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L’idrogeno made in Italy fa squadra. Cento soci per l’associazione H2IT

L’Associazione H2IT festeggia i 100 soci e guarda al futuro. Con un obiettivo: continuare a dare impulso alla filiera per renderla protagonista della transizione energetica in Italia

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Laura Rubini

Il futuro dell’energia passa anche e soprattutto dall’idrogeno. Lo sa bene l’Unione Europea, che ha deciso di scommetterci per abbattere le emissioni di CO2 entro il 2050. E lo sa anche l’Italia, che negli ultimi anni tra l’elaborazione di una Strategia Nazionale per l’idrogeno ancora in corso, e i 3,64 miliardi di euro previsti dal PNRR, ha inaugurato una stagione di investimenti per sviluppare una filiera forte anche nel nostro Paese.

Un obiettivo che, sin dalla sua nascita nel 2005, è anche l’ambizione di H2IT, l’Associazione italiana idrogeno e celle a combustibile. Oggi l'associazione celebra un grande traguardo: il superamento dei 100 soci (104), tra grandi, medie e piccole imprese, centri di ricerca e università.

Idrogeno, una filiera in crescita

L’idrogeno è salito alla ribalta delle politiche ambientali e della cronaca solo da qualche anno. E da allora l’interesse delle istituzioni e delle imprese non si è mai fermato. Non a caso, solo dal 2019 a oggi, H2IT ha quadruplicato il numero degli associati. Ci è riuscita facendo da punto di riferimento per la filiera. Ma anche portando le idee di chi si occupa quotidianamente di idrogeno all’attenzione della politica, degli attori economici e dell’opinione pubblica.

Si tratta, del resto, di un settore in forte crescita. Secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio H2IT, tutte le aziende associate ad H2IT si aspettano un aumento del giro d’affari in tre anni. Fortissime sono le ripercussioni sull’occupazione, anche se allo stato attuale è ancora difficile trovare personale qualificato. In altre parole, la filiera ha tutto ciò che serve per svilupparsi, ma occorre uno sforzo maggiore per eliminare le criticità che ne imbrigliano il potenziale.

Servono un quadro normativo chiaro e una rete più fitta tra aziende e centri di ricerca

Proprio l’assenza di un quadro normativo chiaro è un argomento da sempre a cuore di H2IT. Il tema è indicato dal 60% del campione come la priorità assoluta da seguire. Per questo già nel 2016 l’Associazione ha supportato i Ministeri competenti nell’elaborazione del “Piano Nazionale per la Mobilità ad Idrogeno” (aggiornato poi nel 2019).

Nel 2018 ha stretto una collaborazione con il Ministero dell’Interno per la stesura della “Regola tecnica di prevenzione incendi per progettazione, costruzione ed esercizio degli impianti di distribuzione di idrogeno per autotrazione". Inoltre, Nel 2021 H2IT ha incontrato più volte i decisori politici, esponendo le proprie indicazioni per il PNRR durante un’audizione alla Camera dei Deputati. Alla fine, il Piano ha dedicato 3,64 miliardi di euro allo sviluppo di filiere per la produzione, la distribuzione e gli usi finali dell’idrogeno: un grande successo che non deve rimanere isolato.

Adesso, oltre a mantenere vivo il confronto con il legislatore, H2IT punta anche al rafforzamento del network di aziende e centri di ricerca attivi nel mercato dell’idrogeno. L’obiettivo è renderlo maturo e decisivo per la rivoluzione ecologica nel nostro Paese. Necessario, in questo caso, anche il supporto all’innovazione per realizzare prodotti e servizi indispensabili per la crescita del settore.

Anche in questo senso va letta la collaborazione con Intesa Sanpaolo Innovation Center, per il progetto Innovahy. L’iniziativa è tesa a favorire il percorso di sviluppo di pmi innovative e startup del settore idrogeno.

L’idrogeno made in Italy fa squadra. Cento soci per l’associazione H2IT - Ultima modifica: 2022-02-23T15:04:00+01:00 da Laura Rubini