HomeIndustria 4.0Digital TransformationPmi ancora prudenti sul digitale, senza una precisa strategia di sviluppo

Pmi ancora prudenti sul digitale, senza una precisa strategia di sviluppo

Oltre la metà delle pmi sostiene di investire in digitale, ma solo una su cinque si spinge su tecnologie avanzate e in modo strutturato. Inoltre, la maggioranza dichiara di mettere soldi di tasca propria e di non utilizzare fondi pubblici. Complessità burocratica, ma anche scarsa propensione all’uso di strumenti innovativi, sia finanziari che tecnologici, e scarsità di competenze specialistiche frenano l’evoluzione digitale delle pmi italiane.

Ti potrebbero interessare ⇢

Gaia Fiertler

Le piccole (10-49 addetti) e medie aziende (50-250 addetti) rappresentano solo il 5% del tessuto imprenditoriale italiano. Sono 240mila aziende su 4,7 milioni, che per lo per più sono microimprese fino a 9 dipendenti (elaborazioni Osservatorio Polimi su dati Istat).

Tuttavia, le pmi generano il 42% del fatturato e il 38% del valore aggiunto, con il 35% degli addetti totali (6,5 milioni). Sono una fascia produttiva trainante che potrebbe accelerare l’innovazione e la competitività sui mercati internazionali, grazie a un processo strutturato di digitalizzazione.

Ma a che punto sono nella transizione digitale? Ci sono differenze tra piccole e medie?
Secondo l’Osservatorio Innovazione digitale nelle PMI del Politecnico di Milano il 54% investe nel digitale con decisione. Solo il 19% però adotta tecnologie avanzate in modo strutturato (AI, VR, AR, XR, Blockchain, metaverso, analisi evoluta del dato). Una su tre non ha ancora un responsabile IT interno o esterno e solo l’8% sta sperimentando le tecnologie più avanzate (AI e GenAI).

Connettività, competenze e cultura digitale sarebbero ancora insufficienti per sostenere la trasformazione. Il 47% delle imprese evidenzia criticità nell’accesso alla connettività e il 59% lamenta carenza di figure specializzate. La formazione resta un anello debole. Il 38% delle PMI non riconosce la necessità di alzare il livello delle skill digitali interne e manager e imprenditori sono poco coinvolti nella formazione.

La dimensione conta: le medie trainano le piccole

Oltre la metà delle pmi afferma di investire intensamente nel digitale (54%), in tutte le aree (23%) o solo in alcune (31%). Il 46% invece ha un approccio prudenziale, o perché non ne ha ancora compreso i vantaggi (10%), o per i costi superiori ai benefici (9%), o perché nel loro settore il digitale sarebbe marginale (20%). Ma a trainare nella trasformazione digitale sono più le medie aziende (76%) e i servizi avanzati (73%), che non le piccole imprese e le aziende di logistica, dove il 46% ancora investe poco o niente.

È diverso l’approccio tra le realtà che investono e quelle che non lo fanno quasi per niente. Nel primo caso la divisione IT è presidiata da una figura dedicata alla trasformazione digitale (45% versus 24%). Ci sono azioni diffuse per migliorare le competenze (76% contro 47%) e l’impatto è misurato come medio-alto in tutte le aree coinvolte. C’è una maggiore adozione di tecnologie avanzate (29% versus 6%), più collaborazione con l’ecosistema (76% contro 45%) e più utilizzo di fondi pubblici (54% contro 34%).

Infine, c’è una maggiore propensione a utilizzare il digitale per obiettivi di sostenibilità ambientale rispetto a quelle che investono meno (47% versus 27%). Adottare il digitale diventa un circolo virtuoso che si autoalimenta e che attinge più facilmente alla rete di innovazione.

Come si applica il digitale alle pmi

La tendenza generale è ancora quella di introdurre tecnologie di base, non integrate tra loro e con funzionalità semplici, senza una Roadmap di trasformazione digitale. Benché aumenti l’adozione di strumenti, prevalgono software gestionali (93%) in ambito amministrativo e di controllo di gestione. Seguono firewall e VPN per la sicurezza dei dati (81%) e data analytics (79%) soprattutto per analisi descrittive, utilizzate sporadicamente e, di rado, a supporto delle decisioni. Quindi il Cloud (67%) e l’e-commerce B2B, con una maggiore diffusione nelle medie (59%) e nelle grandi (61%), nonché progetti di AI e GenAI solo nell’8% dei casi, anche se l’interesse è in crescita (58% per l’AI e 44% per la GenAI).

«La digitalizzazione delle pmi italiane procede, ma troppo lentamente rispetto alla velocità con cui evolve il contesto tecnologico ed economico. Oggi, più che la carenza di risorse finanziarie, è la difficoltà nel leggere il cambiamento e nel trasformarlo in scelte strategiche a rappresentare il vero ostacolo. Serve un cambio di passo culturale, che coinvolga tutta l’impresa, dal management agli operatori, e una nuova capacità di visione di lungo periodo», afferma Claudio Rorato, Direttore dell’Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI.

Principali ostacoli a una più diffusa e strategica digitalizzazione

Non c’è più la scusa delle risorse finanziarie. Quelle ci sono ma richiedono progetti strutturati e rendicontazione su cui le pmi italiane fanno ancora fatica a tenere il passo. Manca anche una visione strategica delle tecnologie come leva di cambiamento e crescita e la barriera culturale resta ancora alta.

Infatti, l’83% delle pmi dichiara difficoltà nell’adozione e nell’utilizzo di strumenti digitali per una cultura aziendale non sempre pronta all’innovazione (44%), per scarsa disponibilità di competenze specialistiche (59%) e per i costi legati all’adozione e alla manutenzione di hardware e software (40%).

Inoltre, il 47% delle imprese evidenzia criticità nell’accesso alla connettività digitale. Elaborazioni su dati AGCOM mostrano che il 41% delle pmi non è servito da una connessione FTTH (Fiber To The Home). Nelle Province meno coperte la percentuale di pmi con accesso alla fibra ottica scende sotto il 30%. Il tema della connettività resta una sfida aperta, in particolare nelle aree a minore densità imprenditoriale, dove l’estensione delle infrastrutture procede con maggiore gradualità.

«È fondamentale che l’ecosistema supporti le pmi per creare nuova cultura gestionale e che le politiche pubbliche siano progettate in modo verticale, partendo dalle specificità dei territori e dei settori, così da essere realmente efficaci e riconoscibili dalle imprese. Solo con questo approccio sarà possibile rafforzare la consapevolezza, facilitare l’adozione delle tecnologie e accompagnare le PMI verso una vera maturità digitale», precisa il Direttore.

Pmi ancora prudenti sul digitale, senza una precisa strategia di sviluppo - Ultima modifica: 2025-06-06T09:46:19+02:00 da Gaia Fiertler