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FlexChain, le fotocellule per creare barriere personalizzate 

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Nicoletta Buora

In piena ottica 4.0 SICK ha ideato FlexChain, una soluzione altamente flessibile che offre l’opportunità di creare barriere personalizzate per rispondere a qualsiasi esigenza di rilevamento, misurazione, controllo e conteggio, collegando tra loro fino a 60 fotocellule.
Con FlexChain SICK offre la possibilità di collegare a cascata fino a 60 fotocellule, anche di tipologia diversa

Le appplicazioni

Operazioni di stoccaggio e trasporto, controllo di accesso e delle sporgenze, rilevamento bordi, classificazione e misurazione di oggetti: per tutte queste attività vengono impiegate le barriere fotoelettriche o, in alternativa, un numero elevato di singole fotocellule.
Soluzioni efficaci, ma con alcuni limiti legati alle ottiche fisse, nel caso delle barriere standard,o alla tecnologia del singolo sensore, che richiede molti cablaggi ed elaborazioni software da parte del PLC.
Per potenziare le funzionalità di questi prodotti e fare in modo, ad esempio, che si occupi meno spazio, si diminuiscano i cablaggi esi creino logiche complesse, bisognerebbe adottare delle barriere con rilevamento a tasteggio o catarifrangente. Cosa che però è stata, finora,impossibile.

Una nuova forma di connettività

FlexChain è l’innovativo concetto di connettività per fotocellule ideato da SICK. Per la prima volta, grazie auno speciale protocollo sviluppato dall’azienda, è possibile collegare a cascata fino a 60 sensori di diversa tipologia(a catarifrangente, tasteggio e proiettore/ricevitore).
Attraverso un gateway i dati registrati vengono rielaborati e trasformati in IO-Link, CANopen o RS-485 per inviare al PLC solamente l’informazione di passaggio corretto o non corretto. In questo modo,vengono collegati fino a 60 sensori con un solo cavo verso il PLC, che viene sgravato dall’attività di gestione di tutti i singoli ingressi e dalle varie logiche in posizioni diverse della macchina, alleggerendo e velocizzando il processo.
Tutto quanto descritto avvienecon un unico cavo I/O che collega tra loro i sensori fino a una lunghezza massima di40 m. Un enorme vantaggio in termini di installazione e cablaggio, non solo per quanto riguarda la velocità e la semplicità di messa in servizio, ma anche a livello di costi generali.

Il giusto mix

Grazie alla nuova modalità di lavoro introdotta da FlexChainsi possono ora creare barriere fotoelettriche interamente personalizzate utilizzando fotocellule con catarifrangente, a tasteggio o a proiettore/ricevitore, persino combinando diverse tipologie tra loro. Così è possibile compiere molteplici controlli, misurazioni, rilevamenti degli oggetti più diversi, nelle posizioni più disparate, senza alcunalimitazione.
Il campo di lavoro delle fotocellule varia da 0 a 15 m in base al modello scelto. Per quanto riguarda, invece, la stabilità e l’attendibilità del segnale, FlexChain è in grado di interrogare una sola ottica alla volta. Grazie al trigger ciclico e sequenziale che scongiura il rischio di mutua interferenza ottica, è possibile collocare i sensori nella direzione e alle distanze desiderate e persino attaccarli l’uno all’altro.In questo modole fotocellule funzionano come fossero una barriera.

Un solo teach per 60 sensori

L’hostFlexChain raccoglie i dati di tutti i sensori collegati in rete, gestisce le eventuali logiche facilmente configurabili e li trasmette al PLC. Di fatto è la “cabina di controllo” delle fotocellule collegate a cascata;ciò significa che per far funzionare l’intera catena è sufficiente utilizzare i due tasti di comando e il display dell’host. In automatico, tutti i sensori collegati vengono identificati ed istruiti.
La configurazione del teach è semplice e intuitiva e lo stato di funzione di ogni singola fotocellula lungo i 40m massimi di catena è disponibile in tempo reale per intervenire in modo tempestivo in caso di complicazioni.L’host offre, inoltre, molteplici possibilità di configurazione e gestione diversificata dei diversi sensori, per un controllo totale della cascata con un solo cavo!

Diagnostica in real time

Così come tutti i sensori SICK, anche quelli della FlexChain sono dotati di un’elevataconfigurabilità interna che offre numerose funzioni interessanti. Una tra tutte la diagnostica integrata, che permette di tenere sotto controllo la parametrizzazione, il grado di contaminazione e lo stato di comunicazione per ogni singolo sensore connesso. Grazie a questa modalità di manutenzione preventiva ogni eventuale problema viene individuato in tempi ristretti e notificato in tempo reale con estrema precisione, così da evitare dannosi downtime.
E' poi possibile creare aree di rilevamento e di controllo ponendole in connessione logica le une con le altre. Un esempio è la possibilità di verificare il riempimento, la posizione, l’orientamento e la misura di un box, il tutto con una sola uscita strutturata a PLC.

Configurazione di sistema e ordini in pochi clic

Per rendere tutto ancora più smart, SICK ha progettato un comodo tool online per poter configurare la propria FlexChain. In 3 semplici step è possibile comporre la propria barriera e inviare l’ordine.
Lo strumento è disponibile alla pagina www.sick.com/flexchain ed è caratterizzato da un’interfaccia intuitiva. Nella prima schermata viene chiesto di scegliere l’host (Standard I/O, Advanced I/O, RS-485 o CANopen), nella seconda si impostano una o più tipologie di sensori fotoelettrici che si intendono utilizzare (a riflettore, a sbarramento o energetico), la lunghezza del cavo e il numero di sensori necessari.
Un contatore automatico informa l’utente sui metri di cavo ancora disponibili, sul numero di sensori che è possibile collegare secondo il settaggio scelto e il tempo di risposta. Una volta verificati tutti i parametri, il tool suggerisce gli accessori adatti e riepiloga tutti i parametri scelti. A questo punto è possibile inserire i componenti nel carrello, attraverso l’area MySICK, e procedereall’ordine.

FlexChain, le fotocellule per creare barriere personalizzate  - Ultima modifica: 2019-03-18T08:12:56+01:00 da Nicoletta Buora