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Rapporto Cfi, l’industria italiana delle fiere reagisce alla crisi

Le fiere hanno reagito bene alla crisi economica. Lo rivela il rapporto redatto da Cfi-Agenzia di Confindustria per le Fiere e presentato a Milano alla presenza degli organizzatori di manifestazioni espositive dei principali settori industriali del Paese

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Secondo i dati elaborati da Ufi, Unione delle Fiere internazionali, nel 2008 sono stati venduti 109 milioni di metri quadrati di superficie allestita, per circa 31.400 eventi organizzati. Con il 43,6% del totale, l'Europa è risultata l'area a maggior concentrazione di eventi espositivi, ben 13.700. Segue il Nordamerica, che ha ospitato 12.500 manifestazioni, pari al 39,8% del totale.
Se si considera il paramento della superficie espositiva allestita, il peso dell'Europa rispetto al contesto mondiale cresce ulteriormente. Con 53,5 milioni di metri quadrati allestiti a stand, il vecchio continente assorbe circa la metà dello spazio fieristico venduto nel 2008. Il Nordamerica resta ben distanziato a quota 28,5 milioni, pari al 26% del totale, seguito da Asia e Oceania con 20 milioni, pari al 18%, Sudamerica con 4,1 milioni (4%), Medio Oriente con 2,4 milioni (2%), Africa con 0,5 milioni (1%).
Con 6,5 milioni di metri quadrati di superficie espositiva allestita, nel 2008, l'Italia è risultata al quarto posto nella classifica mondiale dopo Stati Uniti (25 milioni di metri quadrati), Cina (12,3 milioni) e Germania (9,3 milioni).
Considerando la sola Unione Europea, con il 24,1% del totale, l'Italia risulta seconda, dopo la Germania (36,7%) per contributo al valore complessivo di spazi allestiti a esposizione. Seguono ben distanziate Francia (12%) e Spagna (11%)

Il valore dell'attività fieristica per le aziende, indipendentemente dal settore industriale di appartenenza, è talmente elevato che, anche in un anno di profonda crisi come il 2009, l'industria fieristica italiana ha saputo contenere le perdite.
Infatti, a fronte di una riduzione della produzione industriale del paese pari a 18,1% rispetto all'anno precedente, nel 2009, le fiere associate a Cfi hanno visto calare lo spazio espositivo netto assegnato del 9,7%, rispetto alle corrispondenti precedenti edizioni.
“Sebbene i due indicatori considerati non siano esattamente confrontabili", ha affermato Gian Domenico Auricchio, presidente Cfi, "appare evidente che l'industria fieristica ha espresso una performance migliore rispetto all'andamento dell'economia del paese”.
Tale considerazione è confermata, d'altra parte, dall'analisi degli altri due parametri utili a valutare lo stato di salute dell'industria fieristica quali, il numero di espositori e di visitatori.

Nonostante il segno negativo, in linea con il contesto generale, il sistema fiere aggregato da Cfi (Cfi aggrega circa la metà dello spazio espositivo allestito e oltre il 50% degli espositori che partecipano alle fiere in Italia-dati 2009, ndr) ha visto ridurre il numero di espositori di 'appena' il 5,6%. Risulta invece ancora più attenuato il decremento nel numero dei visitatori, scesi del 5% rispetto ai risultati messi a segno nelle edizioni precedenti delle medesime manifestazioni.
Con particolare riferimento agli operatori stranieri, i dati rilevati indicano una sostanziale conferma della loro presenza, nonostante la crisi. Nel 2009 le fiere Cfi hanno registrato stabilità nel numero dei visitatori (-0,5%) e incremento in quello degli espositori (+3%).
Dall'analisi dei dati riferiti all'industria fieristica italiana considerata nel complesso, nel quadriennio 2007-2010, emerge la tendenza alla trasformazione del carattere degli eventi presentati sul territorio: da nazionale a internazionale.
Nel 2007, il numero delle manifestazioni espositive internazionali tenute in Italia è stato pari a 182; nel 2010 il valore crescerà a 210 unità. D'altro canto nel periodo di riferimento si evidenzia un calo marcato nel numero delle fiere a carattere nazionale, che scendono da 386 a 310.
“L'incremento nel numero delle manifestazioni internazionali in Italia",  ha affermato Franco Bianchi, segretario generale di Cfi, "dimostra l'interesse e l'attrattività del paese confermando dunque il territorio come interessante area di trasformazione e consumo di beni. Occorre però considerare che il passaggio della competenza in materia fieristica alle regioni, così come previsto dalla modifica dell'articolo 117 della Costituzione, ha favorito l'attribuzione della qualifica in modo difforme, creando disomogeneità di valutazione”.
“In ragione di ciò", ha sottolineato Gian Domenico Auricchio, "ribadiamo la necessità di una cabina di regia centrale, sotto il coordinamento del ministero dello Sviluppo economico, in grado di regolare i comportamenti dei soggetti della filiera fieristica, in una logica reale di sistema, con l'obiettivo di razionalizzare il calendario degli eventi espositivi svolti sul territorio.
Lo sviluppo di sinergie tra eventi espositivi così come l'attuazione di una politica di trasparenza delle tariffe fieristiche sono ormai iniziative imprescindibili per poter competere sul mercato globale.
D'altra parte proprio la centralità dell'interesse dell'utenza fieristica deve guidare tutti i progetti di sviluppo di eventi espositivi. In particolare, Cfi ribadisce la necessità di un progetto Fiere d'Italia che stabilisca linee di azione strategica, di medio lungo periodo, con l'obiettivo di proporre un servizio completo per tutti gli operatori coinvolti nelle manifestazioni ospitate nel paese. Per poter proporre al pubblico internazionale un'offerta fieristica interessante, occorre necessariamente affiancare all'evento espositivo di contenuto elevato, servizi di trasporto, ospitalità, soggiorno e servizi collaterali di alto standard a costo accessibile”.

Considerando solamente le mostre a carattere internazionale, come emerge dai dati elaborati da Cermes Bocconi, nel quadriennio di riferimento (2007-2010), a fronte di un incremento del numero di eventi espositivi si è manifestata una riduzione degli spazi acquistati.
Sceso da 4,7 milioni di metri quadrati (2007) a 4 milioni (stima 2010), lo spazio allestito a fiera è calato del 14,9% risentendo della crisi economica mondiale. Nettamente più contenuto, invece, il calo del numero di espositori coinvolti nelle mostre (passati da 89.846 nel 2007 a 82mila stimati del 2010), risultato pari all'8,7%.
Dall'incrocio dei valori espressi dai due parametri, emerge chiaramente la scelta strategica condotta dalle aziende che, nella maggior parte dei casi, hanno presenziato agli eventi riducendo lo spazio allestito, in linea con la tendenza understated che caratterizza il momento economico. Ciò è ulteriore conferma del valore dello strumento fiera per il sistema economico mondiale.
Relativamente ai visitatori, l'indicatore registra un calo abbastanza marcato, pari al 18,8% nel periodo di riferimento. Passati da 13.544.181 del 2007, il numero di visitatori stimato agli eventi del 2010 dovrebbe essere pari a 11 milioni. Sul risultato pesa certamente il calo dei visitatori richiamati alle fiere aperte al pubblico che hanno patito maggiormente la crisi, rispetto a quelle specializzate. Nel caso delle mostre per operatori di settore, la riduzione dell'afflusso di pubblico va comunque inquadrata in una situazione di riorganizzazione delle modalità delle imprese di fare business.
“Il presidio delle manifestazione business to business da parte degli operatori del sistema viene attuato in modo più razionale. In ragione di ciò", ha concluso Bianchi, "è ragionevole ipotizzare che d'ora in poi il conteggio dei visitatori per unità venga sostituito dal conteggio delle aziende presenti in visita, così come già fanno alcuni organizzatori”.

Rapporto Cfi, l’industria italiana delle fiere reagisce alla crisi - Ultima modifica: 2010-03-18T14:23:19+01:00 da Valeria Villani