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Smart contract e blockchain, come renderli compatibili con l’Europa

Ace Brain, centro di ricerca italiano multidisciplinare, sta lavorando per creare un ambiente regolatorio per lo sviluppo di piattaforme basate su blockchain, con una certezza normativa secondo le direttive europee.

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Gaia Fiertler

Giuristi, ingegneri ed economisti di Università di Roma Tre, Università Cattolica di Milano, Fondazione Ugo Bordoni e Istituto Universitario Europeo di Fiesole, riuniti nel gruppo di ricerca Ace Brain, stanno studiando come rendere compatibile la tecnologia blockchain e le sue applicazioni finanziarie con la legislazione europea (identità digitale, portafogli digitali, smart contract) e, più in generale, per un sviluppo sostenibile e inclusivo delle piattaforme basate su tecnologia blockchain.

Ace Brain fa parte di un network di ricerca, che ha vinto un bando internazionale promosso dalla Algorand Foundation, con la missione di abilitare un’economia globale inclusiva e decentralizzata basata sulla blockchain Algorand, tecnologia sviluppata dalla ricerca di Silvio Micali, pioniere della crittografia, vincitore del Premio Turing e docente al MIT di Boston. Ace Brain è infatti inserita nel programma quinquennale della Fondazione Algorand, insieme ad altre prestigiose università internazionali come Yale, Berkeley e l’Università di Città del Capo.

La direzione futura della blockchain

A livello globale, è in corso un processo di convergenza tra finanza tradizionale e finanza decentralizzata basata su tecnologie DLT (Distributed Ledger Technologies), per rendere i sistemi interoperabili e ugualmente affidabili e garantiti. Anche la Banca d’Italia è impegnata in diverse sperimentazioni: a metà dicembre, per esempio, dopo un anno di progetti pilota, è entrata nella fase conclusiva la sperimentazione di una piattaforma che consentirà di effettuare fideiussioni digitali a garanzia di prestiti.

Al progetto, promosso da CeTIF dell’Università Cattolica di Milano, SIA e Reply, hanno partecipato anche Banca d’Italia, Ivass e Guardia di finanza per digitalizzare attraverso la blockchain Algorand il processo di gestione delle fideiussioni. Attraverso questo sistema passerà anche la richiesta dei fondi del PNRR. Ora la Banca d’Italia è impegnata a valutare lo sviluppo degli smart contract, ossia le stipule di contratti digitali su blockchain, in modo da assicurare le medesime garanzie richieste ai contratti tradizionali.

«Il nostro compito è fornire al regolatore dei settori regolati, come banche e assicurazioni o il mercato dell’energia, una ricerca che individui criteri utili a predisporre linee guida sui requisiti da richiedere alle transazioni digitali certificate su tecnologia blockchain di terza generazione, per garantire equità sui mercati e prevenire problemi agli investitori. È uno sforzo di regolamentazione necessario per tutelare i soggetti delle transazioni, considerando il carattere decentrato dei sistemi basati su blockchain», spiega Maddalena Rabitti, professore di Diritto dell’Economia all’Università degli Studi Roma Tre.

Proprio a marzo scatterà il regime provvisorio delle regole comunitarie pensate per normare gli scambi su blockchain e l’impegno del Centro è indirizzato a rendere compatibili i sistemi decentralizzati con queste norme, fornendo orientamenti e indicazioni al regolatore. 

Blockchain: non solo fintech, ma anche per industria e logistica

Blockchain e smart contract
Fabio Bassan

Anche le nuove tecnologie digitali oggi possono giocare un ruolo significativo nell’evoluzione del registro blockchain verso una maggiore sicurezza dei dati inseriti all’origine e, non solo nelle transazioni finanziarie, ma anche nelle filiere che hanno bisogno di tracciabilità garantita, come la catena del freddo e, più in generale, la logistica.

«Gli smart contract di ultima generazione possono prevedere che le clausole vengano eseguite automaticamente all’accadere di certi eventi stabiliti, in una logica non solo di negoziazione e stipula del contratto, ma anche di sua esecuzione», spiega Fabio Bassan, professore di Diritto Internazionale e dell’Unione Europea all’Università Roma Tre.

Maddalena Rabitti

«Inoltre, i contratti possono diventare dinamici e cambiare le condizioni di attuazione in base ai comportamenti dei contraenti, per esempio in ambito assicurativo secondo lo stile di guida del conducente, a prescindere dai sinistri. Delle telecamere collegate a un software possono infatti fornire informazioni preziose sul profilo di rischio del conducente. Inoltre, la tecnologia IoT (Internet of Things) attraverso software e sensoristica può confermare la correttezza dei dati inseriti all’origine nel registro blockchain, in modo da rendere immodificabili dati veritieri alla fonte».

La blockchain è una di quelle tecnologie abilitanti l’Impresa 4.0 ed è talmente trasversale e interfacciabile con altre tecnologie, come IoT e software guidati da Intelligenza artificiale, che è applicabile a settori differenti ed è in forte evoluzione per superare i limiti iniziali.

«L’approccio multidisciplinare del nostro centro di ricerca ha proprio l’obiettivo di considerare i molteplici impatti di queste tecnologie e prevenire rischi. Anche se al momento ci stiamo occupando prevalentemente di applicazioni Fintech, è innegabile la ricaduta culturale e applicativa anche ai settori non regolamentati che possono beneficiarne, come l’industria e la logistica, sia a livello di contratti, sia a livello di tracciabilità di filiere», conclude Maddalena Rabitti.

Smart contract e blockchain, come renderli compatibili con l’Europa - Ultima modifica: 2023-01-25T16:01:29+01:00 da Gaia Fiertler