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Cybersicurezza: l’Italia un riferimento in Europa

Dall’Osservatorio I-Com sulla Cybersicurezza di Asstel risulta che l'impegno dell'Italia sul fronte normativo in tema di cybersicurezza è riconosciuto a livello eruropeo, ma servono più risorse: bisogna puntare sugli ITS per formare tecnici in cybersecurity.

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Nicoletta Buora

“Sulla sicurezza informatica l’Italia resti riferimento in Europa”. È quando ha affermato Laura Di Raimondo, Direttore Generale di Asstel al Convegno annuale dell’Osservatorio I-Com sulla Cybersicurezza.

Asstel è l’associazione di categoria, che all’interno di Confindustria rappresenta la filiera delle telecomunicazioni.

Laura Di Raimondo

"Le imprese di Asstel mostrano da sempre particolare attenzione al tema della sicurezza informatica: garantire l’integrità della rete e la continuità dei servizi sono l’impegno cardine attorno al quale si concentra l’attività”, ha esordito in apertura Di Raimondo.

“In Italia, anche dal punto di vista normativo, siamo riusciti a creare e a mantenere un alto livello di attenzione sul tema e questo ci rende tra i Paesi più all’avanguardia in Europa”.

L’Italia tra i Paesi più colpiti da cyberattacchi

Il numero di attacchi cyber gravi è in crescita: Clusit ne ha rilevati 1.141 solo nel primo semestre del 2021, a livello globale.

A essere colpiti sono soprattutto Americhe (48%) e Europa (26%), con l’Italia tra i Paesi più bersagliati, presentando una quota del 3,26% dei dispositivi mobili e del 10,74% dei pc fissi infettati da malware. Più di Germania e Francia.

Il ruolo dell’Italia sul fronte normativo

È fondamentale per il nostro Paese continuare ad essere credibile a livello europeo affinché le regole e i requisiti nazionali all’interno dei quali gli Operatori intervengono siano fatti propri dagli organi comunitari in un’ottica di armonizzazione

Un punto di partenza potrebbe essere quanto già realizzato dall’industry, che su alcune materie specifiche sta realizzando suoi schemi di certificazione, come ad esempio sul 5G”, ha suggerito Di Raimondi, sottolineando l’urgenza di instaurare un dialogo costante tra istituzioni e industry.

Puntare sugli ITS per formare tecnici in cybersicurezza

Il problema della mancanza di competenze è noto. Secondo il monitoraggio I-Com, ci sono 51 corsi di laurea sul tema della cybersicurezza, un dato che può e deve essere implementato. Ma l’ampliamento dell’offerta formativa deve coinvolgere primariamente gli Istituti Tecnici Superiori.

“Si tratta dell’anello di congiunzione tra il mondo della scuola e del lavoro”, ha precisato Di Raimondo. “La riforma degli ITS è una prima grande risposta del Paese all'evoluzione del sistema formativo determinata dal Pnrr e per sviluppare le competenze necessarie delle studentesse e degli studenti.

Il settore Tlc ritiene, dunque, questo passaggio fondamentale per costruire quelle figure professionali, oggi mancanti nell’area della cybersicurezza, in grado di spingere la digitalizzazione dell'Italia.

Cybersicurezza: l’Italia un riferimento in Europa - Ultima modifica: 2023-03-01T11:16:36+01:00 da Nicoletta Buora