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L’industria digitale inquina più del Giappone. Tra le soluzioni c’è il Green IT

Se il settore digitale fosse una nazione, si piazzerebbe al quinto posto per le emissioni di CO2, e le prospettive future non sono migliori. I consigli degli esperti per migliorare la situazione

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Francesca Nebuloni

La sostenibilità è diventata un focus per tutte le organizzazioni che intendono costruire un futuro più responsabile nei confronti del pianeta. In questo contesto, il concetto di “Green IT” emerge come soluzione per ridurre l'impatto ambientale.

Esaminando l’impatto del settore digitale, si è stimato che, se questo fosse una nazione, si collocherebbe al 5° posto tra i maggiori emettitori di CO2 a livello mondiale, contribuendo al 3,8% delle emissioni totali. Un valore che supera quello del Giappone, ed è addirittura 4 volte più elevato di quelle della Francia.

Oltre alle emissioni generate dai dispositivi digitali, passate dal 2% nel 2008 al 3,7% nel 2020 (report Lean Ict – Towards Digital Sobriety), preoccupa anche l’impatto delle tecnologie ad alta intensità energetica. La blockchain e l’intelligenza artificiale, ad esempio, richiedono una grande quantità d’energia.

Una preoccupazione sia presente, sia futura

Secondo la Green Software Foundation, l'aumento del consumo energetico da parte di queste tecnologie potrebbe portare le emissioni dell’ICT al 33% delle emissioni totali di gas serra entro il 2050. Secondo uno studio comparso recentemente su Nature, l'industria digitale contribuirà sensibilmente alle emissioni di gas serra: dal 1,6% del 2017, arriveranno al 14% entro il 2040 (+775%).

“Bisogna adottare strategie di sostenibilità anche in ambito digitale e implementare tecnologie che rispettino l'equilibrio tra progresso tecnologico e responsabilità ambientale. Costruire un futuro digitale sostenibile può rappresentare anche un vantaggio competitivo per le aziende", riflette Davide Bianchi, Senior Technical Lead di Mia-Platform, tech company italiana specializzata in piattaforme e applicazioni digitali.

I rifiuti tecnologici aggravano la situazione

Seguendo le linee guida stabilite dalla Science Based Targets Initiativeper raggiungere l’obiettivo di net zero entro il 2050, l’ICT deve ridurre le emissioni di gas serra del 45% entro il 2030. L'adozione rapida di nuove tecnologie potrebbe però ritardare il progresso.

A ciò si aggiunge lo smaltimento dei prodotti tecnologici. Questo contribuisce ulteriormente alle emissioni di gas serra e comporta rischi ambientali, a causa dell'emissione di sostanze contaminanti. Senza contare, poi, l'estrazione mineraria di questi materiali che contribuisce alla deforestazione. Si pensi che la produzione globale di rifiuti elettronici è stata di 53,6 milioni di t nel 2019 e si prevede che entro il 2030 raggiungerà i 74,7 milioni di t (Ernst & Young).

Qualcosa si può fare

La tecnologia digitale può svolgere un ruolo chiave per raggiungere gli obiettivi ESG: secondo il report Smarter2030, realizzato da Accenture Strategy per la Global e-Sustainability Initiativeil settore ICT può ridurre le emissioni globali di carbonio del 20%, mantenendo le emissioni ai livelli del 2015.

Ma allora, quali sono le strategie da adottare per rendere più sostenibile l’industria?

  • L’approccio open source. Favorisce la collaborazione e la condivisione del codice, facilitando lo sviluppo di software più performanti. Un esempio è kube-green, supportato da Mia-Platform, in grado di ridurre del 30% le emissioni di CO2 delle infrastrutture IT inutilizzate che consumano elettricità al di fuori dell’orario lavorativo, offrendo la possibilità di personalizzare il momento in cui spegnere e riattivare i propri servizi/server. 
  • L’architettura a microservizi è un approccio di sviluppo che consente di segmentare le applicazioni aziendali in servizi modulari indipendenti, ognuno programmabile in diversi linguaggi software. Questa metodologia consente di scalare un singolo microservizio in caso di necessità, senza coinvolgere l'intera infrastruttura. 
  • Il Green Software è un approccio che incentiva lo sviluppo di software progettati per massimizzare l’efficienza energetica. Questo approccio ha ispirato la creazione dell’associazione Green Software Foundation, che ha proprio l’obiettivo di incoraggiare l’industria del software ad adottare principi di Green Software nello sviluppo.
  • La collaborazione con fornitori che condividono ambizioni green permette di raggiungere obiettivi di sostenibilità. Da un lato, si ha la possibilità di prediligere fornitori Cloud che privilegiano la sostenibilità dei data center che utilizzano energia green. Ne è un esempio Google Cloud, che offre strumenti come Customer Carbon Footprint e Cloud Region Picker per prevedere e selezionare opzioni ambientalmente responsabili. Dall’altro lato, è possibile collaborare con aziende o associazioni che si occupano di prolungare l’utilizzo o smaltire in modo corretto i prodotti tecnologici a fine vita. Un esempio è l’associazione Pelligra, con cui collabora anche Mia-Platform, che si occupa di rigenerare PC usati e donarli a scuole, associazioni e case famiglia. 

L’industria digitale inquina più del Giappone. Tra le soluzioni c’è il Green IT - Ultima modifica: 2024-02-22T15:18:56+01:00 da Francesca Nebuloni