La digitalizzazione sta trasformando il settore manifatturiero a un ritmo vertiginoso e le prestazioni di rete sono diventate un fattore critico, soprattutto con l’avvento dell’Intelligenza Artificiale (AI). Intervista a Giovanni Prinetti, European Solutions Marketing Manager di Allied Telesis
Dott. Prinetti, l’Intelligenza Artificiale sta trasformando molti settori, incluso il manifatturiero. Che ruolo gioca la rete in tutto questo?

L’AI è una tecnologia potentissima, ma è anche estremamente esigente dal punto di vista dell’infrastruttura. Nel settore manifatturiero, dove i dati vengono generati in tempo reale da sensori, macchinari e sistemi di controllo, una rete performante diventa un fattore critico. Se la rete è lenta o instabile, i dati arrivano incompleti o in ritardo, compromettendo la precisione delle analisi e vanificando i benefici che l’intelligenza artificiale può portare: dalla manutenzione predittiva all’ottimizzazione dei processi produttivi.
Quali sono gli elementi che determinano se una rete è davvero adatta a supportare l’AI?
Tre in particolare: resilienza, larghezza di banda e qualità del servizio (QoS). Pensiamo, ad esempio, a un robot che esegue operazioni delicate basandosi su input in tempo reale: se la rete ha una latenza elevata o subisce interruzioni, il robot può fermarsi o sbagliare. Un sistema di visione artificiale che analizza immagini ad alta risoluzione ha bisogno di una rete capace di trasmettere grandi volumi di dati senza colli di bottiglia. E nel controllo di processo, parametri come temperatura o pressione devono essere monitorati in tempo reale: serve una rete che garantisca la priorità ai dati più sensibili.
Ci può fare qualche esempio concreto di come una rete performante faccia la differenza?
Nella robotica industriale, la fluidità e la precisione dei movimenti dipendono da una rete reattiva. La visione artificiale, utilizzata per il controllo qualità o la guida dei robot, richiede trasmissioni continue e affidabili. Anche la realtà aumentata o virtuale, usata per la formazione o il supporto remoto, funziona solo se la rete è progettata per evitare latenza e interruzioni. La rete è, in un certo senso, il sistema nervoso dell’impianto: se funziona male, tutto rallenta o si ferm
Quali tecnologie possono migliorare ulteriormente queste performance di rete?
Stiamo assistendo a grandi innovazioni. Il 5G privato, ad esempio, offre una latenza molto bassa e una banda larga elevata, perfetta per applicazioni outdoor o che richiedono performance estreme, come la robotica collaborativa. Inoltre, garantisce maggiore controllo su sicurezza e privacy, un tema sempre più sensibile. IDC stima che entro il 2026 la spesa globale per infrastrutture 5G private supererà gli 8 miliardi di dollari, con il manifatturiero tra i principali driver.
Poi c’è il Wi-Fi 6 e 6E, l’evoluzione più avanzata del Wi-Fi, che migliora la gestione della rete in ambienti congestionati e supporta applicazioni indoor ad alta densità, come il controllo di processo o la manutenzione predittiva.
Ma la tecnologia, da sola, basta?
Assolutamente no. L’elemento decisivo resta la progettazione della rete. Serve un’analisi accurata dei requisiti specifici di ogni applicazione: quanta banda serve, che latenza è tollerabile, quali dati devono avere priorità. In base a queste esigenze, si scelgono le tecnologie giuste e si disegna una topologia di rete che minimizzi i tempi di risposta e massimizzi l’affidabilità. Il monitoraggio continuo è altrettanto importante: la rete non è mai statica, deve evolversi con le necessità dell’impianto.