Lo Smart Working, soprattutto nella forma ibrida con 2-3 volte alla settimana da remoto, funziona per chi l’ha adottato. E i vantaggi sono reciproci per impresa e collaboratori.
Le grandi e medie aziende contengono i costi fissi con spazi più flessibili e ridotti, dove fanno ruotare il personale e riducono i consumi energetici. I lavoratori sembrano essere più soddisfatti e produttivi: risparmiano tempo e denaro con meno spostamenti e conciliano meglio vita privata e lavoro.
I limiti maggiori, se lo Smart Working non è gestito bene a livello organizzativo e manageriale, sono la mancanza di socialità e un senso di isolamento, così divisi tra casa e ufficio.
Lavoro ibrido come leva strategica
Tuttavia, i vantaggi sembrano superare i rischi nella ricerca di International Workplace Group (IWG), multinazionale che gestisce spazi di lavoro flessibili con i brand Regus, Copernico, Spaces.
Per il 77% dei CFO e CEO intervistati negli USA e in UK a inizio maggio da Censuswide, il lavoro ibrido è una leva strategica. Riduce i costi (83%), libera risorse per nuovi investimenti e fa da cuscinetto contro le imprevedibili fluttuazioni del mercato. Rispondono così gli stessi manager preoccupati per l’impatto dell'instabilità macroeconomica sulle proprie attività (87%), che stanno implementando misure proattive.
Il 67% sta ridimensionando o pianificando di ridurre i costi operativi per l’aumento delle tariffe, per cui il lavoro ibrido è una delle possibili soluzioni.
Lavoratori più produttivi e soddisfatti secondo i manager
Per la sua flessibilità, il lavoro ibrido avrebbe portato a un aumento di produttività dei lavoratori, con un miglioramento tangibile per l’83% dei dirigenti. Al tempo stesso, per l’88% i collaboratori sarebbero anche più soddisfatti, rendendo il nuovo modello un fattore cruciale per attrarre e fidelizzare i talenti.
Infine, il 74% afferma di aver avuto nuove opportunità di espansione geografica, ampliando il potenziale di crescita delle loro aziende.
Oggi, la produttività (37%), il benessere dei dipendenti (23%) e il rafforzamento della fidelizzazione dei talenti a lungo termine (17%) sono considerati elementi essenziali per il successo. In questo contesto, il lavoro ibrido si rivela uno strumento fondamentale per raggiungere questi obiettivi.
E in Italia? A che punto siamo?
La flessibilità del modello di lavoro da remoto migliora la percezione del salario e il senso di equità nella distribuzione della ricchezza aziendale. Grazie al migliore equilibrio vita-lavoro, alla riduzione dei costi di spostamento e alla maggiore autonomia. Viene percepito così nel “Report Smart Working 2024” di Great Place to Work Italia su 21mila lavoratori di 33 organizzazioni di 10 merceologie.
In generale, emerge che le realtà più virtuose del Made in Italy abbiano adottato un modello di lavoro ibrido in oltre la metà dei casi (56%). Queste realtà superano del 37% la media nazionale (19%), dove a dominare è ancora il lavoro in presenza (74%).
Tra le generazioni al momento attive professionalmente, la Generazione X (tra 45 e 54 anni) e i Baby Boomer (over 55) sembrano preferire la collaborazione in presenza. Percepiscono isolamento e ridotta efficacia nel lavoro completamente da remoto (ma qui stiamo parlando di modalità ibrida).
Al contrario, i più giovani gestiscono meglio la collaborazione a distanza. Soffrono però la mancanza di socializzazione in ufficio, aspetto da considerare nei programmi di inserimento della Gen Z (under 25).
Cosa dice l'Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano
Secondo le analisi dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, gli italiani possono lavorare da remoto in media 9 giorni al mese nelle grandi imprese. Sette nella Pubblica Amministrazione e 6,6 nelle PMI (in tutto 3,55 milioni nel 2024, pressoché stabili rispetto al 2023).
Lo Smart Working è una pratica diffusa e apprezzata, a cui ben pochi rinuncerebbero. Il 73% si opporrebbe se l'azienda eliminasse questa forma di flessibilità. Il 27% penserebbe seriamente di cambiare lavoro e il 46% cercherebbe di far cambiare idea al datore di lavoro.
In generale, vedrebbero una parziale compensazione in una maggiore flessibilità oraria o in un aumento di stipendio di almeno il 20%. A conferma della percezione positiva del lavoro ibrido per flessibilità e risparmio nei trasporti.
Tra chi è tornato in totale presenza, infatti, solo il 19% lo ha fatto per scelta personale. Dichiara di non avere più la necessità di lavorare da remoto o di preferire socializzare con i colleghi. Il 23% ha una nuova mansione non svolgibile da remoto, mentre per la grande maggioranza (58%) è stata una decisione presa dall’azienda.
