Come facilmente immaginabile, il disastro nucleare della centrale giapponese di Fukushima sta portando a ripensare l'intera politica energetica mondiale. Per questa ragione, con una decisione per certi versi improvvisa, anche se influenzata da esigenze elettorali, la cancelliera tedesca Angela Merkel ha annunciato che, entro il 2022, verranno fermate tutte le centrali nucleari attive in Germania. Una decisione importante, in considerazione del fatto che, attualmente, il 23% dell'energia del Paese proviene proprio da questa fonte.
Il progetto prevede, entro la fine dell'anno, di fermare definitivamente gli otto reattori più vecchi, che producono “solo” 8,5 GW dei 920 GW di origine nucleare. Successivamente, ed in maniera progressiva, verranno spenti altri sei impianti. Le ultime tre centrali, le più moderne, infine, rimarranno attive sino al 2022.
La scelta del governo tedesco segue, di pochi giorni, quella assunta dagli svizzeri che, il 25 maggio, avevano ufficializzato la decisione di rinunciare alla costruzione di ulteriori centrali nucleari. Un provvedimento atteso dopo che, già a marzo, erano state sospese le procedure di approvazione di tre nuovi impianti. Al contrario della Germania, però, le centrali attive non verranno dismesse, ma saranno mantenute sino al termine del proprio ciclo produttivo. In pratica, quindi, l'impianto più vecchio cesserà di funzionare nel 2019, mentre la struttura più recente rimarrà in attività sino al 2034. Un lasso di tempo entro in quale potrebbero affacciarsi nuove tecnologie per la produzione di energia.
Nel frattempo in Sardegna, anche se passato quasi sotto silenzio, il referendum consultivo regionale sul nucleare ha visto il 97% della popolazione esprimersi contro la costruzione di centrali nucleari sull'isola.
La Germania rinuncia al nucleare
Dopo la Svizzera, entro dieci anni anche la Germania abbandonerà l’energia atomica