Oltre 100 miliardi di euro per sostenere la produzione “pulita” made in EU. E un mercato della rigenerazione che cresce fino a 100 miliardi di euro, entro il 2030. Con la creazione di 500mila nuovi posti di lavoro. Sono alcune delle cifre chiave riportate nel Clean Industrial Deal, il documento presentato il 26 febbraio 2025 dalla Commissione europea.
Lo aveva promesso, la Presidente Ursula von der Leyen. La Commissione si sarebbe impegnata a realizzare l’Atto entro i suoi primi 100 giorni di attività. E così è stato, con il contributo dei leader del settore, delle parti sociali e della società civile. Mantenendo le promesse fatte durante la Dichiarazione di Anversa, nel febbraio 2024, per la realizzazione di un accordo industriale europeo sulla transizione pulita.
Una pietra miliare nella storia energetica industriale
Partendo dalla rimodulazione dei prezzi energetici per arrivare alla creazione di occupazione, il nuovo atto può essere considerato una pietra miliare nella storia energetica industriale dell’Unione.
Con le sue 24 pagine, il documento offre una visione strategica per uscire dalla stagnazione economica, recuperando una posizione di leadership sullo scenario internazionale, senza sacrificare le ambizioni climatiche.
Il Clean Industrial Deal e le esigenze del mercato europeo
Gli elevati costi energetici e la forte concorrenza globale richiedono un intervento urgente, per la tutela delle industrie europee. È da questa esigenza che nasce il Clean Industrial Deal, delineando una serie di azioni in grado di trasformare la decarbonizzazione in motore della crescita. Con specifiche misure per potenziare ogni fase della produzione.
Confermando il suo interesse verso gli obiettivi climatici, Bruxelles offrirà incentivi alle imprese, affinché adottino processi industriali per la decarbonizzazione. Il nuovo Accordo, infatti, potenzierà ogni fase della produzione, focalizzandosi sul settore delle tecnologie pulite e sulle industrie ad alta intensità energetica.
Sono proprio queste ultime ad avere necessariamente bisogno, e con urgenza, di un sostegno per decarbonizzare. Per il bene comune, dovranno adottare una produzione “pulita”. Che prevede, però, elevati costi di realizzazione, dovendosi altresì imbattere in una concorrenza troppo spesso sleale e irrispettosa delle normative.
In questo contesto, un ruolo chiave lo avranno le tecnologie pulite. Saranno necessarie per realizzate la transizione ambientale e industriale, in un percorso di circolarità e decarbonizzazione. E contribuiranno a ridurre gli sprechi e ad estendere la durata dei materiali. Con la promozione del riciclaggio, del riutilizzo e della produzione sostenibile.
I fattori trainanti del Clean Industrial Deal (e gli altri interventi)
Per assicurare crescita e prosperità alle imprese regionali, sono necessarie soluzioni che tengano in considerazione l’intera value chain. Il nuovo Atto europeo, quindi, individua sei fattori trainanti per le imprese:
- energia accessibile
- mercati guida
- finanziamenti
- circolarità e accesso ai materiali,
- mercati globali e partenariati internazionali
- competenze.
Prevede poi ulteriori interventi, in grado di rendere l’economia ancora più competitiva. Tra questi, il potenziamento della digitalizzazione e una maggiore adozione dell’innovazione. Ma anche la promozione di lavori qualitativamente migliori e un più incisivo coordinamento delle politiche a livello europeo e nazionale. Senza dimenticare la semplificazione normativa e lo sfruttamento delle potenzialità del mercato unico, attraverso l’integrazione graduale dei Paesi candidati.
I prezzi dell’energia secondo il Clean Industrial Deal
I prezzi medi, in Europa, risultano più elevati di quelli dei Paesi terzi. Diventa quindi vitale garantire alle imprese una spesa più contenuta, affinché non venga intaccata la competitività dell’industria. La recente crisi energetica, assieme all’incertezza geopolitica, hanno provocato un aumento della spesa, con la traslazione dei costi sul consumatore finale.
Se consideriamo, poi, le inefficienze strutturali del sistema elettrico e l’insufficienza delle interconnessioni e delle infrastrutture di rete, il quadro appare compromesso. Cosa deve fare quindi l’UE? Intervenire con la digitalizzazione, attraverso reti smart, guidate dall’intelligenza artificiale. E con il monitoraggio dell’IoT, fondamentale per poter garantire l’integrazione dei sistemi energetici.
Per realizzare un mercato dell’energia pienamente integrato, riducendo i costi energetici, l’UE dovrà quindi favorire un processo di accelerazione dell’elettrificazione, in ogni singolo Stato. Con le giuste interconnessioni fisiche sarà possibile un utilizzo più efficiente. E potrebbe configurarsi una nuova “unione energetica”, con un diretto beneficio per tutti.
Il ruolo del mercato guida e le partnership
Per stimolare l’offerta e la domanda di “prodotti puliti”, si rendono necessarie misure concrete. E le imprese tendono ad investire nella transizione energetica solo quando sanno di poter contare su un mercato solido per i loro prodotti. È per questo che il Clean Industrial Deal deve creare le condizioni adatte per far emergere la domanda.
Il mercato europeo, definito “mercato guida”, dovrà favorire una economia di scala, abbassando i costi e rendendo accessibili ad imprese e consumatori le “alternative sostenibili”. Se cresce la domanda, l’industria adotterà processi produttivi più puliti e circolari, amplificando i benefici ambientali ed economici.
In realtà, il raggiungimento degli obiettivi del nuovo Deal dipenderà anche dalla capacità, dell’UE, di riuscire ad agire a livello internazionale. Puntando su partenariati globali. Molte delle materie prime critiche, essenziali per la transizione verde e per la resilienza e la sicurezza, possono essere reperite al di fuori della regione. Con accordi ex ante, il commercio (gli acquisti, rectius) ne trarrà beneficio.
Il Clean Industrial Deal tra occupazione, finanziamenti e materie critiche
Una maggiore produzione sostenibile porterà alla creazione di nuovi impieghi nel mercato del lavoro. Con una occupazione di qualità, che farà leva sulle competenze. E promuoverà la coesione sociale e l’equità in tutte le regioni. Si punta sull’attrazione dei migliori talenti, provando a mantenere i lavoratori e le comunità locali al centro della trasformazione industriale.
Saranno necessari investimenti in energia, innovazione industriale, scale-up e trasporti. Si prevede una mobilitazione di 480 miliardi di euro, attraverso il ricorso al capitale privato e con le risorse del Fondo per la Competitività. In questo modo, sarà possibile offrire un sostegno all’industria innovativa. E facilitare gli investimenti sostenibili, con la creazione di uno sportello unico semplificato, per l’accesso ai finanziamenti europei.
La Commissione ha poi stabilito di dare priorità all’attuazione del Critical Raw Materials Act, riconoscendo un primo elenco di programmi strategici. Sarà così possibile garantire la diversificazione degli approvvigionamenti lungo l’intera catena del valore. Verrà inoltre creata una piattaforma con un apposito meccanismo di incontro tra domanda e offerta di materie prime strategiche.
Economia circolare? Le soluzione del Clean Industrial Deal
Ma quale potrebbe essere una valida soluzione per ridurre la pericolosa ed esosa dipendenza da fornitori terzi? Serve un approccio più strategico, con il ricorso alla circolarità. Questa va posta al centro della strategia di decarbonizzazione, per migliorare l’accessibilità e l’economicità dei materiali essenziali. Con il riutilizzo, la rigenerazione, il riciclaggio e un più lungo mantenimento all’interno del processo economico.
Si stima che l’attuale valore del mercato europeo della rigenerazione, pari a 31 miliardi di euro, potrebbe raggiungere i 100 miliardi entro il 2030. Ma bisogna correggere alcune distorsioni, attualmente in fieri. Come l’assenza di mercato unico per i rifiuti, per le materie prime secondarie e per i materiali riutilizzabili. Lavorando anche sulla “mancanza di scala”. Promuovendo, cioè, l’economia circolare e l’uso di materie prime secondarie.
Clean Industrial Deal: i prossimi step
Garantendo quindi un riutilizzo efficiente dei prodotti contenenti materiali preziosi e scarsi, l’UE dovrà programmare l’adozione di una Legge sull’economia circolare, per accelerare la transizione. Ma dovrà anche revisionare le attuali norme sui rifiuti elettronici, per assicurare il recupero delle materie prime critiche. E agire per normare al meglio la responsabilità estesa del produttore.
Intanto, già da subito Bruxelles ha iniziato a lavorare operativamente sull’Accordo. Sviluppando percorsi di transizione settoriali, per poter investire in maniera più consapevole e mobilitare i giusti capitali. Nei prossimi mesi saranno pronti i diversi piani d’azione, seguiti da ulteriori iniziative. Il 2025, quindi, potrebbe essere l’anno della svolta, per l’industria europea? Vedremo.