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Intelligenza artificiale: l’Italia industriale ci crede, ma resta indietro

Secondo Rockwell Automation, i produttori italiani investono in intelligenza artificiale, ESG e innovazione, ma faticano nell’adozione pratica e nell’ottenere ritorni concreti dalle tecnologie smart.

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Massimiliano Luce

L’intelligenza artificiale è ormai al centro delle strategie industriali, anche in Italia. Secondo il nuovo report di Rockwell Automation, il 93% delle aziende manifatturiere italiane sta investendo o intende farlo in AI e machine learning. Tuttavia, l’adozione effettiva resta lenta. Solo il 41% ha già implementato queste tecnologie a livello di fabbrica, un dato in calo rispetto all’anno scorso.

Le imprese italiane mostrano una forte volontà di trasformazione, ma i tempi lunghi, i ritorni limitati e la mancanza di competenze digitali frenano il cambiamento. Anche nel caso della Generative AI, il 96% delle aziende dichiara interesse, ma solo il 36% ha avviato progetti concreti, segnando il tasso di adozione più basso in Europa.

L’intelligenza artificiale al servizio della qualità e della sostenibilità

C’è però un ambito in cui l’Italia eccelle: il controllo qualità. Il 51% delle imprese prevede di applicare l’intelligenza artificiale proprio in questa fase produttiva, superando i concorrenti europei. Un altro dato positivo riguarda l’attrazione dei talenti: l’81% delle aziende ritiene l’AI uno strumento utile per valorizzare le risorse umane e attrarre nuove competenze.

Anche gli obiettivi Esg sono sempre più centrali. Le aziende italiane mostrano attenzione all’impatto ambientale e investono pensando al lungo periodo. Il 63% indica infatti l’effetto strategico nel tempo come principale motivo per adottare nuove tecnologie. Tuttavia, solo il 25% investe nell’aggiornamento delle competenze interne e appena il 19% assume nuovi profili digitali, segnando un netto calo rispetto al passato.

La sicurezza informatica, altro pilastro della digitalizzazione, è ancora trascurata. Solo il 48% ha investito in piattaforme di cybersecurity e appena l’87% ha un piano attivo o in fase di definizione. Eppure, il 28% sta introducendo nuovi controlli, mentre il 12% considera la cybersicurezza uno degli investimenti più promettenti.

L’adozione rallenta, ma la direzione è chiara

Nonostante gli sforzi, l’intelligenza artificiale fatica a generare un Roi immediato. Solo il 4% delle aziende italiane indica l’AI tra gli investimenti più redditizi, contro l’8% dello scorso anno. Per la GenAI il dato sale al 5%, ma resta ben sotto la media europea del 13%. Il messaggio è chiaro: servono più progetti concreti, con obiettivi misurabili e applicazioni tangibili.

La tecnologia c’è, ma manca spesso l’integrazione strategica. Anche strumenti evoluti come i digital twin sono poco diffusi: solo il 21% li ha già implementati. Un segnale di quanto il potenziale digitale sia ancora inespresso.

Secondo Fabrizio Scovenna, Managing Director Italia di Rockwell Automation, è proprio qui che si gioca la sfida: «Per passare dall’interesse ai risultati, è fondamentale che i produttori si concentrino sull’integrazione strategica, su casi d’uso concreti e su obiettivi chiaramente misurabili».

L’Italia ha le carte in regola: creatività, know-how e apertura all’innovazione. Ma serve una spinta decisa per trasformare l’intelligenza artificiale da promessa a valore reale. Solo così la manifattura potrà affrontare il futuro con strumenti solidi e competitivi.

Intelligenza artificiale: l’Italia industriale ci crede, ma resta indietro - Ultima modifica: 2025-06-09T09:00:00+02:00 da Massimiliano Luce