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Macchine utensili: mercato stabile, cresce la domanda interna

Secondo i dati di Ucimu-Sistemi per produrre, nel terzo trimestre 2025 il mercato delle macchine utensili mostra stabilità: ordini complessivi in lieve aumento (+1,1%), con il traino della domanda interna (+12,4%) e il calo delle commesse estere (-7,7%).

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Massimiliano Luce

Il mercato delle macchine utensili italiane si mantiene sostanzialmente stabile nel terzo trimestre del 2025. Secondo l’indagine condotta dal Centro Studi & Cultura di Impresa di Ucimu-Sistemi per produrre, l’indice complessivo degli ordini segna un lieve incremento dell’1,1% rispetto allo stesso periodo del 2024, attestandosi a quota 53,3 (base 100 nel 2021). Una crescita contenuta, ma che nasconde dinamiche molto diverse tra mercato interno e mercato estero.

La domanda nazionale, infatti, continua a mostrare segnali di vitalità, con un aumento del +12,4% rispetto al terzo trimestre del 2024 e un valore assoluto dell’indice pari a 15,4.

Al contrario, le commesse provenienti dall’estero calano del -7,7%, fermandosi a 87,1 punti. Un segnale che riflette l’incertezza internazionale e il rallentamento di alcuni comparti chiave dell’industria manifatturiera europea.

Il rallentamento estero pesa sul comparto delle macchine utensili

Il presidente di Ucimu-Sistemi per produrre, Riccardo Rosa, ha sottolineato come la stabilità complessiva del trimestre non debba trarre in inganno: «Anche se questa ultima rilevazione dell’indice Ucimu conferma l’andamento positivo della domanda interna, il valore assoluto dell’indice mostra che la stessa è ancora molto debole. Infatti, il calo dell’attività oltreconfine è a malapena bilanciato dalla ripresa del mercato domestico».

Secondo Rosa, le difficoltà derivano soprattutto dal contesto europeo e dal ridimensionamento del comparto automotive, storicamente uno dei principali mercati di destinazione delle macchine utensili italiane. «Il contesto nel quale ci troviamo ad operare – ha spiegato – è davvero complicato. L’Europa soffre profondamente la crisi tedesca e l’instabilità geopolitica determinata dal conflitto tra Russia e Ucraina. In particolare, la transizione elettrica del motore ha innescato un pesante ridimensionamento dell’attività manifatturiera: i carmakers europei non investono perché non è chiaro cosa accadrà in futuro e le aziende della filiera annunciano con cadenza quasi quotidiana la chiusura di impianti e tagli del personale».

Un quadro che mette a rischio la tenuta industriale del Vecchio Continente. «Noi costruttori italiani – ha aggiunto Rosa – vediamo che il ridimensionamento dell’attività del nostro principale settore di sbocco, vale a dire l’automotive, non può essere coperto dagli investimenti dei cosiddetti settori alternativi. In ragione di ciò, riteniamo fondamentale, per allontanare lo spettro della desertificazione industriale del Vecchio Continente, un allungamento dei tempi della transizione verso la mobilità green e un ragionamento ponderato, a livello di istituzioni comunitarie, su forme alternative di propulsione».

Incertezza negli Stati Uniti e attesa per le nuove misure

Oltre al rallentamento europeo, preoccupano anche le tensioni commerciali oltreoceano. «Gli Stati Uniti, fino ad ora, hanno tenuto – ha dichiarato Rosa –. Rileviamo però alcuni casi di aziende italiane in difficoltà con le consegne di macchinari destinate agli Usa, a causa dei dazi. C’è grande preoccupazione anche su questo fronte perché l’atteggiamento dell’amministrazione americana ha gettato una pesante incertezza sul mercato internazionale causando, di fatto, il rallentamento dell’attività di esportazione, come il nostro indice degli ordini ben fotografa».

In questo scenario, le imprese italiane guardano con attenzione alle prossime mosse del governo in materia di politica industriale. «Sappiamo che il Ministero delle Imprese e del Made in Italy e il Ministero dell’Economia e delle Finanze sono impegnati nella definizione di un nuovo programma di politica industriale che dovrebbe accompagnare le aziende nel prossimo biennio», ha spiegato il presidente di Ucimu-Sistemi per produrre.

«L’esperienza non positiva del 5.0, che solo nella sua fase finale ha portato risultati interessanti, deve essere da monito affinché le imprese possano disporre di uno strumento realmente utile e efficace per sostenere l’aggiornamento degli impianti produttivi italiani».

Dalle analisi alle proposte

Rosa ha poi espresso apprezzamento per la possibilità di una misura unica, preferibilmente sotto forma di credito d’imposta, chiedendo però che «possa essere inserito un quid di premialità legato alla produzione Made in EU».

Infine, ha sottolineato l’importanza di una dotazione economica adeguata e di un’attuazione tempestiva: «Per la durata chiediamo che il provvedimento sia operativo da inizio anno, evitando l’effetto di attesa esasperata che abbiamo vissuto con il 5.0. Sulla dotazione, il pressing dell’offerta asiatica e l’instabilità generale impongono un intervento serio in termini di risorse economiche complessive a sostegno della competitività del nostro manifatturiero».

Macchine utensili: mercato stabile, cresce la domanda interna - Ultima modifica: 2025-11-11T09:40:18+01:00 da Massimiliano Luce