Mancano poco meno di 10 mesi alla fine del 2025, e quindi alla fine del Piano Transizione 5.0, e i numeri iniziano a pesare. Dei 6,3 miliardi stanziati ne sono stati impegnati circa l’8%, pari a 484,8 milioni. Di cui solo 13 milioni per progetti completati, secondo gli ultimi dati.
Questa condizione lascia presupporre che, per fine anno, non sarà fattibile utilizzare tutte le risorse. Procedendo infatti con il ritmo attuale, sarebbero necessarie ulteriori 180 settimane per spendere tutta la restante quota, andando ben oltre la scadenza del PNRR, fissata al 30 giugno 2026. Impossibile, quindi.
Si tratta, allora, di un pericoloso ritardo che potrebbe portare a un “definanziamento parziale del programma”. È quanto ha ricordato il Ministro per gli Affari Europei, le Politiche di Coesione e il PNRR, Tommaso Foti, il 7 marzo 2025, durante il suo intervento a Futura Expo, al Brixia Forum di Brescia.
Il PNRR, le imprese e Transizione 5.0
Ma partiamo dall’inizio. Ovvero dal 13 luglio del 2021, data di approvazione formale del PNRR, motore di rilancio economico e strumento di sostegno e innovazione per le imprese. Per il comparto industriale non c’è stata una risposta unanime alle agevolazioni previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Non tutte le misure hanno avuto lo stesso successo. E il caso emblematico è proprio quello di Industria 5.0 e del Piano Transizione 5.0.
Il successo del suo predecessore non si è ripetuto. E le grandi aspettative dell’intera platea imprenditoriale non sono state soddisfatte. Dopo le ottime performance di Transizione 4.0 – con i suoi 13,3 miliardi, più altri 5 del Piano Nazionale Complementare, esauritosi velocemente e senza inceppi – tutti si aspettavano grandi cose dal 5.0.
Se innovazione e digitalizzazione avevano dato buoni frutti, perché l’efficientamento energetico avrebbe dovuto essere da meno? Eppure, qualcosa è andato storto. O, forse, non è andato come doveva. Ed è un peccato che ora non si riescano a raggiungere i target green. In quello che appare, per l’Italia, quasi un fallimento.
Quale sarà il futuro del Piano Transizione 5.0? Cosa dice il Governo a tal proposito? Fino al 07 marzo 2025 non c’era alcuna risposta. Ma poi, durante il suo intervento a Brescia, il Ministro Foti ha prospettato un nuovo scenario per il Piano Transizione 5.0. Ipotizzando una possibile riallocazione delle risorse su altre misure simili, sempre destinate alle imprese. Ma con criteri diversi.
Dai rigidi vincoli alla Legge di Bilancio: l’iter del Piano Transizione 5.0
Il Ministro ha parlato di “rigidi vincoli che solo di recente sono stati in buona parte rimossi dopo una lunga trattativa a livello europeo”. Facendo quindi riferimento alle previsioni della Legge di Bilancio. E ammettendo, pertanto, che il mancato iniziale decollo del Piano potesse essere attribuibile a rigorose restrizioni e complessi procedimenti operativi.
Una serie di condizioni, quindi, che hanno limitato la flessibilità nell’uso dei fondi e nell’attuazione delle misure previste. Eppure, la Legge di Bilancio ha rimosso molti di questi vincoli. Per dirimere le iniziali difficoltà sono state previste semplificazioni e diversi interventi, accolti con interesse dalla platea imprenditoriale.
La semplificazione procedurale, l’unificazione delle fasce d’investimento con l’adozione delle aliquote più elevate, la cumulabilità e tanto altro hanno permesso una maggiore libertà di allocazione delle risorse e una possibile riprogrammazione del Piano. Eppure, forse, non è bastato. Lo dicono i numeri degli ultimi due mesi.
Transizione 5.0: una possibile ridistribuzione delle risorse
Facendosi portavoce del Governo, Foti ha affermato che circa la metà dei fondi prenotabili con Transizione 5.0 – ovvero circa tre miliardi di euro – saranno probabilmente destinati ad altro. Nel nuovo possibile scenario, il Ministro ha infatti parlato di una modifica alle risorse del Piano Transizione 5.0, senza però specificarne con precisione i dettagli.
Non è ancora ben chiaro in cosa potrebbe consistere la riprogrammazione dei fondi, e dove questi potrebbero essere collocati. La materia è ancora tutta in fieri. Si sta valutando una redistribuzione degli stanziamenti del PNRR, ma senza stravolgimenti radicali.
Al momento sono in corso incontri tra i rappresentanti dei Ministeri competenti. Quello che appare abbastanza certo è che c’è una volontà univoca: il 90% delle somme dovrebbe essere tenuto all’interno dello stesso capitolo (le stesse aree di spesa). E il restante 10? Inoltre, non è nemmeno chiaro se le risorse da assegnare seguiranno lo schema attuale o subiranno un “rimescolamento”.
Una certezza e tanti dubbi: che ne sarà del Piano Transizione 5.0?
In questo fluire degli eventi, una sola certezza rimane immutabile. I fondi per il Piano Transizione 5.0, purtroppo, non potranno essere destinati al Piano Transizione 4.0, focalizzato principalmente sulla digitalizzazione. Le risorse, infatti, fanno capo alla Missione 7 del PNRR, e più precisamente al Piano RePower EU.
Devono quindi essere utilizzate per obiettivi green, per la riduzione dei consumi energetici, secondo i vincoli europei. Saranno dunque rifinanziati progetti Industry Net Zero, tra cui anche i mini-contratti di sviluppo. Che, a onor del vero, non brillano per semplicità procedurale. Intanto il tempo scorre inesorabile e quello che resta a disposizione delle imprese non è sufficiente.
La scadenza per l’installazione degli impianti è fissata al 31 dicembre 2025 e su una possibile proroga ci sono voci discordanti. Dopo una iniziale apertura, da parte della Commissione europea, Bruxelles ha fatto marcia indietro. Lo stesso emendamento Gelmetti – che, tra le varie cose, chiedeva una proroga della scadenza dal 31 dicembre 2025 al 30 aprile 2026 – era stato riformulato. E sostituito dall’emendamento governativo.
Dunque, sull’allungamento dei tempi non ci sono certezze. Sebbene non sia ancora detta l’ultima parola. Secondo rumors, potrebbero esserci sorprese. E se le parole del Ministro Foti, tuttavia, lasciano ben poco sperare, vogliamo ancora credere nel deus ex machina. È questione di giorni, di settimane o di ore? Quale sarà il futuro del Piano Transizione 5.0?