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Industrial IoT: il grado di diffusione nelle grandi aziende e nelle pmi

L'Industrial IoT ha un ruolo di primo piano nella digitalizzazione del comparto manifatturiero. Soprattutto perché abilita la connessione di operatori e di macchinari di produzione. A che punto siamo, però, con l'adozione e lo sviluppo delle competenze nelle aziende italiane?

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Silvia Marigonda

La digitalizzazione del comparto manifatturiero è uno dei temi centrali sia a livello italiano che europeo. Il nuovo Piano Transizione 4.0 e i fondi europei del NextGeneration UE, rispettivamente, hanno proprio lo scopo di incentivare l’adozione di tecnologie 4.0. Tra queste, l’Industrial IoT ha un ruolo di primo piano, abilitando la connessione dei macchinari di produzione e degli operatori.

Sulla base dei dati riportati nella Ricerca 2021 dell’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano, il mercato complessivo dell’Internet of Things (IoT) vale circa 7,3 miliardi di euro. Si è registrato un incremento del 20% rispetto al 2020, quando si era avuto un calo del 3% rispetto all’anno precedente.

Di questi 7,3 miliardi, 3 riguardano i servizi, con un +25% rispetto al 2020. Soprattutto si tratta di servizi di natura informativa, seguiti da servizi di energy management, di manutenzione preventiva e predittiva. Ancora, dei 7,30 miliardi, circa 640 milioni riguardano la Smart Factory, con addirittura un +66% rispetto all’anno precedente.

La strada verso lo Smart Connected Product, come inteso dal noto modello di Porter (cfr. "How Smart, Connected Products Are Transforming Competition", Harvard Business School, novembre 2014), è dunque ormai spianata.  

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Figura 1. Modello evolutivo del prodotto (Fonte: Porter & Happlemann, 2014)

Emblematico, il caso del produttore di macchinari Carraro, in ambito agricolo, che dapprima ha implementato, sul suo Smart product, diversi servizi. Il primo è l'OTA (Over-The-Air), cioè un servizio di raccolta dati dal campo per effettuare diagnosi da remoto e assistenza al cliente, ma anche aggiornamenti software e per ottenere una complessiva riduzione dell’impatto di recall. Il secondo riguarda servizi di manutenzione predittiva, per anticipare i guasti. Il terzo, infine, riguarda servizi personalizzati in base all’utilizzo del veicolo.

Successivamente è andato avanti. Relativamente allo stadio del modello definito come “product system”, Carraro ha implementato lo scambio di informazioni tra veicoli e sensori nel terreno sullo stato del suolo. Ha abilitato il rilevamento di dati e il loro invio su Cloud. Nello stadio cosiddetto “system of systems”, invece, l’azienda ha implementato comunicazioni di tipo Vehicle-to-Vehicle (V2V) e Vehicle-to-Infrastructure (V2I). Il tutto ha portato sia alla soddisfazione di un'utenza finale sempre più digitale che alla riduzione dei loro costi.

L'impatto della pandemia sull'IoT

Su un campione di 63 grandi aziende e di 61 pmi (aziende con meno di 250 dipendenti e meno di 50 milioni di euro all’anno di fatturato), il 67% delle prime e il 64% delle seconde hanno sottolineato come la pandemia abbia impattato sugli investimenti di Industrial IoT nel 2021. Per il 35% delle grandi imprese e per il 41% delle pmi, essi sono aumentati. Ci sono anche un 32% e un 23% rispettivamente che li considerano diminuiti.

Oltre all’impatto del Covid, si è avuto anche quello relativo alla carenza di semiconduttori, rilevante per il 56% delle grandi aziende e il 31% delle pmi. Questo secondo aspetto è legato soprattutto all’aumento dei costi di acquisti e in seconda battuta ai ritardi di produzione.

Pnrr e Industrial IoT: cosa ne pensano le aziende?

Il Pnrr, in ogni caso, scommette molto su Industria 4.0. Prevede circa 13 miliardi di euro di investimenti, che diventano 23 miliardi se si considerano anche le infrastrutture (come il 5G).

Se il 70% delle grandi aziende e il 51% delle piccole e medie imprese (su un campione di 77 grandi aziende e 302 pmi) vedono in questo un'opportunità favorevole, è tuttavia significativo il fatto che ben il 28% di queste ultime non sappia esprimere una valutazione.

Continuando l’indagine, ci si è interrogati sul grado di conoscenza del mondo IIoT. Su un campione di 95 grandi aziende, il 96% ne ha sentito parlare e, in quasi la metà dei casi, ha un livello di conoscenza medio-alto. Diverso il discorso per le pmi. Su un campione di 302, solo il 46% afferma di aver sentito parlare di IIoT. E questo dato naturalmente si riverbera anche sul numero di aziende che hanno avviato almeno un progetto IIoT. Siamo al 69% delle grandi aziende ma solo al 27% delle pmi.

Preponderante, in oltre la metà dei casi, come motivazione, la scarsa conoscenza delle tematiche, mentre, probabilmente anche grazie agli incentivi, la mancanza di risorse economiche è vista come ostacolo solo dal 12% delle grandi aziende e dal 22% delle pmi.

Per superare queste limitazioni, nel breve periodo possono costituire un supporto le partnership, in prima battuta con system integrator, poi con il mondo universitario e a seguire con produttori hardware/software e startup. Nel lungo periodo invece è sentita la necessità di costruire competenze interne sui temi generali della digitalizzazione.

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Figura 2. I principali driver per l’avvio di progetti IIoT (Fonte: Osservatorio Internet of Things, ricerca 2021)

Interessante è poi l’indagine sui benefici percepiti in relazione ai progetti IIoT. Per le grandi aziende si tratta soprattutto di efficienza ed efficacia, seguite dalla possibilità di sfruttare i dati e naturalmente dagli incentivi statali. Per le pmi l’efficienza è addirittura ancora più importante, seguita dall’efficacia e dal vantaggio competitivo, tema molto sentito. Naturalmente vengono poi ritenuti importanti gli incentivi, la possibilità di sfruttare i dati, il miglioramento dell’immagine dell’azienda e la volontà di sperimentare soluzioni innovative.

Industrial IoT: le prospettive future

Per quanto riguarda le intenzioni future, su un campione di 77 grandi aziende, l’82% ha in programma l’avvio di nuovi progetti IIoT. La percentuale sale al 92% nel caso di aziende con progetti già avviati, segno di una complessiva soddisfazione in merito alla scelta fatta. Su 295 pmi, il dato scende al 64%, comunque in crescita del 2% rispetto al 2020.

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Figura 3. La percezione del valore dei dati raccolti in progetti IIoT (Fonte: Osservatorio Internet of Things, ricerca 2021)

Da ultimo, un cenno al valore dei dati raccolti per mezzo dei progetti IIoT, così come è percepito dalle aziende. L’utilizzo, in forma grezza o elaborata, riguarda circa il 52% delle grandi aziende e il 41% delle pmi, dati comunque in crescita, soprattutto il primo, rispetto al 2020.

Molto resta dunque da fare per la valorizzazione del dato, soprattutto attraverso l’adozione di strumenti IT adeguati, il reperimento di figure specifiche, la crescita in termini di competenze e il grande nodo della cybersecurity, legato alla raccolta, all’utilizzo e all’archiviazione dei dati. Oltre l’85% delle grandi imprese e la poco più della metà delle pmi (su un campione di 21 grandi aziende e 28 pmi) ritengono infatti quest’ultimo un tema di grande rilevanza. Il 47% delle grandi imprese e il 33% delle pmi che hanno già effettuato le necessarie valutazioni in merito.

Industrial IoT: il grado di diffusione nelle grandi aziende e nelle pmi - Ultima modifica: 2022-07-14T11:18:12+02:00 da Silvia Marigonda