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Smact: dove ricerca e impresa fanno squadra

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Gaia Fiertler

Smact, il competence center del Triveneto, inaugura a Venezia la propria sede amministrativa, in posizione centrale rispetto alle nove università che ne fanno parte e a una trentina di aziende del territorio. Presentati i 13 progetti vincitori del secondo bando co-finanziato dal Mise per 900mila euro che utilizzeranno IoT, Big Data, Analytics, intelligenza artificiale e machine learning per rendere smart processi produttivi e servizi.

Smact inaugura a Venezia la sua prima sede stabile, centrale rispetto alle nove università del Triveneto, a centri di ricerca esterni e alle aziende partner. In tutto sono 41 i partner del competence center del Nord-est. Ospitato nel Campus economico San Giobbe dell’Università Ca’ Foscari, in un ex macello, in una città senza discipline ingegneristiche, ma economiche ed umanistiche, il competence center manda un chiaro segnale sul valore e la centralità dell’innovazione anche strategica, non solo tecnologica.

Fabrizio Dughiero ©Marco Sabadin/Vision

«Venezia è stata una città d’innovazione in passato e vuole esserlo anche in futuro in chiave strategica. La trasformazione digitale si muove infatti a due livelli: l’introduzione di strumenti di digitalizzazione nei processi di produzione per recuperare efficienza e produttività e la costruzione di una proposta con clienti e fornitori che, attraverso l’uso dei dati, sviluppi nuovi modelli di business, nel rispetto della centralità dell’uomo. Si tratta infatti di interpretare la digitalizzazione e l’intelligenza artificiale al servizio dell’uomo, perché riesca a fare scelte migliori in una prospettiva di “augmentation” e non di “automation”, sfruttando anche la creatività che ci contraddistingue», spiega Carlo Bagnoli, professore di strategia all’Università Ca’ Foscari, ideatore del progetto Smact insieme con Fabrizio Dughiero, prorettore al trasferimento tecnologico e ai rapporti con le imprese all’Università degli Studi di Padova e presidente di Smact.

Dall’idea al sistema

«La pandemia ha solo accelerato gli obiettivi che ci eravamo dati all’inizio, quattro anni fa: fare sistema. Se si potesse usare una bacchetta magica per accelerare la trasformazione digitale del Paese questa farebbe sistema», sottolinea Bagnoli.

Grazie alla forte sinergia tra imprese e gruppi di ricerca, sia universitari che esterni, Smact porta innovazione sul territorio con una metodologia end-user di scouting e matching delle competenze: raccoglie i bisogni delle aziende, li rende anonimi e li sottopone ai ricercatori (innovation need), che si candidano con proposte di ricerca applicata.

Sono poi le aziende, in una sorta di speed date dell’innovazione, a scegliere il progetto che più si adatta loro. In molti casi si crea anche una sinergia tra competenze di gruppi di ricerca diversi e di università diverse, che a quel punto si candidano a un progetto industriale comune. «Smact accelera l’innovazione tecnologica delle imprese che guardano al futuro, moltiplicando il contributo della ricerca alla transizione digitale», aggiunge Dughiero.

Per il secondo bando co-finanziato a settembre 2020 sono arrivate 48 candidature di aziende da otto regioni; 54 sono state le espressioni di interesse da parte di gruppi di ricerca e, alla fine, 13 i progetti approvati da una commissione scientifica e 17 i gruppi di ricerca selezionati dalle aziende vincitrici.

«Smact fa leva su 6mila ricercatori e sulla grande ricchezza di competenze ed esperienze dei partner industriali e tecnologici, che mettiamo a disposizione delle imprese per attuare progetti di ricerca industriale e sviluppo sperimentale con un processo consolidato», precisa Luca Fabbri, direttore tecnico Smact.

Da sinistra, Luca Fabbri, Carlo Bagnoli, Matteo Faggin

I progetti vincitori del secondo bando

Tre i digital twin in programma, uno per il design navale per ottimizzare tempi e costi di progettazione degli scafi di Fincantieri; uno per Saras Ricerche e Tecnologie per alcune delle macchine presenti nel parco pompe della raffineria di Sarroch, in modo da rendere disponibili nuovi dati misurabili attraverso dispositivi IoT wireless connessi in rete e abilitando così sistemi di manutenzione predittiva, con tecnologie facilmente scalabili e, infine, uno per la Galdi per i processi di formazione di contenitori nel settore Food&Beverage.

IoT, Big Data e Analytics per l’azienda vinicola Farina, che produce 800mila bottiglie all’anno. Questa sensorizzerà i processi di produzione e svilupperà algoritmi per il rispetto dei corretti disciplinari. Sempre in ambito Food, Irinox svilupperà l’architettura digitale della fabbrica Food 4.0, con una piattaforma di analisi che integri le informazioni derivanti dai database aziendali e le traduca in azioni di business tangibili e la definizione del modello di comunicazione tra differenti costruttori di macchine per la gestione degli alimenti.

Il progetto permetterà anche di rafforzare il know-how sull’utilizzo delle macchine da parte dei clienti finali, di svolgere diagnostica da remoto e manutenzione puntuale e predittiva migliorando il servizio al cliente finale. Carel svilupperà un umidificatore ultrasuoni ad alta efficienza, impiegabile in contesti produttivi dove il controllo della qualità dell’aria è fondamentale (cartiere, serre, aziende vinicole), e in contesti residenziali altamente popolati (uffici, sale riunioni, mense).

In area HR, Cving applicherà l’intelligenza artificiale ai video-colloqui per ricavare informazioni dall’analisi facciale e dal tono della voce, oltre che dall’analisi semantica. Questo strumento aiuterà a selezionare in modo più rapido, efficiente e imparziale i candidati, riducendo l’impatto di bias inconsci.

Mentre GKN Sinter Metals, invece, realizzerà una interfaccia utente degli smart watch con elementi di gamification legati alle attività lavorative. L’obiettivo è rendere coinvolgente l’operatività e valutare in tempo reale le prestazioni di una linea produttiva, con i dati resi anonimi, ma nel frattempo giochi e premi favoriscono il coinvolgimento volontario.

Passando ai robot, Euclid Labs ha l’obiettivo di rendere le basi della programmazione di robot industriali accessibili a quanti più utenti possibile attraverso un’interfaccia che, pur mantenendo tutte le proprietà della scrittura avanzata di codice, viene semplificata e resa intuitiva da oggetti grafici dotati di comportamento intelligente, applicando la piattaforma sviluppata da MIT “scratch.edu”.

Eurosystem, invece, punta al superamento della compartimentazione dei dati dei singoli ERP, transitando verso un modello di Data Confederation. In questo modo i dati di tutte le aziende potranno, pur rimanendo proprietari e segreti, alimentare in modo cooperativo l’apprendimento di modelli predittivi. Malvestio nasce come fabbrica di profilati in acciaio e ha progressivamente spostato la sua attenzione verso l’ambito medicale infermieristico diventando leader internazionale nel mercato dei letti ospedalieri.

Il progetto è volto allo sviluppo un letto ospedaliero Smart sensorizzato, che fornisca assistenza agli operatori e al paziente, raccogliendo dati non attualmente reperibili, utilizzabili come indici dello stato di salute del paziente, e strumenti real time di monitoraggio della degenza. TFM Group mira all’ottimizzazione del processo produttivo di componenti meccanici con il monitoraggio da remoto e in real time degli impianti produttivi e lo sviluppo di innovativi sistemi di Data Analytics e modelli che permettono il calcolo dell’efficienza, indicando anche la necessità di effettuare manutenzioni attraverso lo sviluppo di algoritmi predittivi.

Si realizzerà un impianto pilota, costituito da 5 macchine di produzione opportunamente modificate e interconnesse, per monitorare le performance del processo e predire un possibile blocco di produzione o guasto.

Infine Versalis, controllata di ENI che si occupa di processi chimici e produzione di plastiche, tramite machine learning e advanced Analytics svilupperà algoritmi che permettano di convertire i valori dei parametri di input di laboratorio di una linea pilota negli input della linea industriale. Lo scopo è quindi creare algoritmi che permettano di trasportare su scala industriale parametri sperimentali reperiti in laboratorio.

«I tredici progetti aggiudicatari del nostro co-finanziamento sono lo specchio di un ecosistema che innova e guarda al futuro e cerca la collaborazione tra impresa e ricerca per moltiplicare le possibilità di crescita. L’ampia adesione anche di gruppi di ricerca delle università e centri ricerca del Triveneto confermano che la cooperazione non è solo un desiderio delle imprese, ma anche una volontà dei ricercatori», conclude Matteo Faggin, direttore generale Smact.

Smact: dove ricerca e impresa fanno squadra - Ultima modifica: 2021-05-10T10:04:01+02:00 da Gaia Fiertler