Un’edizione molto intensa, questa XXIII del MECSPE. Lo dicono i numeri. E grandi novità anche per il tanto atteso appuntamento con la Start Up Factory, coordinata da Industrio Ventures, acceleratore e investitore in startup industriali. Innanzitutto, un upgrade. Nel 2024 si collocava nel Salone Fabbrica Digitale mentre, nell’edizione appena conclusasi, la Start Up Factory è arrivata all’Arena Centrale, con una indubbia crescita di visibilità.
Sarà merito dell’intenso lavoro quinquennale, che fa della Start Up Factory uno degli appuntamenti più attesi? Probabilmente. Cresce l’interesse verso la conoscenza e vanno premiate le capacità dell’ingegno. Per poter far arrivare a tutti le ultime novità in tema di innovazione, tecnologie emergenti e modelli di business all’avanguardia.
MECSPE, dunque, si conferma un veicolo di sapienza. E sarebbe riduttivo classificarlo come interlocutore di riferimento solo per le grandi aziende e le pmi più dinamiche. Offre una visione d’insieme, dando il giusto spazio anche ai progetti imprenditoriali emergenti ad alta intensità tecnologica. Vediamo quali e come.
Industria 4.0 e tecnologia, due target delle startup di MECSPE
Alla Start Up Factory della XXIII edizione di MECSPE hanno partecipato 24 startup d’eccellenza, provenienti da tutta Italia. E attive in molti dei settori trainanti del manifatturiero italiano. Da Nord a Sud, l’ingegno corre veloce, all’insegna di Industria 4.0 e 5.0, ma anche delle tecnologie emergenti. Come nel caso di Daedalus XR, con le sue soluzioni immersive di punta, in grado di facilitare la progettazione e la collaborazione tra colleghi.
Daedalus XR si trova a Cesenatico, comune di un territorio (quello di Forlì-Cesena) dove quasi il 25% del valore aggiunto viene generato dal manifatturiero. La startup supporta le aziende produttive nell’evoluzione verso Industria 4.0 e 5.0, sviluppando innovative soluzioni di Realtà Virtuale. Migliorando così i processi e, soprattutto, valorizzando le competenze – il vero asset di ogni azienda. Non poco.
Restando in Emilia-Romagna, e precisamente nel capoluogo – roccaforte del manifatturiero italiano – troviamo Astreo, realtà dell’IoT specializzata in soluzioni all’avanguardia per il monitoraggio e per l’ottimizzazione energetica industriale. La startup punta a digitalizzare (e a controllare da remoto) qualsiasi stabilimento industriale. I sensori estraggono i dati dai macchinari e l’energy dashboard li rende utilizzabili dal management, consentendo di supervisionare la linea produttiva in real time.
Astreo offre quindi una lezione significativa, partendo dal business model: il valore cruciale della digitalizzazione. Quando lo stabilimento produttivo risulta digitalizzato, con la disponibilità (e la fruibilità) dei dati, appare possibile intraprendere azioni in tempo reale, abbassando così l’impatto energetico e ambientale. In un’epoca segnata da elevati costi dell’energia – e da una forte attenzione all’aspetto ambientale – la startup riesce a rispondere a due pressanti sfide.
Start Up Factory: l’innovazione Made in Italy, da Nord a Sud
Spostiamoci poi nell’estremo Nord Est, a Trento, la cosiddetta Silicon Valley delle Alpi. Qui ha sede Certiblock. Una nuova, avanzata piattaforma digitale che consente la condivisione, l’archiviazione e la gestione di ogni tipo di file digitale, in cloud decentralizzato, in totale sicurezza, contando su una architettura basata su tecnologia blockchain.
La startup trentina supporta la collaborazione tra utenti, e offre strumenti per consulenze e audit, assicurando così la massima protezione e integrità dei dati. I file caricati su Certiblok vengono frammentati in ottanta parti, criptati con tecnologia AES 256 e distribuiti globalmente, in modo casuale. Su ottanta nodi di una rete decentralizzata composta da ben ventiseimila nodi.
Scendiamo poi al Sud, in Puglia, fermandoci precisamente a Bari, uno degli ecosistemi dell’innovazione più dinamici d’Italia. Da dove arriva Endymion Tech, una startup che potenzia le operations con tecnologie innovative come AI, IoT e immersive reality. Attraverso un approccio end-to-end.
Per la Campania, alla Start Up Factory era presente 3Drap. La startup avellinese offre a chiunque la possibilità di sviluppare la propria idea, riducendo i costi e i tempi nelle fasi di ingegnerizzazione e prototipazione del prodotto. Si definisce “azienda adhocratica”, ed effettivamente lo è: il processo produttivo di tipo Job-Shop ne è la conferma.
Le startup, tra sfide legali e progettualità
Al di là dell’interessante parterre di aziende, la Start Up Factory si è arricchita anche di stimolanti eventi, tra cui i diversi Talk di Industrio Ventures. Come quello del 6 marzo 2025: “Finanza e competenze al servizio delle startup”. È il titolo del primo, inaugurale, prezioso spunto di riflessione su diversi aspetti operativi, spesso sottovalutati durante la fase evolutiva delle startup. Partendo proprio dall’importanza delle risorse che, tuttavia, non sono l’unica via per il successo.
Per quanto, infatti, la finanza rappresenti una priorità per le startup, non il solo aspetto rilevante. Servono anche competenze al servizio delle imprenditorie, che favoriscano il processo di crescita, accompagnando la newco sin dall’inizio. Di tutto ciò se ne è parlato assieme a Francesca Pasqualin e Giuseppe Valerio di Adacta, uno dei content partner della Start Up Factory.
Esistono sfide legali ed operative da dover affrontare, e gli startupper devono esserne consci sin da subito. O forse ancor prima di concretizzare l’idea. Ce lo ha ricordato l’avvocato Valerio, Senior Associate della Service Line Legal. Le startup attraversano diverse fasi e, in base a ciascuna, vanno intraprese specifiche azioni. Con strategia, intelligenza e programmazione.
Le diverse fasi delle startup e le relative azioni
Nella fase pre-seed, ad esempio, bisognerà assicurarsi di possedere i requisiti per rientrare nella definizione legale di startup. Sarà necessario costruire un oggetto sociale, facendo chiarezza sui ruoli dei founders. Si potrebbe anche pensare alla sottoscrizione di un agreement che preveda diverse clausole statutarie. Nella fase “seed” ha invece inizio l’avventura vera e propria.
Serviranno le risorse, indubbiamente. Ma, prima ancora, documentazioni e term sheet, fondamentali per potersi interfacciare con i Terzi, gli investitori, per raggiungere un accordo sul progetto. Bisognerà quindi mettere, nero su bianco, tutti i diritti e i doveri delle Parti, arrivando preparati alla negoziazione della fase successiva. Quella di exit (quando il bruco diventa farfalla e si assiste alla trasformazione da startup in scale up, ndr).
Deleghe, patti, impegni ed eccezioni: deve essere tutto chiaro sin dall’inizio. Solo così la negoziazione potrà essere fluida, veloce ed efficace. Attenzione, poi, alla tutela dell’idea, che è lo scheletro su cui si regge l’intera struttura della startup. Si ricorra alle previsioni del diritto industriale (marchi e brevetti). E, utilizzando gli accordi di riservatezza, si protegga anche tutto ciò che l’ordinamento non permette di “difendere” in altro modo.
La governance nella strategia preventiva
Ma, quindi, il successo di una startup dipende solo dall’idea iniziale? Indubbiamente. Ma, parimenti, anche da una valida strategia, una efficace governance e una solida sostenibilità finanziaria del progetto. Durante la fase iniziale e costitutiva, infatti, le startup devono essere certe di possedere i requisiti di innovatività, caratteristica necessaria per poter richiedere (e ricevere) qualsiasi forma agevolativa. Poi, si passa ad altro.
È quanto sostiene Francesca Pasqualin, commercialista e partner di Adacta Tax & Legal (), parlando degli aspetti fondamentali per la crescita di una startup. “I founder eccellono sul piano tecnico, ma una startup è una società a tutti gli effetti”, ricorda la professionista. “E servono assetti organizzativi e strumenti contabili adeguati, come business plan e piano di tesoreria”.
Attenzione, poi, a definire con precisione ruoli, responsabilità e struttura decisionale. Perché, arrivare impreparati e approssimativi all’accordo di investimento, è molto pericoloso. Si rischia, infatti, di interrompere la trattativa sul nascere, con un inutile dispendio di tempi, risorse e soprattutto occasioni (lasciate da parte per perseguire poi il nulla). A chi conviene? Non certamente all’investitore. Men che meno allo startupper.
Competenze e incentivi, un mix strategico per le startup
L’importanza delle competenze, nel progetto di una startup, si riflette anche nella gestione dei finanziamenti. Esistono diverse misure incentivanti, in Italia così come in Europa. Ma spesso si perdono nella confusione, nelle tempistiche di apertura dei bandi e nell’ignoranza (secondo la migliore accezione del termine).
Attraverso una panoramica delle principali agevolazioni fiscali, la Pasqualin ha infatti evidenziato il ruolo chiave dei diversi strumenti a sostegno della crescita: deduzioni IRES (nel caso delle persone giuridiche) e detrazioni IRPEF (per le persone fisiche), in primis. Ma anche il credito d’imposta per gli investimenti in R&S e il credito IVA.
Le startup, poi, possono “approfittare” di facilitazioni nell’ambito del diritto del lavoro, senza dimenticare il sostegno per l’imposta di bollo e i diritti camerali. Hanno, tra l’altro, la possibilità di ripianare le perdite con tempistiche più lunghe rispetto a quelle delle normali compagini. Che si traduce in un indubbio vantaggio per la gestione finanziaria in fase di avvio. Ottimo, no?