Quante idee per i piedi

Nel Distretto Calzaturiero del Veneto si punta a ottimizzare i processi produttivi per invertire la tendenza alla delocalizzazione e imprimere nuovo slancio al settore. Emblematico il progetto Idea Foot, condotto da BZModa, in collaborazione col Politecnico Calzaturiero

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Valeria De Domenico
La produzione di scarpe nella zona della Riviera del Brenta ha ben sette secoli di storia. Risale, infatti, al 1268 il primo documento nel quale è sancita, a Venezia, la costituzione di una Confraternita di Calzaturieri: i calegheri. Verso la fine del 1800, lungo la Riviera del Brenta, nel trevigiano e nel vicentino, insediamenti calzaturieri cercano di applicare concetti produttivi industriali a lavorazioni prettamente artigianali: sono questi i primi nuclei dai quali si svilupperà la complessa rete di piccole, piccolissime e medie aziende che oggi occupa 20mila addetti, ha stimolato lo sviluppo di un indotto altrettanto nutrito e produce il 20% delle scarpe italiane, rappresentando circa il 28% dell'export nazionale.
Una delle caratteristiche peculiari di questo distretto è l'interesse per la formazione e la ricerca tecnologica, che, lungi dal limitarsi a discorsi teorici, è diventato criterio operativo.
Proprio secondo questo criterio, nel 2001 è nato il Politecnico Calzaturiero di Padova che, oltre all'imponente lavoro di formazione e orientamento, condotto in sinergia con le scuole dell'obbligo e con gli istituti superiori, alla gestione della storica Scuola per Modellisti e Tecnici Calzaturieri, che dal 1923 avvia centinaia di giovani alla professione di designer, modellista e tecnico calzaturiero e di altri centri professionali, di master e corsi specialistici, opera in stretto contatto con istituti universitari, come il Dipartimento di Meccanica dell'Università di Padova, per coordinare la ricerca e il trasferimento tecnologico verso le imprese.

Mauro Tescaro, direttore del Politecnico Calzaturiero, ci ha spiegato come funziona il Politecnico: “In collaborazione con Acrib (Associazione Calzaturifici della Riviera del Brenta) sulla base dei fabbisogni rilevati tramite commissioni di imprenditori e tecnici del settore e della filiera e studi e analisi dello stato dell'arte, il nostro istituto cerca di sviluppare attività di ricerca in vari ambiti applicativi: materiali, prodotti e processi. Le imprese del distretto appartengono a varie categorie e presentano esigenze diversificate; di conseguenza, gli ambiti in cui ci muoviamo sono svariati: innovazione dei processi di comunicazione e marketing, miglioramento delle tecnologie di progettazione e produzione rapida, miglioramento dell'efficienza e riduzione dei costi produttivi.
I progetti realizzati hanno consentito finora alle imprese di conoscere e sperimentare nuovi modelli organizzativi e nuove tecnologie e, a partire da queste basi condivise con le altre imprese della filiera, alcune di queste hanno avviato processi di profondo cambiamento nelle diverse aree aziendali”.

A Marcellino Doni, presidente del Politecnico Calzaturiero, abbiamo invece chiesto in che misura, nel corso del recente periodo di crisi economica, si è continuato a investire in Innovazione e con quali risultati per le aziende del distretto.
“Le aziende del Distretto che hanno avviato processi di innovazione dei prodotti e dei processi stanno superando con successo la crisi”, ha detto Doni. “Le ricette non sono state uguali per tutti e ogni azienda, a seconda del mercato di riferimento e delle risorse disponibili, ha attuato interventi di natura diversa. Le aziende che operano in partnership con i grandi marchi internazionali hanno migliorato il livello dei servizi, sia per quanto riguarda la qualità sia i tempi di realizzazione, riorganizzando i processi e introducendo nuove tecnologie per la progettazione e prototipazione del prodotto e per la gestione dei processi. Le aziende con una loro etichetta o marchio e con un prodotto di qualità medio alta hanno cercato di innovare il prodotto non solo dal punto di vista estetico, ma, anche, dal punto di vista funzionale e stanno intervenendo sui processi di comunicazione e commercializzazione, investendo nelle nuove tecnologie sia in termini di comunicazione che di tracciabilità.
Infine, le aziende con una loro etichetta o marchio, ma con un prodotto di qualità media e con un costo di produzione non sostenibile nei paesi sviluppati hanno avviato, con un'ottica di breve termine, processi di innovazione basati sull'uso delle nuove tecnologie e finalizzati a gestire in modo integrato la filiera ed a riorganizzare i processi di progettazione, industrializzazione e prototipazione”.

Un software che calza a pennello

Tra i progetti seguiti dal Politecnico Calzaturiero, è ormai in via di conclusione Idea-foot (Innovative DEsign and mAnufacturing systems for small series production for European FOOTwear companies), presentato nel 2009, nell'ambito del programma 'Research for SMEs'. L'obiettivo principale del progetto, che coinvolgeva una decina di aziende di tutta Europa, era ridurre il time-to-market e migliorare la produttività delle aziende, senza comprometterne la qualità. Per raggiungere tale scopo, si è tentato, ad esempio, di definire standard interni da condividere nella catena di fornitura per lo sviluppo degli elementi strutturali della calzatura, ma anche di implementare nuove plug-in per l'interfacciamento dei cad usati dai vari attori della filiera. Questi moduli sviluppati dal Politecnico Calzaturiero servono per ricavare sottopiede, tacco e suola, a partire dalla forma. In pochi passaggi l'operatore riesce a progettare i componenti senza errori e a mandare ai produttori i file direttamente dal calzaturificio.
I plug-in sviluppati consentono di mettere in assetto la forma sullo spazio tridimensionale, ricavare la dima superiore del sottopiede applicando uno standard predefinito, la dima inferiore con un margine di fresatura predefinito e la suola tenendo conto degli spessori della tomaia, del contrafforte, del puntale e della tipologia di costruzione (suola a mezzo guardolo, suola a spessore costante, ecc.)
Altro aspetto su cui si è puntato è stata l'interazione tra fase di progettazione e fase di produzione, definendo le specifiche per trasferire i dati relativi ai modelli progettati direttamente dal cad alle macchine a controllo numerico in produzione per guidare il percorso degli utensili nel proprio processo produttivo.
Si è lavorato, inoltre, per l'ottimizzazione della movimentazione dei componenti e dei semilavorati lungo la linea produttiva tra una stazione e l'altra con innovativi sistemi di logistica interna automatizzata. Il Cisas (Centro Interdipartimentale di Studi e Attività Spaziali dell'Università di Padova) ha offerto il suo know-how nel campo della robotica per la progettazione di una nuova isola di produzione, facendo particolare attenzione alla salute e alla sicurezza degli operatori. Essa è basata su celle di lavorazione e macchine automatizzate quali, ad esempio, la monta boette prodotta dall'azienda Brustia, asservite a un sistema robotico di manipolazione delle calzature. L'isola è completata con altre stazioni di lavorazione robotizzate, fornite dalla società tedesca Desma.
Capofila del gruppo di lavoro è stato il Calzaturificio Bz Moda. Nel parlarci del progetto Gianni Ziliotto, designer e direttore tecnico dell'azienda veneziana, ci ha spiegato come la collaborazione con il Politecnico calzaturiero e con il Cisas sia stata per BZ Moda l'occasione per riportare in Italia la produzione ormai totalmente delocalizzata all'estero.
“Sin dai tempi delle prime delocalizzazioni, abbiamo coltivato il desiderio di riportare, un giorno, in Italia le nostre produzioni. Il problema maggiore da risolvere era quello di automatizzare il più possibile il processo produttivo, per poter utilizzare una quantità di mano d'opera ridotta. Automatizzare un impianto calzaturiero è però difficile, poiché il prodotto si presenta sempre come un volume irregolare con necessità di assoluta precisione. Storicamente la lavorazione calzaturiera non sopporta le tolleranze dei pezzi meccanici. La nostra realtà, inoltre, opera su commesse mediamente di cinquecento/seicento paia, suddivise in quindici/diciotto taglie e quando dobbiamo effettuare la fornitura al cliente questa deve essere completa! Non possiamo certo fornire prima i '38', poi i '39' e così via. Questo significa che le nostre catene di manifattura robotizzate devono, in tempo reale, cambiare il software di manipolazione a seconda se, per un modello, deve operare su un '37' o se, sullo stesso modello, deve operare su un '39' e così via.
Il progetto condotto con Cisas Padova, Politecnico Calzaturiere Veneto, ITS e Brustia ha risolto il problema di informare in corso d'opera il robot su 'che cosa deve fare' e ci ha dato la possibilità di realizzare una catena di manifattura automatica, confacente alle nostre esigenze. Abbiamo potuto così riportare la produzione in Italia, con un rapporto costo/benefici soddisfacente”.

Idea Foot

In cosa consiste, dunque, Idea Foot? Il team di lavoro costituito da esperti calzaturieri, professori e ingegneri del Cisas, guidati dal professor Stefano De Bei, ha ideato e realizzato un progetto innovativo in cui software sviluppati ad-hoc trasferiscono i parametri di produzione dai modelli Cad fino a una linea di produzione integrata e costituita da macchine automatiche, sistemi di manipolazione, sensori distribuiti e coordinati. Il tutto asservito a un software centralizzato in grado di 'seguire' non solo il singolo lotto di produzione, ma anche la singola scarpa.
I robot e le macchine automatiche comunicano con il software centralizzato attraverso segnali digitali, mentre le macchine automatiche ricevono le informazioni del percorso utensile dal Cam attraverso Ethernet. Per la ripetibilità di alcune operazioni sono previste tolleranze di posizionamento del decimo di millimetro e, in alcuni casi anche di qualche centesimo e per questa ragione la linea è corredata di un sottosistema di sensori distribuiti con le prestazioni metrologiche richieste per i vari tasks. Lungo la linea sono previste varie stazioni di scambio e, laddove possano essere presenti operatore e braccio robotico, per la sicurezza dell'operatore stesso sono impiegati barriere laser e sistemi passivi.
Quante idee per i piedi - Ultima modifica: 2011-07-12T18:02:03+02:00 da La Redazione