Il Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) ha presentato la Strategia Nazionale sull’Idrogeno. All'evento, il 26 novembre a Roma, nella sede del GSE (Gestore dei Servizi Energetici), erano presenti il Ministro Gilberto Pichetto Fratin, il presidente del GSE Paolo Arrigoni e il Capo del Dipartimento Energia del MASE Federico Boschi.
A questo appuntamento fondamentale per lo sviluppo della filiera e del mercato idrogeno in Italia, sono intervenuti anche il delegato del presidente di Confindustria per l’Energia Aurelio Regina, il direttore esecutivo dell’Unità di Decarbonizzazione di Snam Piero Ercoli, il direttore della Divisione Energia dell’Arera Massimo Ricci e il presidente dell'Associazione H2IT Alberto Dossi.
Gli scenari della Strategia Nazionale dell’Idrogeno
La Strategia Nazionale dell’Idrogeno fissa orizzonti temporali di breve, medio e lungo termine. Traccia diversi scenari da qui al 2050 per la diffusione dell’idrogeno rinnovabile e a bassa emissione carbonica.
La Strategia stima una domanda nazionale tra 6 e 12 Mtep. Suggerisce la corrispondente necessità di elettrolizzatori variabile da alcuni GW fino ad alcune decine di GW, in base alle condizioni di contesto.
Nel testo è chiarito che per decarbonizzare i consumi servirà la combinazione di diverse fonti. Sono previsti l’aumento della produzione da rinnovabili, lo sviluppo della “Carbon Capture Storage”, di biofuel, biometano e, non ultimo, dell’idrogeno, anche eventualmente affiancato dalla ripresa della produzione nucleare.
Solo così, è spiegato nel documento, si potrà soddisfare la domanda a fronte di fonti non programmabili e intermittenti, con la capacità di trasportare grandi quantità di energia su lunghe distanze e a costi competitivi.
Alcuni aspetti da considerare
Nella Strategia sono indicati come variabili che incidono sull’idrogeno la decarbonizzazione degli usi finali (trasporto pesante, settore marittimo e aereo), l’integrazione del sistema energetico, la realizzazione di una filiera forte e competitiva.
Fra gli altri aspetti da considerare c'è l’aumento della sicurezza negli approvvigionamenti di energia con il relativo contributo dell’idrogeno. Fondamentale è anche la realizzazione dell’obiettivo “Italia hub energetico nel Mediterraneo”, su cui molto incide l’attività di cooperazione.
Servono poi un sistema di certificazione che assicuri di non rilocalizzare le emissioni, ma di contribuire concretamente alla loro riduzione. Indispensabile, infine, è anche lo sviluppo di attività di ricerca e innovazione che possano creare nuovi prodotti e componenti.
Il commento del Ministro Pichetto
"L’idrogeno è una delle soluzioni fondamentali per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione", ha detto il Ministro Pichetto a Roma. "Obiettivi che abbiamo chiaramente delineato nel PNIEC e devono portarci al Net Zero al 2050. La nostra Strategia si articola su diversi scenari, con la consapevolezza che l’affermazione del vettore idrogeno dipenderà da molteplici tematiche trasversali".
"Oggi il Governo vuole condividere con imprese e industrie una visione su un settore che già può contare su risorse complessive superiori ai 6 miliardi. Un settore che però ha ancora bisogno di sviluppare un mercato solido e va dunque accompagnato con nuovi strumenti, insieme a una forte coesione interistituzionale".
Il contenuto della Strategia Nazionale Idrogeno
Dopo una panoramica sul contesto internazionale, europeo e nazionale, il Documento pubblicato dal MASE traccia un’analisi della domanda di idrogeno attuale e potenziale su tre mercati di riferimento: l’industria, i trasporti (su strada, ferroviari, marittimo, aereo) e il settore civile.
Si passa poi all’analisi dell’offerta, con una valutazione sull’importazione da Paesi terzi e su costi e tecnologie per la produzione nazionale. Quest’ultima in particolare si orienta verso tre tipologie di processi: produzione mediante elettrolisi (idrogeno elettrolitico, idrogeno rinnovabile), mediante pirolisi e gassificazione (idrogeno biogenico) e da reforming di fonti fossili e cattura della CO2.
Un capitolo della Strategia è dedicato a standard, certificazioni di origine e sostenibilità, un altro alle procedure autorizzative e al quadro regolatorio. Si passano poi in rassegna altre questioni fondamentali per la filiera: il trasporto, lo stoccaggio, le relative infrastrutture, comprese quelle per la mobilità. Infine, c'è un richiamo all’importanza strategica delle partnership internazionali e della formazione per lo sviluppo della filiera nazionale.
Utilizzatori finali e produttori strategici per lo sviluppo della filiera
La Strategia mette dunque in campo tutto l'impegno e la convinzione dell’Italia nello sviluppare il vettore idrogeno, la sua filiera e il mercato di riferimento.
Il documento definisce di fatto obiettivi chiari e prevede azioni di supporto alla domanda, il sostegno all’offerta e lo sviluppo delle infrastrutture necessarie.
Lo sviluppo della domanda, sia nell’industria che nella mobilità, è identificato come elemento chiave. Sarà guidato dal coinvolgimento degli utilizzatori finali con progetti di scala sempre più rilevante.
Parallelamente, è previsto un sostegno alla produzione con strumenti finanziari e normativi per abbattere i costi operativi e favorire la manifattura di componenti e tecnologie, un settore in cui l’Italia vanta competenze altamente specializzate.
Nel medio e lungo periodo - si legge ancora nella Strategia - lo sviluppo di una produzione large scale e di un’infrastruttura dedicata permetterà di abbattere i costi di produzione. Allo stesso modo, una logistica su gomma di idrogeno gassoso e liquido potrà essere di supporto nel medio periodo.
Citato nel documento anche il progetto “Southern Hydrogen Corridor”, di cui la dorsale italiana è parte integrante. Essa renderà l’Italia un hub europeo dell’idrogeno, favorendo i flussi di importazione.
Ora servono un piano operativo e azioni concrete
Secondo l'Associazione italiana idrogeno H2IT, la Strategia, attesa da tempo, rappresenta una tappa fondamentale per il settore. Essa conferma l’idrogeno come un vettore chiave per la decarbonizzazione e la sicurezza energetica.
"Il documento ha identificato le priorità, ora serve un piano operativo, con azioni concrete, che porti a realizzare queste priorità per avviare un mercato dell'idrogeno anche nel nostro Paese", ha detto Alberto Dossi, Presidente di H2IT.
"La Strategia Nazionale Idrogeno è un punto di partenza, non di arrivo", ha spiegato Dossi. "Ora è fondamentale trasformare le linee guida in azioni concrete. Servono strumenti di breve, medio e lungo periodo che accompagnino le imprese nella realizzazione dei progetti già finanziati. Bisogna supportare la domanda attraverso incentivi mirati e sostenere tutto il comparto della componentistica legato all’idrogeno. Sarà cruciale garantire regole certe e sinergie tra i diversi Ministeri per assicurare il successo delle iniziative. H2IT è pronta a collaborare con le istituzioni, anche attraverso i suoi oltre 170 soci, per tradurre questa visione in un piano operativo efficace. Siamo consapevoli che l’idrogeno rappresenta una delle chiavi principali per la decarbonizzazione, l’indipendenza energetica e la competitività tecnologica del nostro Paese".