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AI generativa in ufficio, quanto pesano rischi e opportunità?

Prepararsi a un utilizzo responsabile dell’AI generativa in ufficio, che sia conforme alle disposizioni dell’AI Act? Accelera il fenomeno dell’impiego dell’intelligenza artificiale conversazionale nelle attività quotidiane e nascono le prime iniziative formative scalabili.

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Gaia Fiertler

Più di una grande impresa su due in Italia ha acquistato licenze per strumenti di AI generativa e l’81% ha attivato almeno un progetto pilota. Scende al 28% delle pmi, ma si dice interessato il 58% (Osservatorio Artificial Intelligence Politecnico di Milano).

Il mercato dell’intelligenza artificiale in Italia ha superato i 900 milioni di euro nel 2024, con un aumento del 38,7% rispetto al 2023 (fonte “Il Digitale in Italia 2025” Anitec-Assinform e NetConsulting Cube). Un ritmo di crescita di gran lunga superiore a quello del PIL nazionale.

L’accelerazione è ovviamente globale. Solo nel primo trimestre 2025, l’introduzione dell’AI nelle grandi aziende americane è cresciuta del 36%. Se a fine 2024 era impiegata in 2 realtà su 10, ad aprile 2025 si è arrivati a quasi 6 su 10 (58%).

In particolare, l’utilizzo settimanale di “assistenti intelligenti” (agenti AI) ha raggiunto il 61%, rispetto al 48% del trimestre precedente. L’integrazione della GenAI nei flussi di lavoro è aumentata dal 24% al 35% (dati “AI Quarterly Pulse Survey”di Kpmg). Eppure, meno di uno su due (47%) sono i lavoratori che ricevono formazione specifica dalla propria azienda.

Nel sondaggio condotto da Babbel for Business, piattaforma per la formazione linguistica aziendale, con l’istituto di ricerca Censuswide, su mille lavoratori italiani a fine giugno 2025, la percentuale di chi è stato formato salirebbe al 54%.

Prime iniziative, su scala, per un uso conforme all’AI Act

Come colmare le lacune presenti negli altri professionisti, compresi quelli che ne fanno ricorso informalmente, senza precise linee guida aziendali? Come adeguarsi alle disposizioni dell’art. 4 del regolamento europeo AI Act? Esso stabilisce che chi opera o supervisiona sistemi di AI riceva una formazione coerente con le proprie competenze, contesto d’uso e rischi associati. La finalità è duplice: promuovere un’adozione responsabile e prevenire impieghi scorretti o dannosi dell’AI.

A questo scopo, nasce “HR Executive Club”. Si tratta di una rete nazionale di oltre 200 direttori HR promossa da Zeta Service, realtà italiana di consulenza, servizi HR e payroll. L’obiettivo è sfruttare il networking come acceleratore di conoscenze, con tavoli di lavoro per confrontarsi, condividere best practice, dubbi e difficoltà. Ma anche monitorare la trasformazione in atto e trovare soluzioni per governare il fenomeno in accordo con la normativa. Infine, accompagnare i propri collaboratori a un uso efficace e corretto dell’AI in ufficio.

Entrano invece già più nello specifico, con formazione dedicata, le AIsuru AI Academy. Da inizio gennaio hanno già formato una cinquantina di aziende con 200 progetti pratici in ambito HR (onboarding e formazione interna), customer care e gestione documentale (knowledge management).

AIsuru Academy ai generativa

Questi percorsi sono un progetto di Memori, che ha sviluppato la piattaforma Aisuru per la creazione di Agenti AI da parte degli stessi utilizzatori. La didattica prevede un corso base di 5 giorni a tempo pieno, in presenza. Include una parte teorica e una parte esperienziale e lo sviluppo di agenti virtuali per professionisti e manager e un corso avanzato per sviluppatori.

Le lezioni approfondiscono il funzionamento dei Large Language Model (LLM), le loro potenzialità applicative e i limiti operativi. Forniscono strumenti concreti per interrogarli in modo efficace attraverso le tecniche più avanzate di Prompt Engineering. I corsisti imparano a creare, addestrare e personalizzare agenti AI, oltre a riconoscere e correggere le cosiddette “allucinazioni” dell’AI, risposte errate ma credibili. Sono aperte le iscrizioni per settembre.

«Oggi molte aziende si avvicinano all’intelligenza artificiale generativa con grandi aspettative, ma senza una reale comprensione degli strumenti e dei metodi per sfruttarne il potenziale. Il rischio è quello di investire risorse in soluzioni poco efficaci, per questo la formazione è fondamentale», commenta Nunzio Fiore, Ceo e Founder di Memori.

I progetti conversazionali hanno una scalabilità molto elevata e il personale formato diventa capace di implementare soluzioni AI nella propria realtà aziendale.

«Il nostro approccio è rigorosamente in linea con l’AI Act europeo. Accompagniamo ogni realtà nell’adozione dell’AI in modo consapevole, competente e conforme», aggiunge Tiziana Tavella, AI Creator & AI Academy Coordinator di Memori.

Gli usi più diffusi di AI generativa in ufficio

Oltre 6 dipendenti su 10 (62%) dichiarano di utilizzare l’AI mentre lavorano, con significative differenze tra generazioni (dati Bubbel for Business). Tra i baby boomer il 64% afferma di non farne mai uso. Invece, la GenZ la utilizza regolarmente (89%), arrivando a considerarla un partner di lavoro (22%) ().

Tra gli usi più comuni, al primo posto la creazione di contenuti (32%). Segue l’analisi dei dati e la reportistica (25%). Al terzo posto, ci sono le attività linguistiche e di comunicazione (24%). Il 26% dei professionisti che lavorano con le lingue straniere la utilizza tutti i giorni per tradurre (38%), correggere (37%) e riformulare testi (36%).

Tuttavia, oltre a riconoscere l’impatto positivo sulla produttività per l’87% (soprattutto le fasce senior) e il cambiamento nel modo di lavorare, proprio i più giovani (79% sul 57% di media) proverebbero un senso di colpa nel ricorso frequente al collega virtuale. Le cause? Per ora si fanno ipotesi su pressioni sociali, come il timore di perdere skill personali o di affidarsi troppo alla tecnologia. Ma anche su possibili impatti su privacy, originalità dei contenuti e trasparenza dei processi.

«Comprendere come i professionisti integrano l’intelligenza artificiale nelle attività quotidiane e in particolar modo per svolgere compiti linguistici ci aiuta a intercettare nuovi bisogni formativi, sempre più mirati e specifici. È importante analizzare i cambiamenti in corso per proporre soluzioni aggiornate, realmente vicine alle esigenze di aziende e dipendenti. Soluzioni che li aiutino a sfruttare al meglio gli strumenti e a sviluppare le competenze necessarie per lavorare con l’AI in modo consapevole, efficace e competitivo», afferma Maren Pauli, responsabile Didattica B2B di Babbel for Business.

AI generativa in ufficio, quanto pesano rischi e opportunità? - Ultima modifica: 2025-07-25T11:32:55+02:00 da Gaia Fiertler