La Gen Z è la più giovane generazione in azienda, tra i venti e i trent’anni, quelli nati tra il 1995 e il 2010. Nelle aspettative lavorative la formazione continua è più importante della carriera: solo il 6% aspira a ricoprire posizioni dirigenziali di alto livello.
La stragrande maggioranza dà priorità alle opportunità di crescita professionale e di formazione nella scelta di un datore di lavoro. I più giovani si aspettano quindi, come anche i Millennial (nati tra il 1980 e il 1994), piani di apprendimento e sviluppo.
Tuttavia, dichiarano un ampio divario tra le proprie aspettative e le esperienze reali che vivono in azienda. Danno importanza anche all’equilibrio tra vita e lavoro (work-life balance) e alla salute mentale, che sono due delle grandi eredità del periodo pandemico ritenute imprescindibili dai più giovani.
«I Gen Z e i Millennial di tutto il mondo hanno iniziato il loro percorso professionale all’ombra di una pandemia globale e di una crisi finanziaria. Questi eventi hanno plasmato le loro aspettative sul lavoro e le loro priorità nella vita. In continuità con gli anni precedenti, emerge che queste generazioni danno priorità all’equilibrio tra vita lavorativa e vita privata e al Purpose. Attenti alle novità tecnologiche, Gen Z e Millennial stanno anche rivalutando le competenze di cui hanno bisogno per il mondo del lavoro del futuro, consapevoli del grande impatto potenziale che l’AI e la GenAI potrebbero avere in futuro», spiega Paolo Galletti, People & Purpose Leader di Deloitte Italia.
Tra i fattori più rilevanti per il senso di identità, dopo gli amici e la famiglia, c’è il lavoro per il 45% dei Gen Z italiani e il 55% dei Millennial. Il livello è più alto della media globale, che si assesta al 41% per i Gen Z e al 46% per i Millennial.
Stesse priorità nell’indagine dell’Osservatorio HR del Polimi
Le evidenze della ricerca di Deloitte combaciano con i risultati dell’Osservatorio HR Innovation practice del Politecnico di Milano sulle aspettative, ambizioni e obiettivi di vita e lavoro della Gen Z. I temi più rilevanti sono infatti il benessere e la ricerca continua di equilibrio tra vita lavorativa e privata.
Per il 64% sono fondamentali in azienda servizi organizzativi che favoriscano l’equilibrio tra vita privata e vita lavorativa. Il lavoro è solo una delle possibili fonti di auto-realizzazione e soddisfazione personale, una componente della vita che, pur importante, non può essere totalizzante.
I Gen Z cercano un clima lavorativo sano, rispettoso e inclusivo (54%) e un’azienda con un Purpose chiaro rispetto all’impatto sociale e ambientale (38%). Uno su due cerca esperienze, stimoli, dinamismo, tanto che ha cambiato lavoro negli ultimi due anni o ha intenzione di farlo nei prossimi 18 mesi.
Per oltre la metà (54%) la formazione continua è fondamentale per continuare ad acquisire competenze ed essere occupabili nel futuro. Il salario è considerato una risorsa necessaria per vivere e rispondere al carovita, che vivono con molta preoccupazione.
Di concerto sono molto apprezzati i servizi assistenziali e di welfare forniti dall’azienda, come una buona assicurazione sanitaria, anche in risposta delle carenze del Servizio Sanitario Nazionale (SSN).
Sostenibilità anche nella ricerca di Deloitte
Circa 7 giovani su 10 sono preoccupati per l’ambiente: il 73% dei Gen Z e il 68% dei Millennial intervistati in Italia, rispetto al 65% della Gen Z e al 63% dei Millennial a livello globale. Per proteggere il pianeta, quindi, Gen Z e Millennial italiani sono disposti ad agire concretamente.
Tra le azioni che hanno intrapreso o che sono disposti a intraprendere ci sono l’acquisto di un veicolo elettrico, il miglioramento della propria casa per renderla più sostenibile e un uso attento dell’acqua.
Il 33% dei Gen Z e il 25% dei Millennial, inoltre, dichiara di aver condotto ricerche sulle politiche ambientali delle aziende prima di acquistarne prodotti o servizi. E c’è anche chi (14% Gen Z e 10% Millennial) ha lasciato il proprio lavoro o in futuro potrebbe lasciarlo (24% Gen Z e 23% Millennial) perché preoccupato del suo impatto ambientale.
Il rapporto con l'AI e l'AI generativa
Abituati al mondo dei social e di internet, GenZ e Millennial si dimostrano molto aperti alle novità tecnologiche legate all’AI e alla GenAI. Uno su due la utilizza tutti i giorni e 4 su 10 i Millennial. In Italia viene usata soprattutto per la creazione di contenuti (39% Gen Z, 37% Millennial) e l’analisi dei dati (36% Gen Z, 39% Millennial). Quindi per il project management (33% Gen Z, 30% Millennial), lo sviluppo di software (31% Gen Z, 30% Millennial), il design e la creatività (27% Gen Z, 24% Millennial), la formazione (26% Gen Z, 28% Millennial) e il supporto ai clienti (25% Gen Z, 25% Millennial).
Per sette su dieci (73%), la GenAI ha liberato tempo, migliorato il work-life balance e la qualità del lavoro. il Il 62% della Gen Z e il 67% dei Millennial stanno già considerando opportunità di lavoro meno vulnerabili all’automazione, mentre il 55% dei Millennial e il 61% dei Gen Z pensa che l’AI potrebbe comportare una riduzione dei posti di lavoro.
«Come ogni anno la Gen Z e Millennial Survey di Deloitte ci permette di sintonizzarci con il sentiment dei più giovani. Quest’anno, dunque, si confermano alcuni dei fenomeni già visti negli anni scorsi, come l’attenzione all’inflazione e l’impegno per la sostenibilità. Emergono anche due nuovi elementi molto significativi: la preoccupazione per la complessa situazione geopolitica e l’uso ormai quotidiano dell’Intelligenza Artificiale Generativa», afferma Fabio Pompei, Ceo di Deloitte Italia.