndustria 4.0Digital TransformationUn nuovo punto di vista sull'industria italiana

Un nuovo punto di vista sull’industria italiana

È stato inaugurato a inizio 2010 l'Osservatorio dei Distretti Industriali, organo di analisi e raccolta dati della Federazione dei Distretti Italiani. Ne abbiamo parlato con Valter Taranzano, presidente della Federazione

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Valeria De Domenico
Costituiscono la nervatura del nostro sistema imprenditoriale. Sono culla di know how e fucina di competitività: stiamo parlando dei distretti, nuclei storici del complesso industriale italiano. Se è vero, infatti, che la Media e Piccola Impresa ne è la cifra caratteristica, l'esistenza di aree specializzate nello sviluppo di determinate categorie di prodotto è per la nostra industria segno di una tradizione imprenditoriale che ha radici antichissime e legami indissolubili con il territorio.
Tutto ciò è sicuramente un valore, se opportunamente custodito e messo a frutto. E in quest'ottica opera da parecchi anni la Federazione dei Distretti Italiani, alla quale aderiscono una cinquantina di distretti distribuiti su tutto il territorio nazionale.
Nata a Biella nel 1994, inizialmente, come Club, con il supporto di Confindustria e Unioncamere, oggi la Federazione accoglie più di 75mila imprese, rappresentanti dell'intero spettro di soggetti che caratterizzano il microcosmo distrettuale: da quelli industriali in senso stretto, a quelli produttivi e del trasferimento tecnologico.
Fanno parte della Federazione i principali settori del Made in Italy: tessile, laniero, cartario, metalmeccanico, informatico-tecnologico, agro-industriale, calzaturiero, conciario, del mobile, dell'arredamento, dei casalinghi, della ceramica, del packaging, dell'energia, dell'abbigliamento e degli accessori-moda. Scopi principali della Federazione sono far dialogare tra loro reti d'imprese e filiere produttive, promuovere relazioni con i centri decisori della politica industriale, sia a livello nazionale che comunitario, avviare relazioni internazionali con altre organizzazioni economiche e culturali, favorire studi e ricerche in campo economico, finanziario e tecnologico.
Dall'inizio del 2010 la Federazione si è munita di un nuovo strumento di monitoraggio del mercato: l'Osservatorio dei Distretti. Abbiamo incontrato Valter Taranzano, presidente della Federazione dei Distretti Italiani.

Quali sono gli scopi dell'Osservatorio e con quali strumenti intendete raggiungerli?

L'Osservatorio della Federazione Distretti Italiani per la prima volta ha messo attorno a un unico tavolo di lavoro tanti partner autorevoli e competenti, che da decenni si occupano del fenomeno distrettuale, i quali hanno attivato un progetto comune con lo scopo di creare un'esclusiva e autorevole banca dati sui distretti italiani. I soggetti interessati, oltre alla Federazione, sono: Confindustria, Unioncamere, Symbola, Intesa SanPaolo, Banca d'Italia, Fondazione Edison, Censis e Istat. Una volta all'anno il Rapporto dell'Osservatorio mette sotto la lente d'ingrandimento 92 distretti italiani e le loro dinamiche. La cosa interessante è che le analisi finali vengono effettuate non solo a partire dall'analisi dei singoli distretti, ma anche intervistando un grande numero di imprenditori che lavorano con le loro aziende nei distretti. Da queste interviste rileviamo l'andamento dell'anno, ma anche gli 'umori' e le previsioni. Ecco, questa è la differenza tra l'Osservatorio della Federazione e altri sistemi di monitoraggio dei distretti che vengono ciclicamente proposti. Noi facciamo il bilancio dell'anno appena passato, ma tentiamo anche di prefigurare come sarà l'anno in corso. Tutto questo è interessante e stimolante non solo per chi studia l'andamento dei distretti, ma anche per i distretti stessi. La presentazione dell'Osservatorio 2011, con i dati riferiti al 2010, avverrà a Roma il prossimo 9 febbraio.

Quale importanza può avere in questo momento storico, economico, sociale particolarmente delicato per il nostro Paese un istituto come la Federazione dei Distretti, per rilanciare l'attività dei vari comparti industriali?

In primo luogo è l'attività dei distretti stessi ad essere fondamentale per il rilancio della nostra economia. Chi sta tenendo in piedi la nazione dal punto di vista imprenditoriale sono le piccole e le medie aziende, vale a dire quelle aziende che compongono i distretti. Il ruolo della Federazione Distretti Italiani è determinante per creare progettualità condivise. L'aggregazione oggi più che mai è un'arma vincente. La Federazione crea progetti comuni per i suoi distretti che vanno dall'innovazione all'export. Inoltre cerca di favorire la formazione delle cosiddette “reti”, cioè l'unione di più aziende all'interno di uno stesso distretto. Proprio facendo sinergia alcuni distretti si stanno risollevando da mesi molto brutti. Faccio l'esempio della meccanica, un settore in grande sofferenza fino a sei mesi fa e che adesso sta tornando a respirare. Un'altra novità del nostro lavoro è che stiamo facendo un confronto sistematico tra aziende distrettuali e non. Un lavoro iniziato lo scorso anno proprio con il comparto della meccanica e che stiamo sviluppando a tutti gli altri settori. I risultati dicono sempre che le aziende distrettuali stanno soffrendo di meno rispetto alle aziende non riunite in distretto.

Cosa ci può dire dei distretti dell'Automation?

Non posso ovviamente anticipare i risultati del nostro Rapporto 2011, ma posso dire che i distretti dell'Automation, dopo un bruttissimo 2009, nel 2010 sono apparsi molto attivi e questo attivismo ha permesso loro di tornare a galla. Il Distretto del freddo ha recuperato fatturato, quello siciliano della meccanica è uno dei distretti del comparto che in assoluto ha sofferto di meno. La Meccatronica nel Veneto ha investito molto nell'export e i risultati si sono visti. In linea di massima i distretti che hanno investito nell'innovazione e hanno alzato il livello di cooperazione tra le aziende hanno reagito alla crisi. Chi non l'ha fatto, sta soffrendo ancora e probabilmente ha imboccato una strada senza uscita.
All'alba di questo nuovo decennio, dunque, mentre il clima politico e gli strascichi della depressione economica globale gettano ancora parecchie ombre sul futuro del Paese, i motivi di fiducia per il nostro comparto industriale pare non manchino e risiedano proprio nella capacità delle nostre aziende di attingere a risorse di creatività e intraprendenza. Immancabile, però, anche la perizia organizzativa e l'intelligenza nel lavorare con ragionevole ottimismo raccogliendo dati e sottoponendoli ad analisi attente e obiettive, promuovendo il flusso d'informazione, istruendo, aggiornando e ponendo credito in quel 'saper fare' che la Federazione dei Distretti considera uno dei valori imprenditoriali più importanti del nostro Paese.

Un nuovo punto di vista sull’industria italiana - Ultima modifica: 2011-02-03T12:27:55+01:00 da La Redazione